Francesca Cornacchini, un racconto delle energie sovversive

Dal rapporto tra progresso scientifico, economico e politico al technopessimismo. Intervista a Francesca Cornacchini

L’analisi del technopessimismo gioca un ruolo fondamentale nella pratica artistica di Francesca Cornacchini. La sfiducia nell’utilizzo capitalistico e finanziario del progresso scientifico porta l’artista a ragionare su temi biologici, filosofici e antropologici: mescolando estetiche delle subculture underground, si strutturano opere che esplorano medium differenti. Attraverso performance, installazioni, sculture e tele, indaga simbologie storiche e linguaggi web con mezzi e idee di una generazione disillusa, ma sorprendentemente ottimista e carica di forza rigeneratrice.

Il technopessimismo su cui ragioni ha un’essenza profondamente politica e filosofica: ti approcci a dicotomie come natura/tecnologia, cultura/subcultura, centro/periferia con uno sguardo attuale e proprio di una generazione che vive nella disillusione verso l’ottimismo novecentesco, se non addirittura verso il futuro stesso. Quale ruolo ha per te l’arte contemporanea in questo scenario?

Paradossalmente sono una persona molto ottimista. È vero, analizzo il technopessimismo ormai da sei anni, questa fortissima sfiducia nel progresso tecnologico se finalizzato unicamente all’arricchimento di corporazioni piuttosto che al miglioramento della vita in senso ampio. Tuttavia, seleziono molto attentamente il prodotto comunicativo del mio lavoro. Luce, potenza, esplosioni, romanticismo, estetica della rivoluzione, sono tutti elementi che tratto per esprimere l’energia della sovversione, la possibilità del cambiamento.

Tecnologia, cultura e subcultura, centro e periferia, arte contemporanea, sono in effetti tutte astrazioni dell’umano, come la scienza. Penso che siamo all’alba di un nuovo Umanesimo; il superficiale, non ha più il tempo di esistere. Sentiamo la necessità di scendere più a fondo, dopo decenni, siamo chiamati all’analisi filosofica, dunque critica, del tempo che viviamo, il contemporaneo, in quanto intellettuali e studiosi. Tutto è politica, tutto è tecnologia, tutto è natura.

Nel tuo lavoro per Fou Rire alla galleria unosunove1/ 9 di Roma, con una torcia da stadio hai invaso lo spazio della galleria di luce e fumo, bruciando parte della parete bianca. Ciò che resta è la bruciatura, e la documentazione fotografica. Hai ripetuto lo stesso gesto in Thunderbolt #01, questa volta con un fumogeno blu e su una tela, per la mostra Solar Dogs a Spazio in Situ del 2023. Da cosa si è strutturata l’idea di queste azioni effimere e violente allo stesso tempo?

L’eroina o l’eroe che guida la rivoluzione, la plasticità del divenire, colei/colui che impugna la fiaccola, il lume della ragione, la vittoria illumina la strada impervia della scoperta. Come in un viaggio orfico negli inferi, un’esplorazione sotterranea alla ricerca di nuovi scenari, nuovi paesaggi, come quelli che torce e fumogeni accendono per manciate di minuti durante le azioni in galleria. In And if I could, No end in sight si palesa questa determinazione romantica ed eroica nell’esplorazione di questi orizzonti infuocati.

Tuttavia, nella serie di fumogeni blu su tela, See you on dark night, di cui Thunderbolt #1 è il primo lavoro, vado a concentrare la ricerca sulla carica impetuosa del fulmine, della tempesta. Contemplare la forza catastrofica e generativa dell’evento atmosferico, il vero manifestarsi della potenza della rivoluzione, privata o pubblica che sia. Tutto si trasforma, la nostra energia non va mai sprecata, anzi si propaga. Dicevo che sono ottimista!

La dissacrazione dello spazio della galleria si unisce all’utilizzo di mezzi semplici ma simbolici, come i fumogeni. Videogiochi, consolle e grafiche informatiche dei primi Duemila abitano alcune tue opere. Cosa ha influenzato questa linea estetica?

