Marco Eusepi: un racconto delle sue “Fioriture” alla Litografia Bulla

Custodire il fuoco senza adorare le ceneri, partire dalla tradizione per andare avanti cercando nuove fioriture. Intervista a Marco Eusepi

Gennaio, Piazza del Popolo, Roma. Superato il Caffè Rosati, poco più avanti, si apre Via del Vantaggio. Qui ha sede il laboratorio di litografia della famiglia Bulla: un tempio più che un luogo di lavoro. Varcare quella piccola porta tra le mura dei palazzi ingialliti dalla luce dei lampioni è sempre un colpo al cuore. Quella soglia è stata superata da un’innumerevole schiera di personaggi che affollano la storia dell’arte del ’900. Turcato, Kounellis, Cucchi…qualsiasi artista possa venirvi in mente, non stentate a immaginarlo piegato sulle pietre litografiche che la famiglia Bulla continua a spostare di torchio in torchio. Ancora oggi infatti le porte della Litografia restano aperte per dare alla luce sperimentazioni che fanno sognare le nuove generazioni di artisti, pronti a innestare la propria ricerca nel terreno della tecnica artigianale. Marco Eusepi aspetta dentro il laboratorio.

In quel momento, il suo maniacale culto della precisione è tutto dedicato all’osservazione del risultato di uno dei lavori prodotti nella recente residenza in collaborazione con Flaminia e Beatrice Bulla, le sorelle che attualmente portano avanti la direzione del laboratorio. Un viaggio durato un anno e che ora prende corpo nel progetto Fioriture. Marco Eusepi è attento al minimo dettaglio, paziente e meticoloso. Affronta la pittura con un approccio di convivenza: l’esistenza stessa è il viaggio da compiere con essa. Dedizione e disciplina si coagulano intorno a un lavoro calmo e costante, quotidiano, che fluisce attraverso i giorni in maniera silente e profonda. «La mia ricerca – spiega l’artista – non è basata sulla progettualità. La mia è una pratica. Il mio lavoro non prende piede da un’idea già definita. Mi interessa la pittura come un processo in divenire, di cui io stesso sono il primo spettatore».

I lavori di Eusepi evidenziano la sua abilità nell’evocare l’evanescenza e la resistenza del ricordo attraverso paesaggi e soggetti naturali. Il suo patrimonio concettuale mostra una profonda comprensione della storia dell’arte, ma è la sua capacità di reinventare questo patrimonio culturale che lo rende estremamente rilevante oggi. La sua consapevolezza tecnica nel reinventare la grammatica pittorica testimoniano un approccio disciplinato e al contempo creativamente audace. Mentre parla l’artista cita Gustav Mahler: «Il compositore austriaco diceva che “La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”, io sono d’accordo».

Nell’esaminare una pittura come la sua occorre essere armati di una principale consapevolezza: la tradizione non deve essere vista come un rigido insieme di regole e convenzioni da seguire acriticamente, piuttosto come una convenzione da seguire acriticamente, piuttosto come una fonte di ispirazione e vitalità da cui attingere per alimentare la creatività e il desiderio d’innovazione. Non possiamo evitare di guardare al passato. Se questo viene venerato in modo acritico e statico può portare alla stagnazione e all’immobilismo. La pittura di Eusepi si presenta perfettamente in grado di stimolare uno dei dibattiti più centrali al giorno d’oggi: il bilanciamento tra l’innovazione e la ricerca del nuovo da un lato; e la consapevolezza della storia e della tradizione artistica dall’altro.

L’arte oggi si spacca in due: il desiderio di sbalordimento immediato e la generazione forzata di interazione si contrappone all’aspirazione a permanere oltre il presente, di essere ricordati piuttosto che aver stimolato con il proprio lavoro una riflessione critica sul contingente. La bilancia è impazzita. I piatti sembrano continuare a pendere prima da una parte e poi dall’altra, non trovando mai il loro equilibrio.

Proviamo quindi a fare chiarezza, prendiamo in considerazione tre differenti prospettive che riflettono sul tema dello sbalordimento: Nicolas Bourriaud, con il suo concetto di estetica relazionale, sottolinea l’importanza dell’interazione sociale e del coinvolgimento attivo del pubblico nell’arte contemporanea. Secondo Bourriaud, lo sbalordimento può essere un mezzo per generare un’esperienza partecipativa e riflessiva che incoraggia il pubblico a interagire con l’opera e con gli altri spettatori. D’altra parte, Guy Debord analizza la società contemporanea come dominata dalla produzione e dal consumo di immagini che generano una condizione di passività nelle masse. Debord sostiene quindi che lo shock nell’arte contemporanea può fungere da elemento di disturbo, interrompendo lo stato di alienazione indotto dallo show e stimolando una reazione critica.

Jean Baudrillard, infine, esplora il concetto di simulazione e la distorsione della realtà nell’era contemporanea. Secondo Baudrillard, l’arte spesso utilizza simulacri per generare uno shock nel pubblico, manipolando la percezione della realtà e inducendo una reazione emotiva negli spettatori. Ma se invece cominciassimo a cambiare completamente prospettiva? Eusepi guarda dall’altro lato, porta avanti una ricerca in grado di evocare quiete nella tempesta. Lo shock viene sostituito dallo stupore, dalla gioia della riscoperta del consueto; lo sgomento perde d’attrattiva. Petalo dopo petalo è la purezza della natura a procurare il vero appagamento. Eusepi lo sa e va avanti, stagione dopo stagione, in attesa dello schiudersi del prossimo bocciolo.

I progetti di Marco Eusepi

Marco Eusepi è oggi impegnato nella produzione di nuove opere e sperimentazioni tra le mura del suo studio, dopo aver chiuso il progetto realizzato in collaborazione con la Litografia Bulla, Fioriture, ed esposto fino al 9 marzo alla galleria Francesca Antonini Arte Contemporanea con la mostra Assolo #5. Nel progetto sono state esposte carte giapponesi intelate di piccole e medie dimensioni alternate a lavori su tela, in dialogo tra loro e con gli spazi della galleria. I dipinti si muovono su due differenti binari: oltre ad evocare ricordi famigliari raccontano il tempo presente, la quotidianità e la bellezza delle cose effimere.

Bio dell’artista

1991 – Nasce il 14 dicembre ad Anzio, Roma

2018 – Consegue il Diploma Accademico di secondo livello all’Accademia di Belle Arti di Roma

2020 – È co-fondatore dell’artist-run space di Roma SPAZIOMENSA, luogo di sperimentazione artistica in Via Salaria

2022 – Inaugura Gardens, personale a cura di Pier Paolo Pancotto tenutasi nel settecentesco Palazzo Trigona di Canicarao, Noto

2023 – Apre la sua personale Fioriture da Litografia Bulla, a seguito di un periodo di residenza volto alla produzione di un libro d’artista e di una serie di opere realizzate con la tecnica del monotipo

L’articolo è stato pubblicato su Inside Art #130.