Nella Capitale torna la luce di Fotonica per l’ottavo anno consecutivo

Fino al 21 dicembre, l'ottava edizione di Fotonica presenta al pubblico romano il meglio delle Audio Visual Digital Arts in una location d'eccezione. Parla il direttore artistico Gianluca Del Gobbio

Installazioni ad alto impatto visivo e sensoriale, musica elettronica, videomapping, performance audio-video e workshop per tutte le età. FOTONICA torna sulla scena capitolina con la sua ottava edizione, celebrando la sperimentazione audiovisiva e l’arte digitale. Dal 13 al 21 dicembre l’evento tra i più importanti nel panorama internazionale delle Audio Visual Digital Arts porta nella Capitale le più avanzate forme d’arte, dove centrale è sempre l’elemento della luce. 

Prodotto da Flyer, il Festival riconferma come sede d’eccezione l’Accademia d’Ungheria di Roma e introduce come novità di questa edizione una location avveniristica di ultima generazione: il Chromosphere Dome in via Casilina: un’enorme cupola, solitamente utilizzata in campo astronomico e in particolare nei planetari, che avvolge il pubblico con suoni e immagini da ogni direzione, per un’esperienza immersiva a 360 gradi. 71 artist* provenienti da 19 paesi compongono i 49 eventi di quest’edizione di Fotonica. Ce ne parla il direttore artistico Gianluca Del Gobbo.

In sette anni Fotonica ci ha abituato ad un cambio di carattere costante, con le sue versioni immersive. Cosa dobbiamo aspettarci quest’anno?
Quest’anno Fotonica sperimenta uno spazio immersivo unico, forse il più bello: il Fulldome. Si tratta di una cupola immersiva in grado di avvolgere il visitatore, durante tutta la durata del festival, con le opere di 25 artisti da tutto il mondo. Inoltre, sfida nella sfida, nei due weekend ci sono 8 live che utilizzeranno la cupola per i video, sfruttando un impianto a 6 canali per l’audio.

Dopo il sold out dell’anno scorso all’Acquario romano, quali sono le sedi principali di questa edizione?
Questa edizione ne ha cinque in tutto: 3 per le attività formative (Naba Nuova Accademia delle Belle Arti, Fusolab 2.0 e Flyer per la residenza artistica), poi l’Accademia d’Ungheria in Roma dove abbiamo la stupenda scultura cinetica Modulator V3 del celebre artista ungherese Dávid Ariel Szauder, ispirata all’iconico “Light Prop for an Electric Stage” (1930) della figura di spicco della Bauhaus László Moholy-Nagy, e poi il Dome che abbiamo costruito al Casilino Sky Park.

Cos’è un Dome e perché la scelta di ospitare il festival in questa location? Cosa vedremo qui dentro?
Il dome è una cupola su cui si proiettano dei video e animazioni: la forma più classica è quella utilizzata all’interno dei planetari. Per Fotonica abbiamo fatto una selezione di lavori (alcuni anche live) di artisti che sfruttavano questo tipo di strutture per le loro creazioni artistiche. Uno dei planetari più noti nel mondo, che ha affiancato un uso didattico ad uno più artistico della sfera, è sicuramente il SAT di Montreal; mentre la Sfera di Las Vegas è quella che, più di tutte, ha dato una grande popolarità a questo tipo di strutture. 

Come si strutturano i live audio degli otto artisti selezionati?
I live degli 8 artisti selezionati si articolano in 2 weekend (venerdì 13 e sabato 14, venerdì 20 e sabato 21 dicembre). In ogni serata ci sono due performance in programma: una alle ore 21 e una alle ore 22, della durata di circa 45 minuti l’una.

Tra gli intenti dichiarati, c’è quello di esplorare l’impatto ambientale delle arti performative. Trattandosi anche di performance che utilizzano le nuove tecnologie, quali sono le pratiche che ancora si possono definire sostenibili?
Noi stiamo attuando tutto quello che ci è possibile, anche se con questa edizione abbiamo voluto realizzare uno studio generale sull’impatto degli eventi in ambito performativo, con un seminario che ripetiamo in tutte le tappe del progetto: le prossime saranno Cracovia, Lione, Atene e Debrecen.

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