Angelo Crespi racconta visioni e prospettive su Brera in un’intervista con Alain Elkann

Dal progetto Grande Brera al museo come impresa: sul sito di Elkann un botta e risposta con il direttore della Pinacoteca di Brera

Con il suo stile semplice e conciso, il giornalista e scrittore Alain Elkann, già conosciuto per i libri-intervista che ha pubblicato nel corso degli anni, colleziona sulla sua pagina web, alainelkanninterviews.com, i risultati delle lunghe chiacchierate intercorse con alcune delle personalità più note e di successo del nostro tempo.

Tra i contenuti, divisi per sezione – arte e design, business e finanza, cinema e teatro, letteratura e educazione, musica e opera, politica ed economia, religione e filosofia – si possono leggere interessanti dialoghi con grandi artisti (tra cui Damien Hirst, Marina Abramovic, Steve McQueenì), curatori del calibro di Hans Ulrich Obrist (anche lui peraltro celebre per le sue raccolte di interviste) e direttori di musei.

Tra questi ultimi, da poco pubblicato, un botta e risposta con Angelo Crespi, Direttore della Pinacoteca di Brera di Milano dal gennaio di quest’anno, che fa emergere l’inestimabile valore non solo della Pinacoteca di Brera ma anche della Biblioteca Braidense nel contesto cittadino.

“Oggi – scrive Crespi sul suo profilo Instagram testimoniando con una foto l’incontro con il giornalista – visita gradita di Alain Elkann. Abbiamo parlato di libri davanti al manoscritto dei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, religiosamente custodito in Braidense nel fondo manzoniano. E – aggiunge – ovviamente abbiamo discusso, come da 15 anni a questa parte, di arte, di cultura e di gestione dei musei”. 

Nell’intervista poi pubblicata per iscritto da Elkann, infatti, si ripercorre la storia dell’istituzione e la sua importanza, non solo nella cornice delle sue magnifiche bcollezioni ma anche nel quadro generale del progetto della Grande Brera sognata da Franco Russoli, un’ambizione lunga mezzo secolo che ora finalmente sarà una priorità nel nuovo mandato di Crespi.

“Per una serie di difficoltà progettuali – si legge dalle parole di Crespi – e tanti ripensamenti, Palazzo Citterio non aprì mai, e ad un certo punto, intorno agli anni 2000, si pensò di abbandonare l’idea di aprirlo e di fare quella che allora si chiamava la “Brera in Brera”, progetto di Mario Bellini, per portare l’intero museo all’interno dello storico edificio. Anche questo non è avvenuto, e nel 2014 hanno riconsiderato il progetto “Grande Brera” con Palazzo Citterio”.

Pinacoteca di Brera, sale Napoleoniche

Tuttavia, dopo il restauro conclusosi nel 2018, a causa di altri intoppi, tra cui il periodo di pandemia, l’apertura è stata ancora rimandata e quest’anno, finalmente, è già stata stabilita una data per la presentazione del progetto al pubblico. “Nella mia nomina – spiega Crespi – mi è stato espressamente dato mandato di dare priorità all’apertura di Palazzo Citterio, che avverrà il 7 dicembre di quest’anno, 2024, anche la serata inaugurale della Scala”.

Collegandosi a queste affermazioni, Elkann non manca di chiedere a Crespi quali sono le prospettive di crescita in termini di visitatori per Brera e l’interesse per il museo da parte delle giovani generazioni, elementi chiave per posizionare la Pinacoteca nel contesto di una città come Milano, piccola ma sempre più aperta al turismo.

“La domanda culturale è cambiata radicalmente – afferma Crespi a tale proposito – e dobbiamo ovviamente adeguare l’offerta culturale. Stiamo crescendo, e con l’apertura di Palazzo Citterio, potremmo raggiungere i 600.000 visitatori nel 2025. […] L’anno scorso, 200.000 giovani visitatori delle Accademie hanno avuto accesso gratuito o molto scontato. Più di 700 classi all’anno vengono a visitare la pinacoteca, dall’asilo alle scuole superiori. Nel nuovo edificio allestiremo un laboratorio didattico, dove il pubblico fragile – come ad esempio gli ipovedenti o i disabili – troverà uno spazio che non sarà più solo di visita, ma in cui potremo offrire una funzione sociale.

Una funzione che devono adempiere i musei, restituendo alla comunità – parafrasando Crespi – lo sforzo dello Stato nel dare i suoi contributi ai musei. “I musei oggi – spiega il direttore di Brera – sono imprese, come mi piace chiamarle, perché in questo termine c’è anche l’idea di coraggio e di osare”.

Un’affermazione che va a rafforzare il ruolo dell’Associazione storica Amici di Brera e che ben si inserisce nella volontà di Crespi, con il lancio del “Patto per Brera”, di coinvolgere aziende e imprenditori sfruttando le potenzialità di uno strumento come l’Art Bonus, perché, spiega gli stakeholder di un museo sono ovviamente i visitatori, ma anche gli imprenditori che possono sostenerne lo sviluppo: “Vorrei trovare venti imprenditori o venti aziende con amministratori delegati che firmino questo patto e mi accompagnino nei primi quattro anni del mio mandato, utilizzando l’Art Bonus. Quindi donando, ma sfruttando la defiscalizzazione. Anche i grandi musei statali hanno bisogno delle comunità che li circondano”.

La visione di Angelo Crespi che affiora dall’intervista di Elkann va in una direzione di conservazione che sposa la modernità, al passo con le trasformazioni presenti e future dei musei, e che che include elementi di valorizzazione delle attività svolte nella Pinacoteca, attraverso l’inserimento ad esempio il laboratorio di restauro all’interno del percorso di visita, e di innovazione nella fruizione, ponendo come priorità gli strumenti tecnologici e digitali al servizio del museo. “La mia idea – spiega Crespi – è quella di trasformare il museo da una trasmissione a una media company. Con questo intendo dire che studia e progetta la comunicazione integrata con il prodotto, pensando al prodotto in funzione della comunicazione che ne deriverà”.

Angelo Crespi a The Art Symposium, photo Marta Ferro

Infine, tra gli obiettivi del direttore di Brera, rientra la volontà di creare uu network con le altre istituzioni, un passo che inizia con una sinergia con la GNAM di Roma ma che proseguirà anche all’estero: “Le prime mostre a Palazzo Citterio – chiude Crespi, che proprio di recente è stato tra i protagonisti dell’ART Symposium, convegno su arte e impresa organizzato alla GNAM da Inside Art – saranno in collaborazione con la Galleria Nazionale di Roma, e c’è un forte legame non solo con i direttori delle istituzioni pubbliche italiane ma anche con i musei stranieri. Facciamo tutti parte dell’International Council of Museums (ICOM), dove si determinano i regolamenti, le discipline e le innovazioni del sistema museale internazionale”.

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