La memoria degli oggetti. Lampedusa, 3 ottobre 2013. Dieci anni dopo è l’esposizione che verrà inaugurata all’Eremo di Santa Caterina del Sasso, in provincia di Varese, il prossimo 5 marzo e che sarà visitabile sino al 9 aprile 2024. È la narrazione collettiva di una tragedia, quando il 13 ottobre 2013 un peschereccio malmesso naufraga a ridosso di Lampedusa. La mostra infatti raccoglie e racconta gli oggetti dei migranti deceduti durante il naufragio, con le foto del giovane Karim El Maktafi che parlano attraverso still-life e i video del reporter Valerio Cataldi. Oggetti ora esposti, che nei giorni successivi al naufragio vennero presentati dalla polizia come corpi di reato permettendo di ricostruire l’identità di quelle persone e provando invano a restituirgli dignità. Una macchinetta rossa di un bimbo, un paio di occhiali da sole, una boccetta di profumo, uno specchio rotto, una bussola, un biglietto scritto a penna e ripiegato con cura nella tasca: oggetti che raccontano una quotidianità apparentemente normale anche se lontana, l’immagine più straziante di una umanità in fuga.
A colpire e a stravolgere ancora di più l’emotività dei visitatori anche gli audio delle richieste di soccorso di quel 3 ottobre, i ritratti di alcuni soccorritori, quello del dolore dei parenti delle vittime e il video del barcone inabissato. Una tragedia che ha colpito talmente tanto da arrivare alla fatidica espressione delle varie istituzioni politiche «mai più morti in mare». Eppure, in questi ormai oltre dieci anni, non è cambiato nulla, visto che dal 2013 ad oggi, si contano oltre 31.000 persone morte nel Mediterraneo con la speranza di raggiungere l’Europa. Cifre che purtroppo, troppo spesso, vengono raccontate con una leggerezza lontana, con un apparente coinvolgimento emotivo che forse è più distacco, perchè in fondo dispiace, ma chi li conosceva?
E allora, l’obiettivo de La memoria degli oggetti, diventa proprio questo. Sollevare coscienze, riflessioni che vadano oltre ogni confine, anima e individuo. Parlare di morte, affinchè si possano salvare vite. E forse più che “non dimenticare” si dovrebbe utilizzare “ricordare”. Perchè, se il non dimenticare presuppone il solo riporre da qualche parte dei ricordi, ricordare è un verbo attivo, in movimento, una forma pulsante di un’azione e di un pensiero. Una memoria che deve essere oggi più che mai, un atto politico ed un impegno etico da parte di tutti. Per ricordarci di non dimenticare come la vita quel giorno, sia andata avanti per ognuno di noi. E che sopratutto, non abbiamo nessun merito, nell’essere nati dalla parte “giusta” del mondo.
La memoria degli oggetti. Lampedusa, 3 ottobre 2013. Dieci anni dopo
Dal 5 marzo al 9 aprile 2024, Eremo di Santa Caterina del Sasso, via Santa Caterina 13, Leggiuno (Varese)
info: www.eremosantacaterina.it