Ritrovate in tempi recenti, delle tavole originali del Centre Pompidou si sono perse le tracce per oltre quarant’anni. Renzo Piano, Richard Rogers e Gianfranco Franchini li consegnarono per la prima volta nel 1970 al concorso per la costruzione del museo, che poi vinsero. Ma la maggior parte delle tavole – circa 400 tubi – di una tra le strutture più iconiche dell’architettura del Novecento sono andate disperse dopo un’esposizione delle proposte progettuali nel 1978.
«Eravamo dei ragazzacci – ha spesso dichiarato Renzo Piano a proposito del progetto – ogni volta che passo davanti al Beaubourg non mi meraviglio che lo abbiamo fatto, perché qualcuno, in quel clima che seguiva le manifestazioni e le rivolte del ’68, doveva farlo». Quando Piano & Rogers si separarono, i due architetti chiesero i loro disegni, ma scoprirono che le tavole erano andate distrutte in un alluvione. Pure avendone una parte nei rispettivi studi – la Fondazione Renzo Piano ne contava 150, come pure lo studio di Rogers – la maggior parte dei disegni è rimasto disperso per anni.
Una svolta nelle ricerche è arrivata dopo quarant’anni, quando Boris Hamzeian – architetto e ricercatore in Storia e teorie dell’architettura – li ha ritrovati. Le tavole erano state spostate in un centro di stoccaggio a nord di Parigi, sotto la competenza dell’Ufficio costruzione e sicurezza del Centre Pompidou. Lo spazio è stato poi liberato nel 2017: l’archivista Jean-Philippe Bonilli ha salvato dal macero il fondo in attesa che qualcuno ne valutasse il contenuto. E a farlo è stato Boris Hamzeian, che diventerà responsabile del Fondo Patrimoniale Piano + Rogers Architects e, in più, sarà consulente del progetto di trasformazione del Centre Pompidou 2025-2030.