Gli angeli di Anselm Kiefer volano alla Fondazione Palazzo Strozzi

"Anselm Kiefer. Angeli caduti" è un allegorico viaggio di iniziazione nella filosofia del maestro tedesco, tra poesia, mito e suggestioni alchemiche

Gli angeli dannati di Anselm Kiefer sono i protagonisti della rassegna fiorentina a Palazzo Strozzi. Il curatore è Arturo Galansino, che in conferenza stampa ha subito ribadito come «Kiefer in questa esposizione sia riuscito a unire la materia e la distruzione che i suoi lavori abitualmente portano, assieme alla leggerezza degli spazi di Palazzo Strozzi». Opere storiche e di recente produzione fra pittura, scultura, fotografia e installazioni, in una mostra che è stata appositamente concepita dall’artista per instaurare una profonda connessione con l’austera architettura rinascimentale del palazzo, tra le sale del piano nobile e il cortile, in un dialogo armonioso e privo di ridondanze.

In particolare, il dipinto da cui tutto prende avvio – Engelssturz – riesce a creare un’atmosfera unica, enfatizzando l’intima relazione che persiste tra antico e contemporaneo. La monumentale tela che domina il cortile, ispirata al San Michele Arcangelo di Luca Giordano, rappresenta un arcangelo che impetuoso si staglia dal fondo dorato – omaggio alla tradizione artistica fiorentina – sotto l’eterea massa di angeli ribelli, in una eterna battaglia fra il bene e il male, dove spesso non esiste nessun vincitore. «Kiefer interpreta l’umanesimo e i suoi lati più nascosti, in una pittura che è prima di tutto filosofia e con un segno pittorico che diventa mezzo per trasmettere suggestioni» ha affermato Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana.

Il tema degli “angeli caduti”, seppur talvolta latente, è ricorrente in ogni sala. Nella prima, si impone Lucifer: la sua ala, reinterpretata attraverso un’acuminata ala di aereo in piombo, è traballante, come se Kiefer intendesse cancellare la differenza dualistica insita nell’uomo e ricordandoci che «tutti coloro che cadono hanno le ali». Il percorso si dirama negli altri spazi, divenendo quasi un cammino di iniziazione tra simboli costantemente presenti nel suo vocabolario visivo – come serpenti o girasoli – che sempre rimarcano il legame tra terra e cielo.

Tra questi, l’installazione immersiva dei cosiddetti Dipinti irradiati, che ricorda le quadrerie seicentesche e invita ad immergersi passivamente in un senso di distruzione in cui le rovine non sono mai la fine, ma piuttosto il punto di partenza da cui si può risorgere. Alessia Betti, assessore alla cultura e vicesindaco della città ha ribadito che il maestro tedesco «ha realizzato un viaggio di allegorie attraverso la storia della umanità, in un senso del cadere e del rialzarsi», un qualcosa che poi appartiene a ognuno di noi, in un incessante precipizio di angeli che arriva a essere metafora dell’umanità intera.

Un percorso espositivo che si conclude con fotografie assolutamente controverse di individui che in ambientazioni solitarie e in maniera grottesca, emulano il saluto nazista: opere che ora appaiono distanti, come stendardi di un passato remoto, e che Kiefer ha realizzato, affinchè nessuno dimenticasse. Ed infine la poesia che rinasce dalle macerie, in una riflessione sulla transitorietà del tempo, con i celebri versi del poeta Quasimodo, tracciati dall’artista stesso su una delle ultime pareti della sala: «Ognuno sta solo sul cuor della terra/trafitto da un raggio di sole/ed è subito sera».

Anselm Kiefer trapassa le tradizionali letture di confine attraverso cui osserviamo gli artisti, portandoci in una dimensione che risente della sua grande conoscenza del mondo. La sua poetica espressiva, si rende evidente al di là di sé stessa, si esplicita con una grande potenza: le sue opere non nascono mai da statica consapevolezza della realtà, ma da un viaggiare libero al suo interno. Consapevolezza che con delicatezza lascia affiorare una personalissima visione del mondo, di un racconto fenomenico che appare come lo spettro di una presenza dalle forti suggestioni emotive. In una esistenza di empatie interrotte e comunicazioni assenti, attraverso opere intimamente intrise di spiritualità, Kiefer ci rende partecipe di una serie di interrogativi su cosa siamo e cosa diventeremo, di angeli che cadono ma da cui può rinascere luce, di ombre nascoste, ma non poi così oscure. Una produzione materica, viva, stratificata, fortemente introspettiva, che ci ricorda che l’arte è forse l’unico atto di redenzione possibile ad una umanità che tende sempre di più verso il male.

Dal 22 marzo al 21 luglio 2024
Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze
info: palazzostrozzi.it

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