Lorenzo Mariani è Co-direttore generale del Gruppo Leonardo spa dal giugno 2023. Ingegnere elettronico, è stato Direttore Commerciale dal 2017 e CEO di Leonardo International da maggio 2018, supervisionando le partecipazioni internazionali del Gruppo. Dal 2016 al 2017, ha guidato la Divisione Elettronica per la Difesa Terrestre e Navale di Leonardo, un ruolo che aveva già ricoperto in SELEX Electronics Systems dal 2013 al 2015, prima della fusione di SELEX-ES in Leonardo. Lorenzo Mariani è stato intervistato dalla Direttrice Artistica American Academy in Rome Ilaria Puri Purini in occasione del convegno The Art Symposium tenutosi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma il 27 maggio 2024.
IPP: Come nella sua esperienza si articolano l’arte e le istituzioni? E come si vede lei in questo rapporto?
Leonardo in questi tempi è sicuramente sugli scudi per temi che non sempre sono piacevoli e che nessuno si augura o si augurava di dover affrontare con un tale rilievo su tutta la società civile. Oggi si parla tanto di conflitti, ma in realtà di due conflitti, e nel mondo in questo momento ce ne sono oltre cinquanta di cui nessuno ha mai parlato finché non c’è stata la guerra in Ucraina e la questione del Medio Oriente. Questo crea una complessità e una profonda diversità tra quei paesi come il nostro che possono godere di democrazia e benessere prolungato e altri che non ne beneficiano da molto tempo. Buona parte di questi conflitti sono in Africa. Mentre si sono sviluppati, il mondo si è mosso anche in un’altra direzione, quella dell’innovazione tecnologica. Le due cose non sono legate se non in maniera se vogliamo successiva. Sull’innovazione ci sono dei temi di cui si parla molto: IA, protezioni cyber, big data, quantum computing. Cose che apparentemente sono lontane dal mondo in cui ci troviamo ma non lo sono per diversi ordini di ragioni, alcune più pratiche e altre più concettuali. Da curioso di arte moderna e contemporanea e non da esperto la mia opinione è che l’arte sia dentro l’uomo ma che lo sviluppo dell’arte sia legata anche alla condizione in cui l’uomo si trova a vivere e a operare e non si può negare che ci sia un impatto che viene dalle condizioni politiche, economiche, ecc. In questo caso il piccolo contributo che cerchiamo di dare è una stabilità all’economia del Paese consci che lo facciamo perché il paese ha molti risvolti, anche di essere uno sviluppatore di arte ma certamente non solo. Ritengo sia importante produrre degli utili che in buona parte tornano al Ministero dell’economia e delle finanze, che servono insieme alle iniziative private anche per promuovere cultura e arte nel nostro paese. Oltre a questo, la tecnologia e l’innovazione hanno anche dei risvolti molto più pratici. Nella conservazione di opere d’arte noi vediamo spesso il risultato finale ma c’è il tema tecnologico della localizzazione, del trasferimento, della conservazione anche fisica. Oggi, ambienti che devono essere sottoposti a controlli di temperatura sono esposti ad agenti disturbatori, io lo chiamo vandalismo 5.0: di tutto questo si occupano le tecnologie che noi concepiamo anche per altre funzioni. Che possono essere gli elicotteri, ad esempio, che oggi trasportano materiali di cui abbiamo bisogno ogni giorno e ne ha bisogno anche chi gestisce strutture come un museo. Ricordo che sugli elicotteri oggi buona parte degli investimenti che facciamo non sono legati alle componenti che vediamo in televisione, come gli armamenti, ma al “Sustainable Aviation fuel”, quindi dedicati a dare una dimensione environmental all’uso sempre maggiore che facciamo dello spostamento merci. Secondo me un grandissimo contributo può arrivare dal benessere e dalla stabilità che al paese danno realtà come Leonardo purché le tecnologie siano investite, lavorate e applicate anche avendo in mente la società civile.
IPP: Come possono l’arte e la cultura essere strumenti chiave per la difesa della nostra democrazia?
Siamo una società che, per le attività che svolge, parla per oltre 2/3 con paesi esteri. Stiamo lavorando attualmente con tutto il Sahel e Nord Africa per promuovere uno sviluppo di questi paesi in pieno coordinamento con il governo, in particolare in relazione al Piano Mattei. Gli elementi principali che ci vengono richiesti da questi paesi sono: agricoltura di precisione e meteorologia. Questo per tornare all’importanza delle tecnologie di cui hanno bisogno per sviluppare la loro economia e portarli – ben indirizzati dai loro governanti – a essere effettivamente delle società che promuovono democrazia e arte. Un altro caso che mi piace affrontare è quello dell’Arabia Saudita, una realtà che si sta sviluppando moltissimo anche nell’apertura verso le arti e cultura. Nella penisola arabica ci sono due o tre paesi con i quali siamo in contatto dove il mondo francese è storicamente molto efficace e presente. Esistono alcune priorità di interesse in questi paesi: uno è l’energia e un altro è quello dell’armamento. Questi sono paesi dove effettivamente la sovranità viene ancora vista come una capacità di difendersi. Poi un’altra necessità è la capacità informativa: sono paesi dove c’è molto interesse nel sapere cosa si fa nel resto del Paese. Un altro, il quarto, è la cultura. Io ho visto diverse volte il Louvre di Abu Dhabi, ho seguito la nascita del Louvre di Doha. Quello che voglio dire è che l’interesse culturale e artistico, anche se parte da un interesse economico associato, è pur sempre sviluppato con l’obiettivo di propagare cultura e arte, il proprio passato, l’eredità culturale, anche nel caso in cui queste attività non siano necessariamente associate a un piano come il Piano Mattei o a un Pnrr che nasce con l’obiettivo – a volte perseguito, a volte no – di rendere il Paese migliore. Anche in questi casi il tema dell’arte associato alla tecnologia riveste un ruolo fondamentale. Noi italiani abbiamo una cultura molto più inclusiva, trasparente e storicamente realmente vogliosa di trasferire delle conoscenze solo per la voglia di farlo, e abbiamo la responsabilità di portare questo messaggio anche in paesi che non hanno la fortuna né nel passato né nel presente di avere quello che abbiamo noi oggi.
IPP: Quali sono le attività da mettere in campo in un futuro prossimo?
Secondo me è fondamentale un maggior coinvolgimento di realtà come la nostra, molto internazionale però fortemente radicata in Italia. Una realtà privata essenzialmente, che si sta spostando sempre di più verso impegni che riguardano alte tecnologie: tecnologie applicate alla vita di tutti i giorni, trasversali tra il mondo militare e il mondo civile ma ha anche verso arte e nella trasmissione dell’eredità culturale un elemento fondamentale. Abbiamo un tema di attrazione di talenti in Italia, parliamo di 300 giovani che vengono a lavorare per noi ma il mondo è cambiato: il giovane se non è attratto da ciò che fa se ne va. Abbiamo visto che tra gli elementi che contribuiscono a creare un’identità della società è da un lato la spinta verso la tecnologia, dall’altro una fortissima identità culturale con la legacy del Paese. E questo si declina con una serie di iniziative che abbiamo al nostro interno, tra queste sicuramente ha un ruolo fondamentale la componente di sostegno all’arte e di contributo a elevare anche la cultura classica di persone che hanno preso strade diverse.
*L’articolo è stato pubblicato su Inside Art #132, special issue dedicato agli Atti del convegno The Art Symposium tenutosi il 27 maggio 2024 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.