A Istanbul l’alfabeto perduto di Ahmet Güneştekin

Nell’ex fabbrica tessile dell'Artistanbul Feshane di Istanbul sono in mostra fino a giugno le opere dell'artista "curdo italiano"

La barca dei rifugiati incagliata sulle pietre e carica di valigie fino al cielo domina la sala principale dell’Artistanbul Feshane di Istanbul. La mostra-evento The Lost Alphabet dell’artista curdo
Ahmet Güneştekin
ha aperto i battenti qualche giorno fa e resterà visitabile fino a giugno.

Il vernissage affollatissimo nell’ex fabbrica tessile di 8mila mq, riqualificata a centro d’arte sul Bosforo, sotto la direzione artistica di Angelo Bucarelli, art director romano che lavora spesso nella megalopoli turca, ha riunito gran parte dell’ultima produzione di Güneştekin, che si dichiara il più il pagato del momento e sta gettando le basi di un ambizioso futuro da mecenate oltre confine.

Cinquantotto anni e due figlie, ha infatti acquistato per 10 milioni di euro a nome della sua Fondazione il seicentesco Palazzo Gradenigo a Venezia e ha aperto una Casa Museo a Urla, nel golfo di Smirne. Le sue installazioni di grandi dimensioni, come spesso le pitture, parlano di pietre sulle vite delle persone come Migration road, di assenza, di nomi cancellati e di macerie, di migranti dispersi. L’alfabeto perduto del titolo si riferisce alle lettere vietate dell’alfabeto curdo e autorizzate in Turchia solo a partire dal 1991 nell’insegnamento scolastico, lo si ritrova nelle porte dipinte a colori dell’Atlante delle Leggende. Ma è la storia delle persone scomparse e delle madri che piangono i figli, ciò che torna struggente nella sua opera politica che colpisce a volte come un pugno nello stomaco. Una produzione ricca e coraggiosa, portata avanti anche con la collaborazione di artigiani – ricamatrici, fabbri e falegnami – del luogo, che lo seguiranno in tutti i suoi progetti divulgativi all’estero.

 «Non ho limiti alle idee. Preferisco trasformare in arte tutto quello che vedo e sento – spiega a motivazione della sua produzione poliedrica – Il filo conduttore? Le culture dei singoli popoli che hanno vissuto su questa terra. Mi sento responsabile di tutte le cose di cui sono testimone. Ho questo strumento e lo uso. La Turchia sta vivendo negli ultimi anni un periodo buio, dal 1991 in poi sono morte centinaia di persone. Le macerie non sono fantasia, ma realtà. Quando sarà riscritta la storia dell’arte di questo paese che diranno di me? Ho due figlie io, che cosa diranno loro? Che se sei testimone, sei  responsabile….».  

Ahmet Güneştekin nasce a Batman nel 1966, un villaggio curdo nell’Anatolia Sud Orientale, suo padre fa il custode dove si estrae il petrolio. Comincia a disegnare da bambino e si innamora del Rinascimento italiano al liceo. Autodidatta frequenterà la facoltà di Economia e Commercio. La sua prima mostra a 36 anni la allestisce all’Ataturk Culture Center di Istanbul. Da li in poi diventa famoso e guadagna. Anche come influencer. E tutti i suoi proventi vengono destinati alla sua Fondazione e a sostenere gli studi di 150 giovani artisti turchi. Nonostante il successo di pubblico lamenta però un forte isolamento come artista, soprattutto da parte dell’Accademia e del Sistema dominante. Spesso è stato osteggiato, censurato e ha avuto guai con la giustizia, ma, sottolinea «ora anche un gruppo di intellettuali è al mio fianco». Insomma, ha ancora paura? «Chi fa arte non ha paura», risponde.

Scherzando infine si definisce “un curdo italiano” da quando ha deciso di sbarcare in Laguna con la sua Fondazione. «Venezia sarà la mia seconda casa – aggiunge – con spazi espositivi, residenze di artisti e un progetto didattico di grande respiro». Il restauro e il riallestimento di Palazzo Gradenigo, che dovrebbe concludersi tra il 2026 e il 2027, è stato affidato agli architetti Alberto Torsello (già noto per i lavori alle Procuratie Vecchie e al Palazzo Ducale) ed Elisa Santoro

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