L’atleta di Lisippo torna in Italia: la decisione della Corte europea

Ѐ ormai ufficiale, la Corte europea di Strasburgo ha ordinato al Getty Museum di Los Angeles di restituire la celebre statua di Lisippo. Ma il nostro paese saprà valorizzarlo?

La scultura bronzea conosciuta anche come Atleta di Fano o Atleta vittorioso di Lisippo e databile tra il IV e il II secolo a.C., è da qualche anno al centro di una dibattuta vicenda che riguarda l’America e l’Italia. L’opera in questione è stata ritrovata da alcuni pescatori nel 1964 sulle coste di Fano, comune marchigiano. Un eccezionale scoperta che – nonostante le ovvie condizioni degradanti che mostrava al momento del suo svelamento – riproduceva un riconoscibilissimo giovane atleta intento a cingersi il capo con una corona di alloro, con un corpo esile e slanciato e gambe muscolose.

La sua ombrosa provenienza è probabilmente da ricondursi a una nave romana di età repubblicana affondata sulle nostre coste durante un naufragio. L’imbarcazione forse arrivava dalla Grecia, carica di altrettante statue che avrebbero dovuto decorare Roma e dunque importante testimonianza di un Italia che cominciava ad aprirsi al gusto ellenistico. Una ulteriore ipotesi, molto più accreditata anche da alcune fonti letterarie antiche, è che invece la statua già provenisse dalla Capitale e fosse stata spedita da Costantino stesso verso una Costantinopoli appena fondata.

A partire dalla sua scoperta poi, la storia è stata piuttosto controversa: acquistata in un primo momento dai membri della famiglia Barbetti per 3 milioni e mezzo di lire, la statua è stata per anni nascosta nella canonica di un sacerdote. I protagonisti furono accusati di ricettazione per poi però essere assolti poco dopo.

Negli anni ’70 l’Atleta di Lisippo sparisce misteriosamente in circostanze ancora oggi poco chiare, per poi essere ritrovato in un’asta a Londra e acquistato nel 1977 dal Getty Museum di Los Angeles per 4 milioni di dollari. Un patrimonio culturale che secondo le autorità italiane – viste le strane circostanze di una vicenda poco limpida – sarebbe stato illegalmente trasportato in America. La Corte di Cassazione aveva già in realtà emesso un provvedimento di confisca, ma la notizia ufficiale da parte dell’organo di Strasburgo è arrivata solo pochi giorni fa.

In tutti questi anni naturalmente – in gioco la sua immagine istituzionale – l’istituzione americana ha sempre difeso con fermezza il possesso della scultura, in quanto di «origini greche e pescato in acque internazionali» – aggiungendo che «la proprietà da parte del museo da oltre 50 anni di un’opera d’arte che non è stata creata da un artista italiano, né è stata trovata in territorio italiano, sia giusta, etica e in linea con la legge americana e il diritto internazionale». Anche fosse che la statua sia stata scoperta in acque internazionali, comunque al momento del ritrovamento il peschereccio batteva bandiera italiana e il primo attracco è stato proprio il porto di Fano. Inoltre a quanto pare, sono diverse le opere del Getty acquistate “illegalmente” negli anni passati.

Ed è qui che la questione diventa più complessa. Visto il tempo ormai trascorso – in anni in cui la concezione del patrimonio culturale non era ancora, purtroppo, così profondamente radicata – è più giusto che queste opere siano visibili a un pubblico molto più ampio o è più giusto collocarle nei loro luoghi di appartenenza, dove – per ovvie ragioni – non avrebbero lo stesso riscontro di visitatori? Il Getty attira più di 3 milioni di persone ogni anno: se tornasse a Fano, magari nel museo archeologico della cittadina, otterrebbe gli stessi risultati? Chissà, forse potrebbe essere un giusto espediente per visitare e apprezzare un piccolo museo. Comunque, la Corte europea di Strasburgo non ha dubbi: il capolavoro di Lisippo tornerà in Italia e precisamente, a quanto pare proprio nelle Marche, nel luogo in cui ormai quasi cinquant’anni fa è stato rinvenuto.