“Elimar”, il dipinto ritrovato è davvero un van Gogh?

Ad avanzare l'attribuzione la società LMI Group International, ma il Van Gogh Museum di Amsterdam ha smentito la paternità del pittore olandese

Una storia che ha davvero dell’assurdo, quella che vede un collezionista d’antiquariato del Minnesota acquistare qualche anno fa in un mercatino, un olio a impasto spesso con meno di 50 dollari, inconsapevole che dietro quell’immagine si celasse il nome di Vincent van Gogh. Protagonista di questa vicenda è infatti un dipinto raffigurante un anziano pescatore con barba bianca, cappello e pipa, intento a riparare con espressione desolata la sua rete. L’opera è intitolata Elimar ed è datata 1889: l’attribuzione è stata avanzata da LMI Group International, società specializzata in indagini high-tech, che ha analizzato il dipinto con un team di 20 esperti tra curatori, chimici e avvocati.

La tesi della LMI International

Se dovesse essere riconosciuto come van Gogh autentico, la tela rappresenterebbe un importante tassello nella produzione dell’artista, sfiorando la stima dei 15 milioni di dollari. Qualche giorno fa, al termine di una rigorosa ricerca multidisciplinare, l’azienda LMI ha autenticato la scoperta e sono diversi i punti di indagine che ne confermerebbero la paternità.

In primis, l’elemento organico trovato sulla superficie è traccia della finitura temporanea color bianco d’uovo utilizzata dall’artista per proteggere le tele mentre venivano arrotolate. Inoltre, un preciso confronto matematico delle lettere “ELIMAR” con le lettere a blocchi e a forma libera trovate in altre sue opere autografe, ha prodotto significative somiglianze nelle scrittura, come lunghezza e larghezza del tratto.

La notizia più sconvolgente è che, dopo aver acquisito il dipinto, si è scoperto che conteneva un capello parzialmente incorporato nella superficie nell’angolo in basso a sinistra. L’analisi metodica del DNA ha verificato che apparteneva a un uomo umano ed era di colore rosso, che come è risaputo, è caratteristico della chioma del genio olandese.

Collocare Elimar nella produzione di Van Gogh

Nel maggio 1889, dopo il drammatico episodio in cui si tagliò l’orecchio, il pittore fu internato volontariamente nell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole, vicino a Saint-Rémy-de-Provence. L’artista, in quei mesi, realizza circa 150 opere, tra cui capolavori come La notte stellataIris Mandorlo in fiore. Durante questo periodo, dipinse anche molte interpretazioni di opere di altri artisti, chiamandole “traduzioni”. Come lui stesso scrisse in una delle celebri lettere al fratello Theo, non stava “copiando puramente e semplicemente”, ma piuttosto “traducendo in un’altra lingua, quella dei colori, le impressioni del chiaroscuro e del bianco e nero”.

Sebbene l’opera in questione non abbia i vividi colori che caratterizzano la sua arte, Elimar allude alla narrazione di Hans Christian Andersen ne Le due baronesse. La liscia distesa dell’acqua che contorna il quadro, evoca il suo interesse per la vita di mare. Il saggio pescatore contempla una croce incisa sul peso di vetro della rete che sta riparando e ciò rivela la crescente religiosità che trovò negli ultimi anni della sua vita. Secondo gli esperti, l’iconografia evoca il ritratto del 1881 di Niels Gaihede, dell’artista danese Michael Ancher, autore di una celebre serie di dipinti incentrati sulla vita dei poveri pescatori del borgo marinaro di Skagen, verso il quale sia van Gogh che Paul Gauguin nutrivano profondo interesse.

Van Gogh o Elimar Henning? Smentita la controversa attribuzione

Secondo alcuni recentissimi studi effettuati in particolare dallo storico e critico d’arte Victor Rafael Veronesi, che ritengono l’opera lontana dalla forza espressiva del pittore olandese, il quadro porterebbe la firma e dunque l’autoritalità di Elimar Henning, curatore e pittore danese nato nel 1928, che era solito firmare molte creazioni con l’appellativo di “Elimar”. A rafforzare l’ipotesi, anche Wouter van der Veen, esperto studioso di van Gogh e Martin Pracher, antiquario di Wurzburg. Inoltre, il van Gogh Museum di Amsterdam, rinomato per la sua accuratezza scientifica e per il suo approccio conservativo nel riconoscimento delle opere, ha definitivamente smentito l’attribuzione escludendo Elimar dal catalogo.

La replica della LMI Group International

La LMI Group International ha espresso perplessità e dubbi sulla decisione del museo, criticando la mancanza di un’analisi approfondita. “Ci aspettavamo che il museo delineasse tutti i fatti specifici contenuti nella nostra ampia relazione con i quali i suoi esperti non sono d’accordo”, ha dichiarato la società. “Ci siamo offerti di mettere in contatto il museo con gli studiosi e gli scienziati che hanno contribuito alla stesura del rapporto per discutere le loro scoperte, e ci siamo offerti di portare il dipinto ad Amsterdam per ulteriori studi”. La storia dunque, (forse), continua.

Articoli correlati