Maria Lai. A Journey to America è il titolo della mostra newyorkese visibile sino al 28 luglio 2025, che attraverso un variegato corpus di 100 opere esplora il percorso creativo e personale di Maria Lai dagli esordi degli anni ’50 fino agli anni 2000, con un focus sulla sua sperimentazione nell’arte collettiva e relazionale.
Adam Sheffer, il direttore di Magazzino Italian Art -dove la retrospettiva sarà ospitata- ha sottolineato come Maria Lai sia riuscita a creare «un ponte tra luoghi e culture nella sua arte, e nella sua iniziativa più celebre ha letteralmente legato un villaggio per unire la sua gente così Magazzino crea un luogo singolare dove i visitatori possono incontrare la più grande arte dell’Italia del dopoguerra».
Nel lungo viaggio dell’artista ogliastrina c’è l’America, in particolare Montreal e New York, dove arriva per la prima volta nel 1968: una sezione fondamentale della mostra sarà infatti dedicata ad alcuni dipinti, testimonianza del passaggio di Maria Lai all’arte astratta. Una sezione fondamentale della mostra sarà dedicata ai dipinti-testimoni del suo passaggio all’arte astratta: le opere, conservate in Canada e negli Stati Uniti, e mai esposte prima d’ora, sono presentate in stretto dialogo con un’importante collezione di dipinti degli anni Cinquanta.
La ricerca artistica di Maria Lai
Tra le voci più singolari dell’arte italiana dal secondo dopoguerra in poi, la ricerca di Maria Lai è poetica ed esistenziale, nutrita dalla profonda consapevolezza di un’arte di cui conosce perfettamente le ragioni. Ciascuna delle opere esposte evidenzia il suo rapporto con i materiali e la capacità di traduzione in un forte lirismo essenziale e originario delle sue radici culturali.
Ad essere fondamentale nella sua arte è il processo creativo che abbatte barriere e crea relazioni: è ciò che in qualche modo anticipava Richard Serra, con lavori caratterizzati da una forte presenza fisica e in cui la componente del movimento si traduceva nella processualità delle sue sculture. L’artista sosteneva che «l’arte per essere tale deve farci sentire più uniti. Senza questo non siamo esseri umani». Tra le sue creazioni più importanti, quando l’8 settembre 1981 crea un’opera collettiva che coinvolge tutto il paese di Ulassai, sua terra nativa. Tutte le case del piccolo borgo vengono unite tra di loro attraverso un nastro, poi legate alla montagna sovrastante, in una eterna e continua relazione fra gli uomini e l’ambiente.
Dal 15 novembre 2024 al 28 luglio 2025
info: Magazzino Italian Art, New York