Alberto Gambino, professore ordinario di diritto privato e prorettore dell‘Università Europea di Roma, è intervenuto a The Art Symposium – la giornata di confronto tra imprese pubbliche e private sul tema della cultura come leva dell’innovazione e dello sviluppo organizzata da Inside Art e GNAM – nell’ambito del terzo panel della giornata, intitolato La rivoluzione digitale, l’innovazione dalle università alle aziende. Nel dialogo, Gambino si è interrogato sui limiti della tecnologia e sull’importanza di valorizzare la creatività e la formazione umanistica, mettendo in campo anche questioni etiche.
«Le intelligenze artificiali – ha spiegato – sono tecniche, non sono contenuti: sono tecniche intelligenti, ma anche pigrizia, l’abbassamento della curiosità. A un certo punto si verifica un’assuefazione: i contenuti si standardizzano, ma diventano anche incontrovertibili. Seguendo un trend, le intelligenze artificiali guardano al passato, ma non hanno il guizzo creativo del genio». Di fronte all’impoverimento generato dalle tecniche, Alberto Gambino afferma che «è necessario innervare di umanistica, e gli atenei hanno questo scopo, mettendo in campo le materie tradizionali. Al dunque, i grandi progressi dell’umanità li ha fatti il pensiero, non la tecnica: il pensiero ha sempre rappresentato anche una soluzione irragionevole. Allora la scommessa sta nel ritenere gli atenei e le scuole, una volta consegnate le competenze tecnologiche, capaci di insegnare capacità critiche. La creatività, però, deve essere remunerata: ecco a cosa serve l’ente formativo universitario».
Gambino ha proseguito poi rintracciando le modalità con cui trasmettere le discipline tradizionali alle nuove generazioni. «È necessario – ha affermato – essere bravi e fondati nelle proprie radici culturali e trovare nuove tecniche per interessare le nuove generazioni. Salire in cattedra e raccontare cose risapute – con totale disattenzione dell’auditorio – è un comportamento non etico. Davanti a delle generazioni che hanno una bassa soglia di attenzione è necessario stimolare curiosità, e anche questa è etica».
Accanto all’etica della forma, Gambino sottolinea anche quella dei contenuti. «In questo – ha spiegato – le tecnologie hanno un ruolo fondamentale. Io faccio parte del comitato di bioetica e ricordo un episodio in cui un detenuto protestava per le misure eccessivamente restrittive che subiva, minacciando di conseguenza lo sciopero della fame. Il Ministro della Giustizia temeva che il detenuto sarebbe potuto morire all’interno del carcere, e da qui ci si è chiesti cosa si sarebbe dovuto fare se avesse perso coscienza, dunque se rispettare o meno la sua volontà. Di fronte al quesito, la risposta è stata di alimentarlo anche in caso di perdita di coscienza. La stessa domanda è stata posta poi a ChatGPT, che ha fornito la stessa risposta del comitato di bioetica».
Il problema, però, si è posto con l’analisi delle fonti. «Abbiamo chiesto le fonti da cui aveva attinto l’algoritmo – ha raccontato Alberto Gambino – che ha citato una serie di legge, tutte corrette e con articolo corrispondente, ma i contenuti in realtà non esistevano: erano stati inventati dall’algoritmo stesso. Messi insieme avevano creato un pensiero eticamente dominante, era una sorta di etica condivisa a livello planetario. Ma le fonti erano sbagliate». Attraverso l’esame di questo caso con il pubblico dell’ART Symposium, il prorettore ha concluso il suo intervento con delle domande, lasciando le questioni aperte: «L’etica può allora essere definita in questo modo? E con fonti erronee considerate vere, come si potrebbe rovesciare un così radicato pensiero?».
Alberto Gambino è professore ordinario di diritto privato e prorettore dell‘Università Europea di Roma. Precedentemente è stato direttore del Dipartimento di Scienze umane e della Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali. Ha insegnato come docente di ruolo nell’ Università degli studi di Napoli “Parthenope” e come docente incaricato alla Luiss Guido Carli e alla Sapienza Università di Roma. Inoltre è anche docente di filosofia del diritto, di diritto dell’informatica e di diritto sportivo.