È la mia infanzia e poi l’adolescenza, sono immagini e ricordi, come in un dormiveglia lucido, ritornano, solo che il contesto è cambiato, ora si intrecciano con i pensieri di una giovane donna: la filosofia e la politica, la scienza e il progresso. Il fatto divertente, è che, a livello di autoanalisi, faccio risalire alla mia prima PlayStation il momento in cui ho dovuto inventare nuovi scenari, nuovi schemi di gioco, l’alba di un pensiero critico, direi. Nel 1998 per salvare le partite, i dati di gioco, era necessaria una memory card, con tutta la poetica che comporta. I miei genitori ignoravano questo dettaglio. Per anni giocai senza mai poter salvare i dati. Non potevo seguire la storia in modo lineare, ogni volta dovevo ricominciare. In questa costante amnesia virtuale scoprii il fascino dei glitch e dei cheat code, alternative di sopravvivenza sovversiva.

Da questa storia nascono lavori come VILCABAMBA ANIMALS, video machinima girato interamente in OpenLara, opensource simulatore di Tomb Raider 1. Tramite cheat code, trucchi di gioco, posso osservare da vicino, senza aver paura di “morire”, gli animali feroci che abitano le caverne di Vilcabamba. Il sito web ha per me un valore immenso, interamente realizzato da Federica Di Pietrantonio, è stata la dichiarazione più romantica che potessi ricevere, un regalo inimitabile che porta la firma del suo talento.

A volte le tue opere si compongono di performance e oggetto, di entrambi o di residui oggettuali della prima. Il tuo processo creativo segue la metodicità tecnica dei temi che affronti, tecno-scientifici? O segui l’istinto, nella strutturazione dell’idea?

Spesso le idee, le scintille, arrivano quando meno te lo aspetti. Ad ogni modo, ogni artista rintraccia delle linee guida per sintetizzare una filosofia, una poetica in un’immagine o oggetto. Per esempio quando vado a pensare agli over layering, i parallelismi storici, uso proprio una formula, il 70/30%. In altre parole, prendo il 70% da un contesto di interesse e lo mixo con un 30% dell’altro scenario, in questo modo regolo l’equilibrio tra contesto storico e subculture contemporanee. Così nascono lavori come Win the Palio and kiss me, Vestale, Giunone Caprotina oppure i Disarmi.

Oltre al carico politico del tuo lavoro, il “pessimismo” che tratti è anche emotivo, vicino a ideali romantici o forse, più propriamente, a quelli tragici del “sublime”. Anche la tua ultima personale Natural Disaster alla galleria Divario di Roma, suggerisce una visione apocalittica, strettamente legata alla natura. È un vero e proprio scontro, quello tra natura e tecnologia? Chi vincerà?

Noi siamo per la tecnologia ciò che un’ape è per il fiore. Natural Disaster esplora con eroismo romantico, e con una certa sacralità, il potere entropico e rigenerante del disastro. La galleria diventa una cattedrale dedicata alla luce del fulmine e alla potenza del fuoco, inneschi controculturali di una “cavalleria contemporanea riemersa dalle ceneri”, come suggerisce la curatrice Giulia Gaibisso. L’apocalisse c’è e incombe, come attestano i due lavori verticali We are machines made for dreaming_paesaggio con fulmini 1 e 2, ma il centro focale della mostra è il Sole (Sole nascente 1), che irradia del suo valore simbolico e salvifico tutto lo spazio.

I progetti di Francesca Cornacchini

Dopo la sua partecipazione ad aprile alla terza edizione del Premio Conai: Arte Circolare, su invito di Spazio Taverna presso la Reggia di Venaria Reale di Torino, Francesca Cornacchini sarà protagonista di due personali a Roma: presso Magma, spazio culturale transdisciplinare di Roma e presso Cosmo Trastevere, nel periodo di giugno. In estate sarà collaboratrice e ospite al Fuori Festival di Spoleto in occasione del Festival dei Due Mondi, per poi ripartire in autunno con la D3CAM3RON3 Art Residency.

Bio dell’artista

1991 – Nasce il 22 marzo a Roma

2018 – Vince il RUFA CONTEST con il lavoro THE CODE#01, contestualmente il premio REF – Roma Europa Festival presentandolo presso MACRO La Pelanda (Roma) e nello stesso anno entra a far parte dell’artist-run space Spazio In Situ (Roma)

2021 – Viene presentata, insieme a Spazio In Situ, ad ARTVERONA 2021, presso la sezione LAB1

2022 – Fonda la D3CAM3RON3 Art Residency, in collaborazione con Palazzo Lucarini Contemporary di Trevi

2023 – Insieme all’artista Federica Di Pietrantonio ospita una cena in atelier per Spazio Taverna

francescacornacchini.it