Dal 28 marzo all’8 giugno 2025 il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ospita BODY OF EVIDENCE, una personale dedicata all’artista iraniana Shirin Neshat. Curata da Diego Sileo e Beatrice Benedetti e promossa dal Comune di Milano – Cultura, la mostra rappresenta uno degli appuntamenti di rilievo della Milano Art Week, in programma dal 1 al 6 aprile.
La mostra rappresenta un’opportunità irripetibile per approfondire la conoscenza di un’artista che ha saputo unire estetica e contenuto in opere di straordinaria intensità. Attraverso il suo lavoro, Shirin Neshat continua a esplorare le contraddizioni della realtà contemporanea, offrendo al pubblico nuovi spunti di riflessione sulla condizione umana.

Shirin Neshat: un viaggio artistico di oltre trent’anni
La mostra ripercorre più di tre decenni della carriera di Shirin Neshat, offrendo al pubblico un percorso articolato tra quasi duecento opere fotografiche e una decina di video-installazioni. Le opere esposte fanno parte delle più importanti collezioni museali internazionali, come il Whitney Museum, il MoMA e il Guggenheim di New York, oltre alla Tate Modern di Londra. La rassegna offre così un’occasione unica per esplorare l’evoluzione stilistica e concettuale dell’artista, dai primi lavori fino alle opere più recenti.
Attraverso l’utilizzo di linguaggi visivi differenti e un approccio multidisciplinare, Neshat ha esplorato temi complessi e attuali offrendo uno sguardo critico, ma profondamente poetico, su problematiche globali. La combinazione tra immagini fotografiche e video-installazioni contribuisce a creare un’esperienza immersiva e stratificata capace di suscitare emozioni e riflessioni profonde nel visitatore.

Lo sguardo delle donne e il dualismo uomo-donna secondo Shirin Neshat
Elemento centrale della poetica di Shirin Neshat è la rappresentazione delle donne e la loro prospettiva sulla storia e sulla contemporaneità. Fin dagli esordi con la serie fotografica Women of Allah nei primi anni Novanta, i corpi femminili istoriati con calligrafie poetiche sono diventati un segno distintivo della sua arte. Le immagini di Women of Allah esplorano il rapporto tra identità personale, genere e religione, ponendo interrogativi sulla condizione femminile e le dinamiche di potere all’interno della società.
L’opera The Fury, tra le più recenti della sua produzione, anticipa il movimento Woman, Life, Freedom, esploso nel 2022 in Iran a seguito delle proteste per i diritti delle donne. Questo lavoro riflette il desiderio di libertà e l’esigenza di una voce collettiva che superi i confini imposti dalle convenzioni sociali e politiche. Tuttavia, l’indagine di Neshat va oltre la questione di genere: partendo dal dualismo uomo-donna, l’artista esplora tematiche universali legate alla ricerca di identità, all’esilio, al disagio mentale e alla dicotomia tra sogno e realtà.

Due appuntamenti speciali
La mostra prevede anche due eventi collaterali di rilievo. Venerdì 28 marzo alle ore 11:00, Shirin Neshat incontrerà studenti di licei, università e accademie presso il PAC per parlare del suo lavoro e del suo percorso artistico. Durante questo incontro, l’artista condividerà le sue esperienze, i suoi riferimenti culturali e la propria visione del ruolo dell’arte nel mondo contemporaneo.
Inoltre, lunedì 31 marzo alle 20:30, grazie alla collaborazione con Cineteca Milano, l’artista presenterà al Cinema Arlecchino il film Land of Dreams (2021), diretto insieme a Shoja Azari e presentato in anteprima alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia. Questo film rappresenta un esempio significativo della sua attività cinematografica, caratterizzata da uno stile onirico e simbolico che affronta con originalità temi come il controllo sociale, l’identità culturale e la libertà individuale.

Un’artista premiata
Nel corso della sua carriera, Shirin Neshat ha ricevuto numerosi riconoscimenti prestigiosi. Tra i più rilevanti si ricordano il Leone d’Oro per la miglior artista alla Biennale di Venezia nel 1999, ottenuto per la sua installazione video Turbulent che affronta il tema della censura e della marginalizzazione delle donne nella musica iraniana. Successivamente, nel 2009, ha ricevuto il Leone d’Argento per la Miglior Regia al Film Festival di Venezia per il suo primo lungometraggio Women Without Men, tratto dal romanzo omonimo di Shahrnush Parsipur e ambientato durante il colpo di stato iraniano del 1953.
Nel 2017, il suo contributo all’arte contemporanea è stato ulteriormente riconosciuto con il Praemium Imperiale, uno dei premi artistici più importanti al mondo, assegnato dalla Japan Art Association. Questi riconoscimenti evidenziano la capacità di Neshat di affrontare temi complessi e universali con una visione personale e innovativa.
