Dior al museo Rodin, tra contemporaneità e sogno

Nella sfilata di Dior al Museo Rodin la moda incontra l'arte grazie al talento di Maria Grazia Chiuri e Isabella Ducrot.

La nuova collezione per la primavera/estate 2023/2024 di Dior ha sfilato a Parigi al Museo Rodin. L’ideazione del progetto stilistico nasce dalla creatività e dall’estetica di Maria Grazia Chiuri, direttrice della maison dal 2016, che rivisita in chiave contemporanea la moda degli anni ’50. Dal punto di vista artistico invece la Chiuri riparte dal concetto di “aura” e affida il lavoro all’artista italiana Isabella Ducrot.

Il risultato, che funge da sfondo per la sfilata è il lavoro Big Aura, immersiva installazione di Isabella Ducrot. A partire dalla sua personale collezione di tessuti ottomani, la Ducrot riesce a trasferire la sua delicata aura anche negli abiti over size, che sono ben 23 con 5 metri di altezza, che rimandano all’ordito e alla trama orientale, trasformati in scenografie dipinte in occasione della sfilata. La visione finale rimanda ai tessuti indossati dai sultani ottomani che l’artista ha osservato in uno dei numerosi viaggi.

Ancora  una volta è una riflessione artistica che introduce la sfilata di Dior, che si svolge nel museo Rodin. Una riflessione che non è solo estetica ma che conduce una profonda indagine sull’arte e sul corpo.
Il punto di partenza dell’idea è l’abito La Cigale, creato da Christian Dior nel 1952: un abito scultoreo, materico, che riesce a plasmare il corpo di chi lo indossa, definito dalla stampa dell’epoca come “un abito da giorno perfetto per la sera”. Una creazione che richiama il concetto di sacralità, con brillanti iridescenze sulla texture che vanno dall’oro al bianco al nero. Il concetto di aura è interpretato in maniera diversa dalle due donne, ma in ogni caso riesce sempre a riflettere lo stile e l’unicità delle loro creazioni artistiche.

A partire da questo, la Chiuri crea una serie di abiti che riportano eleganza passata reinterpretata nella chiave di una dolce contemporaneità: gonne a ruota finemente decorate, cappe da principessa, aderenze sulla vita, linee morbide e pulite. Un minimalismo strutturale e una semplicità che non è mai banale, anzi e in cui l’utilizzo del tessuto moirè conferma il ritorno al vintage.

Le sfumature di nero, grigio, beige e tra i materiali il cotone e la seta e i ricami finemente fatti a mano riescono a immergere in un’atmosfera magica e unica. Una fluidità di tessuti che non rinuncia all’eleganza  architettonica del corpo di chi le indossa. Dall’incontro essenziale della creatività di due grandi personalità femminili italiane, l’arte ne esce come sempre assoluta protagonista, mediatrice di un messaggio collettivo di una bellezza passata ma sempre tanto attuale.