Ancora accesi i riflettori sull’ex sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, finito al centro di un nuovo scandalo. Dopo le vicende del Manetti rubato, le inchieste giornalistiche del Fatto Quotidiano e Report hanno portato all’attenzione degli inquirenti il caso di altre due opere d’arte di proprietà del critico. Come per La Cattura di San Pietro di Rutilio Manetti, gli esemplari, che risultavano scomparsi, sono tornati alla luce in occasione di due mostre a Rovereto e a Ferrara.
Le due opere di proprietà di Sgarbi
Una statua e un quadro del Seicento, di cui si sono perse le tracce fra gli anni ’80 e ’90 rispettivamente da un tumulo e da un palazzo nobiliare. Dopo decenni nell’ombra, le opere sono ricomparse in due istituzioni in cui l’ex sottosegretario occupa ruoli di importanza: al Mart di Rovereto, di cui è direttore, e alla Fondazione Ferrara Arte, in cui Sgarbi è stato appena riconfermato alla presidenza. Da qui, l’inchiesta del Fatto e Report, dato che i due esemplari sono di proprietà della Fondazione Cavallini Sgarbi. Va chiarito però che per il momento Vittorio Sgarbi non è indagato, come specifica il comunicato stampa rilasciato dall’ufficio del critico.
Sequestrato il dipinto in mostra a Ferrara
Ferrara e il Cinquecento ha inaugurato al Palazzo dei Diamanti della città il 12 ottobre 2024, ma a pochi giorni dall’apertura della mostra, ideata dallo stesso Sgarbi, un’opera è stata portata via dai carabinieri. Si trattava di una pala d’altare, Compianto sul Cristo morto, di Giovanni Battista Benvenuti detto “l’Ortolano”, risalente alla metà del XVII secolo. “L’hanno portata via su un furgone, pare fosse rubata”, scrive Thomas Mackinson, tra gli autori dell’inchiesta, sul Fatto Quotidiano. L’opera sembrerebbe infatti essere quella sottratta nel 1984 a Perugia alla famiglia Spetia.
Da qui, la replica dell’ufficio stampa di Sgarbi. “Il Compianto sul Cristo Morto – si legge – è una copia dall’Ortolano, e che, come tale, doveva essere esposto a Ferrara (ed è nel catalogo della mostra). Vittorio Sgarbi ha comprato regolarmente il dipinto nel 2022 da un privato (i carabinieri hanno tutta la documentazione). Non è detto, peraltro, che sia l’opera rubata nel 1984, perché, del dipinto dell’Ortolano della Galleria Borghese esistono diverse copie. Vittorio Sgarbi ha consegnato il quadro e la documentazione relativa per effettuare gli esami del caso”.
Sgarbi, il caso del Mart di Rovereto
È invece Madre e figlio di Raffaele Consortini l’opera al centro delle indagini, per quanto riguarda il Mart di Rovereto. Nell’istituzione, diretta da Sgarbi, la scultura in terracotta risalente al 1993 ha fatto il proprio ingresso nel 2022, in occasione della mostra Giotto e il Novecento, proseguita poi nel 2023. Però, l’opera sembra essere la stessa di quella rubata nel 1997 dalla cappella di famiglia di Antonio Nannipieri. “La scultura Madre e figlio di Raffaello Consortini – si legge nella replica – esposta al Mart di Rovereto nel 2023, è invece un’opera a tutta evidenza diversa da quella indicata da Il Fatto Quotidiano. Vittorio Sgarbi ha comprato l’opera al Mercante in Fiera, oltre venti anni fa, e, nel confronto con la foto stampata da Il Fatto Quotidiano si vedono notevoli differenze: sono diverse le mani, la scollatura, la posizione della gamba del bambino”.
Con Vittorio Sgarbi ancora non indagato e definito dai propri avvocati “parte lesa”, non resta che aspettare il proseguimento delle indagini.