Carla Accardi a Roma, tra astrazione e militanza

Palazzo delle Esposizioni celebra Accardi a cent'anni dalla nascita. Oltre cento opere raccontano la storia di una delle più grandi protagoniste della scena artistica romana

Nel centenario della nascita, il Palazzo delle Esposizioni di Roma celebra Carla Accardi con la prima grande retrospettiva dedicata all’artista trapanese. Curata da Daniela Lancioni e Paola Bonani, la mostra è stata realizzata in collaborazione con l’Archivio Accardi Sanfilippo e con il sostegno della Fondazione Silvano Toti.

Triplice tenda, 1969-1971, vernice su sicofoil, telaio in plexiglass, altezza cm 255, Ø cm 438, Centre Pompidou, Parigi, Musée national d’art moderne / Centre de création, Acquisizione 2005, © Centre Pompidou / Musée national d’art moderne / Centre de création industrielle / RMN-Grand Palais / Georges Meguerditchian/ Dist. Foto SCALA, Firenze, © Carla Accardi by SIAE 2024

Più di cento opere, realizzate tra il 1946 e il 2014, raccontano la storia di una delle protagoniste della scena artistica romana esponendo per la prima volta alcune opere e vantando prestiti d’eccezione. Nella Rotonda del Palazzo, infatti, il visitatore viene accolto da Triplice tenda (1969-1971), il grande ambiente in sicofoil e plexiglass conservato al Centre Pompidou di Parigi e raramente uscito fino ad oggi. L’opera diventa un annuncio, quasi programmatico, della pratica di Accardi e dell’allestimento studiato nei minimi dettagli: le curatrici hanno lavorato “mettendo in risalto i contrasti”, facendoli diventare luoghi di respiro ma anche di rapporto e relazione. Così la Triplice tenda, dialoga con la Rotonda per l’architettura e per il gioco di luci e penombre, che invitano lo spettatore sia a soffermarsi sull’opera, sia ad esplorare poi i suoi “raggi”, ovvero le sette sale circostanti. Il percorso elaborato è stato impostato cronologicamente ma, anche in questo caso, il dialogo con la struttura del Palazzo è costruito in modo da permettere allo spettatore di procedere anche secondo un proprio gusto, venendo attratti da determinate sfumature e contrasti.

Integrazione n. 16, 1958, tempera alla caseina su tela, cm 60 x 90, Collezione privata, Firenze, Foto Serge Domingie, © Carla Accardi by SIAE 2024

Dalla sala dedicata ai bianchi e neri, come Integrazione n. 16 (1958), si passa a quelle abitate da tele dai colori accesi, in modo da evidenziare le metamorfosi e le invenzioni di Accardi. Allo stesso tempo vengono tracciate delle linee che collegano influenze e avvenimenti che hanno toccato la vita personale e professionale dell’artista: gli esordi nella compagine di Forma, la scoperta della superficie di sicofoil trasparente, come in Nero giallo (1967), e la militanza femminista.

La biografia viene descritta in un’apposita sala, di materiali d’archivio e foto che narrano gli eventi e i rapporti di una carriera lunga settant’anni. Trovano spazio teche che raccontano la produzione esterna alle arti visive di Accardi, come una copia del volume Superiore e inferiore. Conversazioni fra le ragazzine delle Scuole Medie, “Scritti di Rivolta Femminile, 4”. La storia degli avvenimenti si incrocia poi con quella delle relazioni umane, care ad Accardi: la sua rete di dialogo con artisti e intellettuali di tutte le generazioni, diventati poi suoi amici, viene riportata in alcuni teche contenenti opere, scritti, libri che erano nel suo studio e che testimoniamo un atteggiamento pressoché unico nel panorama artistico italiano.

Il percorso si struttura poi riportando le evoluzioni di Accardi verso un approccio spaziale dell’opera d’arte: da A Ghent abbiamo aperto una finestra (1971-1986) a Tenda (1965-1966), le opere espongono tutti i modi in cui l’artista ha interrogato la relazione tra spazio e opera. Per raccontare questo aspetto, è stata costruita poi una struttura d’ingresso ad hoc per la quinta sala, che ospita Origine (1976): un’opera che riflette sulle donne della sua famiglia, del passato e del presente. Il legame con le teorie e il movimento femminista degli anni Settanta viene narrato dalle opere esposte proprio in questa sala.

Il progetto delle curatrici si è strutturato anche grazie allo studio delle foto d’epoca di allestimenti ideati proprio da Accardi, portando alcuni innesti di quelle idee in alcune sale: la sesta sala infatti riproduce fedelmente (ad eccezione di due dipinti non rintracciati) la personale allestita dall’artista nella Biennale di Venezia del 1988. Rappresentativa dei lavori degli anni Ottanta, in cui Accardi è ormai padrona del colore, la sala ospita tele molto grandi che invadono l’occhio dello spettatore tra segni pseudo-calligrafici (Grande dittico, 1986) e scheletri animali “immaginari”.

La mostra è accompagnata da un fitto public program di eventi che raccontano la vita e la pratica dell’artista, consultabile sul sito del Palazzo; così come da un catalogo, edito da Quodlibet edito in due versioni, in italiano e in inglese: il progetto risponde all’auspicio di trasformare la celebrazione del centenario in un’occasione per rinnovare lo studio e le riletture del lavoro di Accardi, attraverso questo nuovo strumento di ricerca.

enda, 1965-1966, vernice su sicofoil e struttura in plexiglass, cm 225,5 x 155 x 228, Collezione privata, © Carla Accardi by SIAE 2024

*La mostra è visitabile fino al 9 giugno e porta avanti un lavoro fondamentale sulla narrazione della storia dell’arte e sulle artiste che lo hanno abitato.

Carla Accardi
a cura di Daniela Lancioni e Paola Bonani
in collaborazione con l’Archivio Accardi Sanfilippo
con il sostegno della Fondazione Silvano Toti
fino al 9 giugno 2024
Palazzo delle Esposizioni – Via Nazionale 194, Roma
info: https://www.palazzoesposizioniroma.it/