È una lunga e bella storia quella di Inside Art e del Talent Prize, il premio di arti visive dedicato ai giovani talenti che quest’anno, dopo sedici edizioni nelle più diverse realtà romane, ha portato la propria mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Un’occasione storica, con cui il premio si inserisce a pieno titolo in una tradizione autorevole e che rappresenta, dall’altra parte, una riconferma dell’originaria vocazione della Galleria: supportare gli artisti del presente, farsi fulcro di rapporti. Così, le Sale Gramsci della GNAM accolgono le opere selezionate nella diciassettesima edizione del concorso. Ma non solo, perché quest’anno in mostra c’è anche il racconto della storia del premio, assieme a quella della realtà da cui è nato: Inside Art. L’esposizione alla GNAM ne celebra i vent’anni.

Al Talent Prize una ricerca su semiotiche antiche o esaurite
Che il Talent Prize accolga le più diverse espressioni creative è noto. Ma quest’anno ci sono proprio tutte. Salendo le scale che conducono al soppalco Gramsci, a offrire un primo impatto della mostra è Upsidedown di Andrea Polichetti, una scultura composta da due plinti, uno in travertino e l’altro rovesciato in ottone, e che è l’esito di un’inversione semiotica. L’elemento del plinto è indagato dall’artista attraverso una ricerca focalizzata su alcuni basamenti trovati all’interno del Museo delle Navi di Nemi, spesso inutilizzati e posti agli angoli della sala del museo. Con questo stato di inattività, la colonna perde la propria funzione di supporto, diventando opera d’arte.

Presente nella prima sala anche un’altra scultura. Si tratta di El asunto Miguel – Ladrillo, opera realizzata da Diego Miguel Mirabella ed esito dell’incontro dell’artista con gli artigiani del mate burilado, la tecnica pre-incaica dell’incisione di piccole zucche ornamentali diffusa in alcune regioni del Perù. Mirabella ha affidato agli artigiani del luogo frasi e suggestioni personali da fondere alle più tradizionali rappresentazioni della cultura andina. I lavori di questa serie svettano su basi appositamente realizzate dall’artista con tecniche, materiali e modalità diverse, elaborazioni visive di un racconto di viaggio attraverso il paese sudamericano e il suo paesaggio.
Video onirici e studi sul ritratto: Alice Paltrinieri e Jonas Höschl
Su linguaggi diversi si muove invece l’opera di Alice Paltrinieri, una proiezione a cinque schermi dal titolo I MISS THE TRANSITIONAL PLACES e collocata nella prima sala. Parte di una ricerca più ampia sui sogni che l’artista conduce da qualche anno, il lavoro consiste in una serie di video che riproducono in contemporanea un girato notturno in un luogo sognato da Paltrinieri. Post-prodotto nel tentativo di cancellare il buio e di rendere l’effetto di una luce diurna, il video dà risalto a quei luoghi di passaggio che nei sogni conducono da un posto all’altro, ai quali si arriva senza mai sapere come. Le parole negli schermi – che danno il titolo all’opera – non compaiono mai insieme, creando un disorientamento dovuto al tentativo di percepirne il totale significato.


Quello di Jonas Höschl si configura in primo luogo come uno studio del ritratto. Con 80 Portraits: 73 Männer, 7 Frauen, l’artista originario di Regensburg proietta 80 ritratti di militanti di estrema destra a cui è stato cancellato il volto, lasciando visibili solo i simboli di riconoscimento politico. Appropriandosi di una pratica originariamente diffusa tra i gruppi radicali di destra, Höschl ha prelevato le immagini da blog, siti e portali di ricerca antifascisti che spesso catturano in foto gli esponenti della fazione opposta in occasione di manifestazioni, marce e raduni. Oscurando loro il volto, l’artista apre una riflessione sulla pratica del ritratto nella contemporaneità.
Installazioni da esperire alla GNAM
Quello dell’installazione è stato il linguaggio di maggiore successo alla diciassettesima edizione del Talent Prize. Si comincia con einfühlung, l’opera con cui ad Arianna Pace è stato assegnato il Premio Speciale GNAM, novità assoluta nella storia del premio. Il lavoro, composto da una serie di formelle che riportano il calco negativo della circonferenza del Pino domestico, registra le tracce esteriori del paesaggio lucano, rivelandone i segni del tempo. L’installazione, che invita a essere attraversata, dopo la mostra entrerà a far parte della collezione permanente della GNAM e sarà collocata nei giardini del museo.


