Tra cronaca e antichità, Ciprian Mureşan in mostra a Roma

Curatore del Padiglione della Romania alla Biennale, Ciprian Mureşan approda all'Istituto centrale per la grafica con opere realizzate ad hoc

Scelto come curatore, insieme con Șerban Savu, del progetto per il Padiglione della Romania per la Biennale di Venezia 2024Ciprian Mureşan è un artista poliedrico. Nato a Dej (Romania), Mureşan lavora utilizzando differenti media, dal video alla scultura, dal disegno alla fotografia fino alle installazioni. 

Numerose sono le città in cui ha esposto i suoi lavori, tra cui Roma, esordendo nel 2016 al Museo Pietro Canonica, con un progetto legato allo scultore che ha dato il nome alla struttura che ha ospitato una mostra, curata da Pier Paolo Pancotto, e che lo ha portato a sviluppare una riflessione sul concetto di identità culturale e sociale. Ed è stato proprio Pancotto, con Maura Picciau, Direttrice dell’Istituto centrale per la grafica, a realizzare la personale dedicata all’artista rumeno, Doppia Ombra, allestita negli spazi dell’Istituto fino al 1 maggio.

Realizzata in collaborazione con l’Accademia di Romania – Istituto Culturale Romeno e con il patrocinio dell’Ambasciata di Romania, l’esposizione presenta, suddivisi in tre sale, circa 24 lavori su carta di diversi formati, oltre a 9 lavori fotografici e una scultura, Ritratto di Iris (Echoes Series), realizzata in carta e resina. 

Tutti i disegni sono stati realizzati dall’artista ad hoc per questa mostra, prendendo spunto dalle opere di grandi maestri del passato presenti nella collezione del Gabinetto dei Disegni dell’Istituto, con i quali ha avuto modo di confrontarsi direttamente nei mesi precedenti l’esposizione.

Alcuni di questi capolavori del passato, gli originali da cui l’artista ha tratto ispirazione, tra i quali due preziosissime Teste di giovane di Sandro Botticelli che non vengono esposte al pubblico da oltre vent’anni, alcuni torsi maschili di Jacopo Pontormo, un carboncino di Jacopo Tintoretto, sono eccezionalmente presentati ai visitatori.

Le raffigurazioni fanno parte di una serie, iniziata nel 2013 con un libro su Bas Jan Ader, e legata al mito dell’artista olandese che disegnò per quattro anni sullo stesso pezzo di carta, cancellando ogni volta il disegno precedente prima di iniziarne uno nuovo. Mureşan prendendo ispirazione da questo lavoro ha disegnato sullo stesso foglio di carta senza cancellare gli strati precedenti, iniziando a copiare immagini da libri, cataloghi d’arte, principalmente monografie di artisti, un libro su un foglio di carta, sovrapponendo e ridisegnando per fasi e strati. Questo accumulo di immagini esistenti ha dato vita così ad un’immagine totalmente nuova.

I lavori fotografici esposti in mostra, che immortalano l’artista rumeno nel momento in cui disegna, sono stati realizzati con l’ausilio della camera stenopeica, un procedimento fotografico che sfrutta il principio della camera oscura: su una delle pareti è praticato un piccolo foro – detto stenopeico – attraverso il quale entrano i raggi luminosi che riproducono l’immagine internamente sulla parete opposta dove viene collocato un foglio di carta fotosensibile. Una pratica che attraverso lunghissimi tempi di esposizione porta alla realizzazione di immagini volutamente indefinite.

Mureșan, segnato dalla violenza e dai disordini causati della rivoluzione rumena del 1989, seguiti da un difficile adeguamento del Paese ai modelli capitalistici, nei suoi lavori mette in luce dinamiche storiche e sociali. Attinge ad un repertorio iconografico e iconologico dove i richiami all’attualità si fondono con la storia, soprattutto quella relativa al proprio contesto d’origine, la Romania, che egli rende prototipo universale per indagare su miti, utopie e contraddizioni del mondo moderno e postmoderno.

L’artista riflette sul concetto di identità e sul valore semantico che esso assume in rapporto ai sistemi visivi e di comunicazione che caratterizzano la realtà culturale e sociale odierna che, grazie anche all’apporto tecnologico, è un continuo susseguirsi di visioni svuotate del loro autentico significato. Tale è la la moltiplicazione, spesso fuori contesto, di cui sono oggetto. 

Nei disegni, in particolare, l’artista fonde arte antica e scene di cronaca, illustrazioni di libri e copertine di riviste, stampa quotidiana e informazione in rete, intersecando forme che, per quanto riconoscibili, appaiono prive del loro valore semantico originario per trasformarsi in immagini, usurate dal tempo e dall’uso indiscriminato che i mezzi di comunicazione compiono.

Come spiega il curatore Pier Paolo Pancotto, il risultato di questa mostra è un dialogo tra un artista contemporanea e gli artisti del passato. Una esposizione che parte dal disegno ma diventa arte concettuale. Mureşan non copia dall’antico, ma si interroga sul valore dell’immagine e su quanto la ripetizione della stessa rischi di farle perdere il valore semantico che dovrebbe portare con sé. Una sorta di “svuotamento” dell’immagine dovuto alla sua eccessiva moltiplicazione.

Maura Picciau ha raccontato come Mureşan sia un artista che ama lavorare – secondo tecniche diverse – a partire dall’arte antica, che egli sottopone a un vaglio critico e visuale puntuale e rispettoso, consapevole e autonomo. Così, vedendo operare Mureşan ci si domanda quanto il nostro patrimonio storico ci parli ancora oggi, se ci guidi, ci turbi nel profondo, ci coinvolga oltre la sua storia eminente, a volte incombente.

Doppia Ombra
fino al 1 maggio 2024
Istituto centrale per la grafica – Roma
info: grafica.beniculturali.it