“Caro Alberto”, a Recanati l’omaggio di Giacinto di Pietrantonio a Garutti

Il progetto "Caro Alberto" ricorda attraverso opere-cartoline la figura di Garutti a un anno dalla scomparsa

A un anno dalla scomparsa di Alberto Garutti, Giacinto di Pietrantonio lancia un nuovo progetto con lo scopo di omaggiarlo. Si tratta di Caro Alberto, un’esposizione di cartoline-opere realizzate da ex allievi (e non solo) dell’artista e professore, che nel corso della sua carriera ha insegnato alle Accademie di Belle Arte di Macerata, Bologna e Milano Brera, al Politecnico di Milano e all’Università IUAV di Venezia. La mostra, visibile allo spazio Tempesta di Recanati fino al 29 settembre 2024, include anche cartoline in bianco messe a disposizione per chi volesse compilarle, che andranno ad aggiungersi a quelle già in mostra. L’intento complessivo del progetto consiste quindi nel dedicare ad Alberto Garutti brevi testi, immagini, disegni, tramite l’invio di una o più cartoline postali.

Le parole del curatore di “Caro Alberto”

Ad accompagnare il progetto espositivo Caro Alberto, il testo del curatore Giacinto Di Pietrantonio, anche grande amico dell’artista. “Alberto Garutti è stato un artista significativo non solo per l’arte, ma anche per l’insegnamento dell’arte, cosa di cui però diceva che non si può insegnare”, scrive Di Pietrantonio. “Tuttavia – prosegue – lui aveva un modo tutto suo per parlare di arte e stimolare gli studenti a produrre lavori da artisti e non da studenti, perché tali li considerava e per questo discuteva con loro alla pari stimolandoli a presentare e dibattere delle proprie opere mai considerati compiti. La discussione dell’arte era al centro della sua poetica nelle scuole in cui ha insegnato, o meglio militato”.

“La sua – chiarisce il curatore – era una militanza che non faceva nessuna differenza tra il dentro e il fuori e difatti la discussione era al centro della sua arte pubblica fatta di installazioni opere nate da e con le discussioni con i cittadini a cui l’opera era destinata. Per questo il concetto di opera per Garutti era ciò che metteva al centro lo spettatore che è una delle questioni cruciali dell’arte dei nostri tempi. In questo senso l’opera si sarebbe potuta realizzare anche in sua assenza e difatti quando è venuto a mancare spontaneamente i suoi ex “studenti”, centinaia, si sono ritrovati a discutere sia dal vero che in chat sulla sua eredità, mancanza fisica che non vuol dire mentale. Chat ancora oggi attive e quindi potremmo dire che questa lunga discussione che dura da più di un anno è una sua opera in assenza che ha generato anche la mostra di un artista a tutti molto caro”.

Chi era Alberto Garutti

Scomparso nel 2023, Alberto Garutti è stato un punto di riferimento sulla scena dell’arte italiana e internazionale degli ultimi quarant’anni. Da sempre interessato ad esplorare gli spazi e le dinamiche di relazione tra opera, spettatore ed istituzione, Garutti a partire dagli anni ’90 ha trasformato i modi di fare arte pubblica ridefinendone radicalmente i processi di concezione. I lavori pubblici di Alberto Garutti sono infatti disegnati come sistemi aperti di relazione, forme d’incontro tra i cittadini, gli spettatori dell’arte e il paesaggio, sottili letture critiche del nostro presente.

Accanto alla carriera artistica, Garutti è stato docente. Tra le istituzioni in cui ha insegnato c’è l’Accademia di Brera di Milano, dove dal 1994 al 2013 è stato titolare della cattedra di Pittura, ma ha insegnato anche allo IUAV di Venezia e al Politecnico di Milano. Ha partecipato a grandi manifestazioni internazionali come la Biennale di Venezia, la Biennale di Istanbul, Arte all’Arte e la “Memory Marathon” alla Serpentine Gallery di Londra, oltre ad aver realizzato opere per musei e istituzioni tra le più importanti al mondo.

I protagonisti della mostra

A celebrare la figura di Alberto Garutti sono molti personaggi del panorama contemporaneo. In esposizione fino al 29 settembre le cartoline realizzate da Rebecca Agnes, Sabrina Balbarani, Simone Berti, Davide Bertocchi, Luca Bolognesi, Rossana Buremi, Verdiana Calia, Valerio Carrubba, Roberto Casti, Mariangela Capossela, Laura Cherubini, Nada Cingolani, Paola Cominato, Isabelle Cordemans, Sabine Delafon, Giacinto Di Pietrantonio, Ettore Favini, Francesco Fossati, Paola Gaggiotti, Stefania Galegati, Alberto Guidato, Giovanni Kronenberg, Claudia Losi, Lorenzo Lotto, Micol Magni, Gian Maria Marcaccini.

Ma non solo, presenti in mostra anche quelle di Beatrice Marchi, Franco Marconi, Melinda Mauri, Carmen Mazza, Sabrina Mezzaqui, Mattia Montemezzani, Sabrina Muzi, Gabriele Negro, Nessy1, Alessandra Occa, Leonarda Pagnamenta, Sabrina Pecci, Diego Perrone, Luca Pozzi, Riccardo Previdi, Lara Rada, Farid Rahimi, Stefania Ricci, Panagiotis Samsarelos, Giancarlo Sanfrancesco, Alice Schivardi, Davide Sgambaro, Anna Sostero, Andrea Sperni, Paola Squizzato, T-Yong Chung, Alberto Tadiello, Shigeri Takahashi, Maria Letizia Tisi, Adriana Torregrossa, Camilla Vaccari, Michela Veneziano, Alice Vercesi, Ilaria Verdesca, Serena Vestrucci, Matteo Vettorello, Giorgia Vian, Alberto Vigliani, Luigi Viola.

Al termine dell’esposizione il materiale sarà raccolto in una collettiva scatola-opera donata all’Archivio Alberto Garutti.

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