GNAM, Emilio Isgrò e Sheila Pepe si confrontano sull’arte pubblica

L'artista newyorkese e il maestro delle cancellature hanno ragionato sull'arte pubblica in un dibattito introdotto dalla direttrice Mazzantini e dalla direttrice dell'American Academy in Rome Ilaria Puri Purini

Monumentalità, linguaggio e riproduzione meticolosa. Il maestro delle cancellature Emilio Isgrò e l’artista newyorkese concettuale Sheila Pepe hanno messo a confronto la loro ricerca in un dibattito alla GNAM di Roma. Svoltosi l’8 ottobre, l’incontro L’arte negli ambienti pubblici fa parte del palinsesto di eventi di Artista alla Gnam. Emilio Isgrò: protagonista 2024, il progetto fortemente voluto dalla direttrice Renata Cristina Mazzantini che ogni anno ospita un artista italiano all’interno di una sala espositiva dedicata.

Nell’occasione, Isgrò e Pepe hanno rispettivamente presentato la scultura Seme d’Arancia del 1998 e l’installazione My Neighbor’s Garden del 2023, opere rappresentative di come la presenza dell’arte negli spazi urbani possa costruire un dialogo con la comunità che vi abita. A introdurre il dibattito sono state la stessa Renata Cristina Mazzantini e Ilaria Puri Purini, direttrice artistica dell’American Academy in Rome.

Mazzantini e Puri Purini presentano le opere

Artista, drammaturgo, scrittore e poeta, Emilio Isgrò (1937) è intervenuto alla GNAM con Seme d’Arancia in quanto opera pubblica. «La vocazione all’impegno etico ed epico dell’arte fa approdare, inevitabilmente, sempre e comunque, la dimensione di Isgrò alla dimensione pubblica. Una dimensione già familiare a un artista, poeta e scrittore di successo, conteso dai quotidiani di ampia tiratura e avvezzo al palcoscenico del teatro», ha affermato la direttrice Mazzantini.

«Il primo Seme d’arancia – ha continuato – nacque quando il sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto chiese all’artista di dare un contributo a sollevare le sorti di un paese socialmente degradato, flagellato dalla criminalità e impoverito dall’arretratezza del sistema economico-produttivo. L’opera era una metafora che rappresentava idealmente la rinascita della Sicilia, e soprattutto, il suo auspicabile riscatto dalla mafia».

Artista e educatrice, Sheila Pepe (1959) vive e lavora a Brooklyn, New York, ed attualmente è impegnata all’American Academy in Rome. Il suo lavoro si ispira al concettualismo, al surrealismo e all’artigianato per denunciare istanze femministe e di classe. Ha esposto in musei e gallerie d’arte in tutto il territorio statunitense. Per Ilaria Puri Purini «l’opera di Sheila Pepe My Neighbor’s Garden (il giardino del vicino) ha rivoluzionato Madison Square Gardens, un parco pubblico a Manhattan. Il giardino è visitato da persone comuni non necessariamente un pubblico artistico, e il lavoro ha contribuito a creare un senso di comunità e appartenenza. Mettendo in discussione idee tradizionali sui monumenti, il lavoro è stato fatto in collaborazione con un gruppo di donne e riflette su nozioni legate all’autore, all’effimero e la resistenza».

Arte pubblica: un dialogo oltre le frontiere

«Da quando sono stato nominato artista dell’anno, in ogni appuntamento provo un’emozione e una preoccupazione nuova», ha dichiarato Isgrò. «Vorrei parlare del lavoro di Sheila Pepe piuttosto che del mio, – ha continuato – e ciò in virtù di quella fraternità oltre i confini che lega gli artisti, veri protagonisti del cambiamento del mondo. L’arte è una religione laica, e sono felice che Sheila Pepe porti qui alla GNAM un’immagine bella degli Stati Uniti. Con la sua opera riscatta la sua posizione femminile e, essendo pubblica e privata allo stesso tempo, l’opera presentata fa parte della grande arte. Sottolineo che la cancellatura e l’uncinetto hanno una forma ossessiva in comune».

«Ho sempre pensato – ha aggiunto l’artista – che le grandi culture ci aiutano a trasformare le cose piccole in grandi. Nel caso di Seme d’Arancia per la piccola realtà locale di Gibellina, la mia città natale, ho cercato di dare un eco che andasse al di là della piccola realtà. Facendo questo con immaginazione, l’artista è onnipotente».

Le frontiere oltrepassate hanno anche un carattere linguistico. «Suggerisco che i lavori più importanti di arte pubblica di Isgrò siano i suoi libri – ha dichiarato Sheila Pepe – intimi ma dalle forme molteplici. Possono sorpassare il limite della traduzione e, attraverso la cancellatura, parlano una lingua che possiamo parlare tutti: d’altra parte, si riferiscono sempre alla possibilità di essere cancellati».

Alla GNAM anche una riflessione sulla monumentalità

Nel dibattito sull’arte pubblica si è parlato anche di monumenti. A proposito del proprio lavoro, Sheila Pepe ha affermato: «Mi piace che il pubblico possa leggere le opere in più direzione, in questa c’era un dentro e un fuori. Mi è piaciuto rendere monumentale l’uncinetto, imparato da mia madre, a cui era stato insegnato dalle donne del Sud Italia. Ho portato allora tra le architetture del parco un mondo multietnico. In questo campo ho dovuto infiltrarmi nello spazio maschile – istituzioni, mercato dell’arte – attraverso questo lavoro femminile manuale. Devo dire che questa infiltrazione è più normale negli ultimi vent’anni».

«Credo – ha invece dichiarato Isgrò – che ci sia una differenza tra monumento e monumentalità. È un monumento ciò che può diventare piccolo pur non perdendo la propria forza, mentre è monumentale tutto ciò che diventando piccolo, si vanifica. Oggi abbiamo troppa monumentalità e pochi monumenti». «La mia sensazione è quasi l’opposto – ha ribattuto Pepe – oggi mi trovo in una città come Roma dalla quantità quasi scioccante di monumenti. Da brava studente, ho imparato che il monumento mi fa sentire piccola, quasi non umana. Negli USA, ad esempio, abbiamo tanti monumenti di eroi della guerra, e oggi sono qui in Italia anche per reimparare l’idea di monumento senza dover rinunciare alla monumentalità».

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