Un’inaspettata convergenza, la mostra di Paola Gandolfi in Umbria

Il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto ospita la mostra di Paola Gandolfi nell'ambito del progetto La sottile linea d’Umbria

Nell’ambito del progetto La sottile linea d’Umbria all’insegna della “Scoperta dell’Umbria tra Antico e Contemporaneo”, iniziato a metà giugno per concludersi il 6 ottobre, Paola Gandolfi ha inaugurato la sua mostra Un’inaspettata convergenza in una sala del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto.

Iniziamo il percorso della mostra.

Bella questa scultura di Paola così espressiva e con tanto di rossetto, una sua tipica figura femminile … ops, ma non è di Paola, è una “Antefissa in terracotta a testa di menade” del IV secolo A.C., che dialoga perfettamente con ”Archeologia di sé”, una delle sue (quattro) opere realizzate nel 2024, una donna che ha perso il viso, con la bocca che cadendo e separandosi dalla faccia diventa frammento  creando una perfetta congiunzione con i frammenti etruschi, che a loro volta sembrano realizzati oggi.

All’inizio c’è una certa preoccupazione da parte di Paola, del tutto comprensibile, a confrontarsi con l’arte etrusca, ma grazie all’allestimento da lei curato insieme all’amica Dominique Smerson, nasce un dialogo perfetto tra le ceramiche di oggi e le terrecotte, i frammenti e i vasi del IV secolo A.C.: una inaspettata convergenza.

I corredi del guerriero Larth stanno a fianco di Esercizi di equilibrio, opera di Paola del 2003 (una ceramica 170×60 cm). E che sia chiaro, non è una donna fatta a pezzi, sono gli esercizi di equilibrio che creano un dialogo tra due guerrieri di due epoche diverse, Larth del IV secolo A.C. e la donna di oggi, che dal punto di vista psichica è scissa e in continua ricerca di nuovi equilibri.

E nella ricerca di nuovi equilibri dietro una apparente tranquillità alle volte si creano delle vere e proprie crepe nell’anima di tutti noi. E così Crepa, altra scultura di Paola del 2024, converge con le tante crepe all’interno delle bacheche del Museo Archeologico.

Non commento oltre e lascio che la caccia al tesoro all’interno della sala del Museo Archeologico di Orvieto continui senza fornire alcun ulteriore indizio, facendo sì che la perfetta convergenza tra archeologia e arte contemporanea creata da Paola rimanga davvero inaspettata.

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