Il Polittico di Santa Chiara è un capolavoro indiscusso dell’arte veneziana del ‘300 realizzato dal pittore Paolo Veneziano, tra i più importanti artisti della laguna del XIV secolo: l’opera è attualmente esposta in una sala dedicata della loggia palladiana presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia.
«L’eccezionale campagna di restauro del polittico ha commentato il direttore dell’istituzione Giulio Manieri Elia – corona un lungo lavoro di acquisizione, studi preliminari, pulitura e reintegrazioni pittoriche. La valorizzazione del patrimonio artistico è frutto dell’intensa e costante attività di ricerca del museo, che oggi raccontiamo anche al grande pubblico, presentando un’installazione multimediale che descrive il restauro nei suoi diversi passaggi. Stiamo già lavorando alla preparazione di un importante convegno di studi, al fine di condividere i risultati di questa operazione con la comunità scientifica».
Il restauro, sotto la direzione di Valeria Poletto e la direzione tecnica di Maria Chiara Maida e Francesca Bartolomeoli, ha svelato dettagli inediti e una raffinata gamma cromatica. Inoltre, attraverso l’utilizzo di tecnologia laser e scansione fotogrammetrica, sono stati ottenuti ingrandimenti per permettere una conoscenza approfondita dell’opera ed è stato possibile rimuovere le stratificazioni più recenti recuperando la doratura ottocentesca, in ottimo stato di conservazione. L’intervento è invece stato finanziato da SAVE Venice e sostenuto dai mecenati Dr. & Mrs. Randolph H. Guthrie.

Il Polittico di Santa Chiara
Il polittico realizzato da Paolo Veneziano attorno al 1350, proviene dal monastero femminile di Santa Chiara a Venezia. Composto di ventuno scomparti. Al centro troviamo l’Incoronazione della Vergine, ambientata in un paradiso affollato d’angeli musicanti; i due registri principali invece mostrano le Storie della vita di Cristo. Si tratta di un esempio integro di icona veneziana trecentesca a più registri, con scene narrative disposte attorno a un episodio centrale e una cornice lignea intagliata e dorata, che inquadra venticinque parti dipinte in oro e colore.

L’opera per secoli è stata conservata tra le mura claustrali fino all’avvento delle soppressioni napoleoniche: l’arrivo alle Gallerie dell’Accademia è nel 1812, fatta eccezione per la tavola centrale, inviata alla Pinacoteca di Brera a Milano e sostituita da un dipinto di Stefano di Sant’Agnese fino al 1950, anno in cui l’opera fu ricomposta con le sue parti originali.