Subito accanto, un’installazione che “mette all’angolo”. È l’opera di Martina Zanin, Avvistamenti (17 May 12:34), un lavoro in cuoio che indaga la complessità dei rapporti familiari, in particolare quello padre-figlia. Sulla superficie dell’opera si leggono infatti una serie di frasi incise che riflettono sulla natura dell’aggressività, sulla violenza psicologica e sulle strutture patriarcali all’interno della sfera familiare. In questo senso l’opera, collocata in una posizione alta e angolare, costringe lo spettatore nella prospettiva della preda, confinandolo in un angolo.
Spazio alla storia: Inside Art e il Talent Prize
Nel 2024 Inside Art compie vent’anni, e come celebrarli se non con il premio con cui ha condiviso la propria storia. Nel percorso espositivo alla GNAM c’è infatti una sala celebrativa dedicata alla rivista, con una parete di copertine che dà conto della sua evoluzione grafica. Dalle cover ormai storiche a quelle più recenti, la sala offre uno sguardo su Inside Art e la celebra con un’opera che il maestro Emilio Isgrò ha dedicato ai vent’anni della rivista. Ma non solo, perché se si tratta di una storia condivisa, non può mancare uno spazio celebrativo dedicato ai finalisti delle passate edizioni del Talent Prize.


Esplorazioni della luce e delle rovine
Dopo la sezione dedicata alla rivista e al corridoio celebrativo dei sedici vincitori del premio, si prosegue con il percorso espositivo. All’artista successivo è dedicato un intero ambiente, che ospita l’installazione del terzo classificato, Valerio D’Angelo. L’opera, dal titolo Too Far for Light to Travel, ragiona sulla natura fisica e limitata della luce. Con quindici metri di raggi luminosi che attraversano lo spazio, il lavoro si compone di otto tubi in plexiglass trasparente avvolti da pellicola dicroica, che non permette, o permette solo in parte, che la luce la attraversi.

Passando nella sala successiva, tra la parete e una trave è incastonata l’opera di Bislacchi, Premio Speciale Inside Art, che con Cor esplora le rovine classiche come simboli di decadenza e rinascita. Il lavoro è infatti il risultato di un processo di torsioni e assemblaggi di tela di cotone grezza, in una riflessione sul superamento e sconfinamento della pittura. La tela così manipolata cessa di essere supporto pittorico trovando una nuova identità nella dimensione tridimensionale, oltre a costituire una vera e propria rovina contemporanea privata della funzione architettonica. Altra installazione, il lavoro di Antonio Della Guardia, che in Replica del disincanto analizza il linguaggio dei gesti usato nell’ambito manageriale durante le pubbliche esposizioni, compenetrando pratiche teatrali e mondo aziendale e articolando in chiave immaginifica una nuova metrica di azione, finalizzata a trasformare e allo stesso tempo depotenziare il linguaggio semiotico.

Fratture e mondi alternativi
Non manca un cortometraggio negli spazi della GNAM, ed è il lavoro di Federica Di Pietrantonio. Seconda parte di una trilogia, The Field è stato realizzato con la tecnica audiovisiva dei machinima ed esplora il ruolo mediatico e culturale delle sottoculture digitali, focalizzandosi su esperienze in piattaforme sociali e videogiochi. Il video si basa sulle storie solitarie di utenti identificati come hikikomori, neet e gold farmer, inserendole in un impianto visivo pastorale che inverte la condizione di isolamento nella quale sono immersi.


Il senso di frattura è invece incarnato dall’opera di Francesca Cornacchini, seconda classificata con una performance. Si tratta di Thunderbolt #1, un lavoro che porta avanti una ricerca sui disastri naturali. Esito, appunto, di una performance, la tela racchiude la traccia lasciata da un fumogeno blu, analizzando la dinamica del fulmine: la sua poetica turbolenta, energetica ed entropica. Svincolandosi dalla convenzione dell’incedere del tempo lineare e abbracciando la casualità del succedere, l’artista ripercorre nell’atto dell’happening l’imprevedibilità di una tempesta.
Numero Cromatico: il vincitore conclude la mostra del Talent Prize
Cerca il significato del mondo è l’opera che si è aggiudicata il primo premio. Posta a chiusura del percorso espositivo, il lavoro firmato Numero Cromatico coinvolge l’osservatore su più livelli percettivi, ponendo un’interrogazione critica sul presente. Il testo poetico che compare nelle trame di un arazzo in lana è generato attraverso l’utilizzo di un’intelligenza artificiale istruita dal collettivo. Senza suggerire messaggi precostituiti o univoci e senza fornire contenuti personali dell’artista, l’opera si presenta come uno stimolo verbale aperto a più interpretazioni a seconda delle memorie, delle esperienze e dello status di chi guarda. È dunque sulla ricerca di un senso che si conclude la mostra, guardando al futuro del contemporaneo.

La mostra del Talent Prize sarà aperta al pubblico dal 6 dicembre 2024 al 12 gennaio 2025.
info: lagallerianazionale.com