Si prevede un settembre ricco di iniziative per il MACRO, il museo d’arte contemporanea di Roma che chiude alla fine di agosto la maggior parte dei programmi espositivi avviati nei mesi scorsi, da Autoritratto al lavoro di Elisabetta Benassi alla mostra dedicata a Patrizia Cavalli. La nuova stagione artistica del museo romano si aprirà con un festival, Sonata, accompagnato da un’opera di Allan Kaprow, in mostra fino al febbraio 2025.
Al MACRO arriva il festival Sonata
Il museo romano d’arte contemporanea darà il via a Sonata, un festival di immagini in movimento, suono, performance, incontri e parola in programma dal 6 al 22 settembre 2024. A cura di Matteo Binci e Vasco Forconi, la manifestazione riflette l’approccio interdisciplinare che ha caratterizzato il progetto del Museo per l’Immaginazione Preventiva, rivolgendo una particolare attenzione a specifiche comunità e narrazioni della città di Roma.

Proponendosi come un’alternativa temporanea alla dimensione espositiva delle mostre e alla centralità del palcoscenico, Sonata – in musica una composizione strumentale articolata in più movimenti a carattere contrastante – è una piattaforma volta ad abitare i molteplici spazi interstiziali del museo. Il calendario di eventi si articola attraverso tre formati che ricorrono a cadenza settimanale, accompagnati da una selezione di opere di videoarte, cortometraggi, installazioni audio in loop e ricerche sonore di artisti musicali, dj e producer che dialogano in maniera trasversale con i contenuti di ciascuna giornata.
I sabati sera saranno dedicati al cinema d’autore, mentre ogni domenica collettivi e movimenti impegnati nell’intersezione tra attivismo per i diritti sociali e civili, arte e cultura, affronteranno i temi della pedagogia democratica, dell’autodeterminazione dei corpi e del post-coloniale, attraverso le pratiche e i linguaggi del workshop, del talk e dell’assemblea. Il tutto sarà accompagnato da una selezione di artisti, dj e producer che animeranno le serate sulla terrazza del MACRO. I venerdì sera, in particolare, saranno dedicati al clubbing.
Lo studio Supervoid firma le scenografie del festival
Ad accogliere la programmazione di Sonata sarà la serie di scenografie e dispositivi temporanei realizzati dallo studio romano di architettura Supervoid. Con il riutilizzo di materiali di mostre precedenti, Supervoid ha disegnato Rapsodia, un insieme di strutture che attraversa i depositi del MACRO per dare vita a un progetto di interpretazione critica che segue precise regole di assemblaggio. Nessun elemento è usato per ricomporre l’oggetto originario, ma ogni installazione è concepita impiegando almeno due materiali provenienti da mostre diverse. I materiali riemergono così in un collage tridimensionale, impiegati in nuove funzioni che testano la possibilità dei materiali di essere riconfigurati: moquette che diventano fondali, pannelli di strutture espositive trasformati in un lungo paravento, grigliati metallici che diventano quinte sceniche.

Ciascuno di questi dispositivi conserva le tracce degli autori che li hanno realizzati, sottolineando il carattere collettivo del progetto museografico. Allo stesso tempo Rapsodia si propone come una riflessione sull’accumulazione dei materiali legata alla continua produzione di eventi culturali, e l’occasione per definire degli spazi attraverso gesti ed elementi di arredo minimi.
Nel cortile del MACRO arriva un’opera di Allan Kaprow
L’installazione risale al 1961, ed è la prima volta che fa il suo ingresso a Roma. Si tratta di Yard, un’opera che l’artista statunitense Allan Kaprow ha realizzato in occasione della collettiva Environments, Situations, Spaces alla Martha Jackson Gallery di New York.
Esposta allora nel cortile della galleria, l’installazione consisteva in una disposizione casuale di centinaia di pneumatici usati dai quali emergevano cinque cumuli di carta catramata, che a loro volta coprivano delle sculture della collezione di Martha Jackson. I visitatori erano incoraggiati a camminare sugli pneumatici e a lanciarli liberamente. Yard, come gli altri Environments, è concepita quindi come un’opera in trasformazione, una partitura concettuale da riallestire in diversi spazi adattandosi ogni volta alle peculiarità del luogo.

Come nel 1961 alla galleria newyorkese, Yard sarà installata nel cortile del MACRO, dove rimarrà fino al 16 febbraio 2025, in un ideale richiamo alla situazione espositiva originaria. Proponendosi come un’opera che ancora oggi è il manifesto di un’arte capace di fondersi con gli spazi esistenti e i contesti sociali in cui è situata, il lavoro di Kaprow critica l’idea del potere individuale dell’artista a favore della collettività, negando al tempo stesso l’idea che l’opera debba necessariamente aspirare a una condizione definitiva.
info: museomacro.it