Rivelazioni Sotterranee: l’Archivio di memorie e provocazioni di Gelitin/Gelatin da FOROF

Irriverente e provocatorio, il collettivo viennese crea un’esperienza immersiva che fonde passato e presente, indagando il concetto complesso e multiforme della libertà

Dal 2 ottobre 2024 FOROF ospita per la prima volta a Roma il collettivo viennese Gelitin/Gelatin con la mostra Nimbus Limbus Omnibus, curata da Bartolomeo Pietromarchi. Famosi per il loro approccio irriverente e provocatorio, i quattro artisti — Wolfgang Gantner, Ali Janka, Florian Reither e Tobias Urban — creano un’esperienza immersiva che fonde passato e presente, indagando il concetto complesso e multiforme della libertà.

Nimbus Limbus Omnibus, installation view, FOROF, Rome, 2024, courtesy MASSIMODECARLO, photo MonkeysVideoLab

L’esposizione si svela in due atti, trasformando l’ipogeo di FOROF in uno spazio di meraviglia e riscoperta. Il primo atto è un vasto deposito della memoria: qui, oggetti e sculture dei Gelitin/Gelatin, accumulati nell’arco di 25 anni, sono riorganizzati come un grande archivio di memoria artistica, simile a un’antica catacomba romana. Tra materiali riciclati, assemblaggi, sculture in gesso e vecchi arredi, ogni angolo parla di una continua scoperta, come se il passato venisse dissepolto e reinventato in un gioco di intuizioni e ritrovamenti.

Nella seconda parte, in dialogo con i resti archeologici della Basilica Ulpia, fanno la loro comparsa grandi busti del 2019, per la prima volta in mostra in Italia. Queste sculture, pur evocando la tradizione classica, la sovvertono con delicatezza, introducendo una nuova dimensione psicologica e concettuale. La tensione emotiva si intreccia al coinvolgimento fisico dello spazio.

In una conversazione con il collettivo, emerge un’affascinante prospettiva: l’arte non si crea, si scopre. Secondo i Gelitin/Gelatin, il vero atto artistico non sta nell’inventare il nuovo, ma nel rivelare ciò che già esiste, nascosto agli occhi comuni. In questo gesto di scoperta si svela il “negativo”, una presenza non contraria ma attiva e illuminante.

Nimbus Limbus Omnibus, installation view, FOROF, Rome, 2024, courtesy MEYER*KAINER., photo MonkeysVideoLab

I busti esposti a FOROF ne sono la manifestazione tangibile: le forme, che anziché volti mostrano due nuche specchiate, ribaltano il concetto classico del ritratto. Con questo dialogo tra positivo e negativo, tra ciò che appare e ciò che è celato, gli artisti infrangono i limiti visivi e storici, creando un’opera che è più di un semplice oggetto estetico. Si rivelano nuove connessioni tra esterno ed interno, tra copia e originale, tra visibile e invisibile.

Nimbus Limbus Omnibus, installation view, FOROF, Rome, 2024, courtesy MEYER*KAINER., photo MonkeysVideoLab

Il progetto “Nimbus Limbus Omnibus” trae ispirazione dall’antico rito della manumissio, la cerimonia di liberazione degli schiavi che si svolgeva nella Basilica Ulpia, le cui tracce permangono nel sottosuolo di FOROF. Come afferma Giovanna Caruso Fendi, fondatrice del centro, la mostra dei Gelitin/Gelatin incarna lo spirito di liberazione del luogo, sfidando il visitatore a rompere le convenzioni visive e a guardare il mondo con nuovi occhi.

Il titolo stesso evoca un’atmosfera sospesa: “nimbus”, la nuvola; “limbus”, il confine; e “omnibus”, il tutto. Una condizione di transizione e mutamento che abbraccia l’intera collettività. Gli artisti invitano il pubblico a vivere un’esperienza trasformativa, sfidando i limiti fisici e mentali, portando a nuove prospettive e interpretazioni.

In questo labirinto di sensazioni e riflessioni, i Gelitin/Gelatin ci conducono in un viaggio tra libertà e oppressione, tra apparenza e realtà, invitandoci, con sguardo ironico e profondo, a perderci per ritrovarci diversi.

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