Giorgio Griffa, il suo “invisibile” a Palazzo Ducale di Genova

Nella monografica genovese del pittore Giorgio Griffa anche un omaggio a Eugenio Montale per il centenario della raccolta "Ossi di seppia"

Con oltre cinquant’anni di attività e tre Biennali di Venezia, Giorgio Griffa è tra i protagonisti indiscussi dell’arte contemporanea. A ripercorrere i maggiori snodi della sua lunga carriera è la nuova monografica pronta ad aprire al pubblico a Genova, nelle sale dell’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale. In programma dal 22 marzo al 13 luglio 2025, Giorgio Griffa. Dipingere l’invisibile presenta cinquanta opere tra grandi tele, lavori su carta e installazioni, tra cui un omaggio a Eugenio Montale in occasione del centenario della raccolta Ossi di seppia. Curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot, la mostra è stata organizzata in collaborazione con Fondazione Giorgio Griffa.

La mostra a Palazzo Ducale

«Il lavoro di Giorgio Griffa ha la forza silenziosa dell’acqua nella sua capacità trasformativa che mette in scena una poetica e ipnotica sospensione temporale», afferma Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale e co-curatrice della mostra. Il percorso espositivo si sviluppa in undici sale e riproduce la parabola artistica di Griffa attraverso i segni distintivi della sua pittura, che prende le mosse dalla convinzione secondo cui tutte le forme di arte siano in grado di rapportarsi con l’invisibile e l’ignoto. Giorgio Griffa è infatti un artista che ha scritto la storia dell’arte italiana attraverso una pittura poetica, astratta e performativa, dove il gesto e il segno trasportano il pubblico in un’esperienza sospesa fuori dal tempo in cui la storia dell’arte incontra la spiritualità zen.

Spiega invece Sébastien Delot: «Giorgio Griffa ha compreso l’importanza dell’oblio, un processo necessario per accedere e dare spessore al tempo sensibile. Dare vita a un tratto, a una linea, a una forma gli permette di esprimere il suo rapporto con la memoria secolare della pittura. La pittura diventa il luogo degli spazi della memoria. Come un musicista, questo pittore torinese propone sottili variazioni intorno allo spazio, al colore e alla linea. Deve costantemente dimenticare tutto per avvicinarsi il più possibile all’origine». A proposito dell’esposizione, che propone anche un dialogo aperto tra le grandi tele astratte di Giorgio Griffa e la storia e l’architettura del palazzo, Delot afferma: «È una grande gioia lavorare con Giorgio Griffa e Ilaria Bonacossa per realizzare questa mostra a Palazzo Ducale, in questa città che, alla fine degli anni ‘70, ha ospitato due esposizioni volte a offrire al pubblico una storia della pittura dotata di una luce interiore».

Giorgio Griffa, una storia di pittura

Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936 e già a metà degli anni Sessanta le sue tele mostrano i primi elementi di astrazione e una profonda riflessione sullo status della pittura. Dal 1967/68 con il ciclo Segni primari prende forma il suo sistema di lavoro su tele libere, non preparate, dipinte a terra, con tratti e linee che «potrebbero appartenere alla mano di tutti». Da subito uno dei protagonisti nel dibattito che nasce dall’Informale e si fa strada tra la Pop Art, il Minimalismo e l’Arte Concettuale, percorre i primi passi del suo personale sentiero d’artista accanto agli amici dell’Arte Povera con cui condivide il rispetto e l’interesse per l’intelligenza della materia. Le sue opere sono nelle collezioni e musei nel mondo, dalla Tate Modern al Centre Pompidou.

info: palazzoducale.genova.it

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