«Battaglia nasce trent’anni fa, quando io e Leomacs eravamo appena ventenni. Quando lo abbiano creato, il sogno era vederlo pubblicato come quello che era, un fumetto, il cinema sembrava irraggiungibile. Ma posso dire che tante suggestioni cinematografiche ci sono finite dentro, da Akira Kurosawa a John Woo, passando dai film di Don Camillo e Peppone». Comincia così la nostra chiacchierata con Roberto Recchioni (Dylan Dog, Il Corvo: Memento Mori, John Doe, Orfani) e Massimiliano “Leomacs” Leonardo (Tex, Magico Vento, Basket full of heads), rispettivamente sceneggiatore e disegnatore di Battaglia, l’antieroe per eccellenza del fumetto italiano tornato in libreria e fumetteria per i trent’anni dalla sua creazione (era il 1993) in un’edizione definitiva, ricca di contenuti inediti e – per la prima volta – a colori.
Pubblicato da Edizioni Bd, il graphic novel Battaglia (cartonato, 176 pagine a colori, 20 euro) ha visto di recente il suo protagonista al centro di una notizia che ha incuriosito gli appassionati (il personaggio, nato in Sicilia nel sangue della prima guerra mondiale e cresciuto tra omicidi, complotti e giochi di potere, è un vampiro che attraversa le tenebre italiane, inzuppato nella storia segreta e nerissima dell’ultimo secolo del nostro paese): durante un’intervista per The Hollywood Reporter Roma, Fabula Pictures (giovane società di produzione televisiva e cinematografica) ha annunciato il live action di Battaglia. Quali sono gli auspici? «Non saprei – prosegue Recchioni – sono coinvolto in prima persona nel progetto cinematografico, quindi, non è tanto una questione di “cosa aspettarmi” ma di sperare di avere modo di fare tutto quello che io e Fabio Guaglione – lo sceneggiatore che, assieme con me, sta lavorando alla storia per il cinema – abbiamo in mente. Mi chiedi poi quale attore italiano potrebbe interpretarlo? Pierfrancesco Favino sarebbe perfetto. Ma anche Edoardo Pesce potrebbe dare corpo al protagonista».
Come anticipato, in questo volume speciale Battaglia si è lasciato alle spalle il bianco e nero. A tal proposito, Leomacs precisa che «la scelta di affidare i colori a Valentina Foschi, sotto la supervisione di Sergio Algozzino, è risultata azzeccata. L’approccio è stato quello di usare dei colori desaturati, basati molto sui toni, che si sposassero bene con la grafica del disegno. Un approccio più emotivo che naturalistico o descrittivo, che alla fine ha aggiunto un sapore ulteriore alle storie del libro». Colore che, spiega ancora il disegnatore, «è uno degli elementi chiave di questa edizione e confrontandoci con Roberto eravamo d’accordo sulla linea da seguire».
Nato sulle pagine di Dark Side per rendere omaggio, in chiave tutta italiana, al fumetto statunitense degli anni novanta – per poi vivere di vita propria in una serie di storie a lui dedicate –, il vampiro Pietro Battaglia («irriverente, scorretto e genuinamente pulp», come viene descritto dalla casa editrice) in questi trent’anni ne ha fatta di strada. Invecchiando, in qualche modo? Pronta la replica di Recchioni: «Battaglia, per sue caratteristiche specifiche, non invecchia. Così come non invecchiano le stragi, i complotti, le strategie del terrore, i misteri della storia nera d’Italia, purtroppo. Questo volume è una porta d’accesso perfetta per un nuovo lettore perché presenta il personaggio nella sua essenza più pura. Per il vecchio lettore, invece, è l’occasione per rileggere storie che già conosce nella loro forma migliore».
Quindi lo sceneggiatore rivela (su richiesta) quella che è la storia di Battaglia a cui è più legato. «Caporetto, senza dubbio. È sia la mia storia preferita, sia quella che ha riscosso maggiore plauso in Italia e nel mondo». Sulla stessa linea Leomacs, che a livello di tavola “del cuore” ammette: «Quella che preferisco è l’assalto alla trincea nella prima parte di Caporetto. Roberto è sempre stato bravo a cucire delle storie adatte al disegnatore e precedentemente avevamo già lavorato assieme, per cui sapevamo bene come poter costruire certe sequenze e certe pagine in particolare».
Info: www.edizionibd.it