OMA*AMO for Prada: chi c’è dietro i set delle sfilate di Miuccia e Raf Simons

Una scenografia, quella creata da Amo, che riassume senso e titolo della collezione Prada 2024, dedicata all'human nature

Un pavimento trasparente attraverso il quale scorgiamo un giardino incantato sotto vetro. In questa foresta magica, all’interno della quale scorre anche l’acqua, l’intervento umano squarcia il paesaggio magico: sentieri fatti di sedie d’ufficio e postazioni da pc occupano il pavimento, proprio sopra le piante. È il set riuscitissimo dell’ultima sfilata Menswear di Prada per la collezione autunno/inverno 2024. Nella passerella di Miuccia Prada e Raf Simons tornano le stagioni in una scenografia creata dallo studio di design OMA*AMO dedicata a quell’human nature che spinge l’uomo a rimanere legato ai cicli della natura. 

«Le stagioni sono tornate», dice Miuccia Prada, sottolineando che «c’è ancora bisogno di stagioni e di realtà», anche perché l’alternarsi di autunno e inverno, primavera ed estate, «permette all’essere umano di continuare a guardare il mondo con occhi nuovi e la moda aspira allo stesso senso di rinnovamento». Natura e ufficio si incontrano, ovviamente, anche negli abiti della collezione: nei sottili completi in denim portati con la cravatta, nel doppiopetto il cui rigore viene spezzato dal cappello da marinaio, nei twin set colorati abbinati ai pantaloni di tweed, nei bomber e negli zaini sportivi con bottoni dorati, per deflagrare nell’abito più formale, dove giacca e cravatta fanno il paio con cuffietta da bagno e ciabatte di pelle intrecciate. E così la moda, che al rigoroso completo di tweed con giacca boxy abbina ciabatte e balaclava, all’abito formale con tanto di cravatta aggiunge cinture intrecciate e grandi marsupi da lavoro, ai pantaloni dall’aria sportiva in tessuto operato incrocia stringate rasoterra, basse come pantofole.

«Volevamo parlare di qualcosa di rilevante, non è il momento per cose senza importanza, non volevamo toccare il climate change, ma in fondo lo abbiamo voluto fare, perché è una questione rilevante per tutti. Quando ho visto il set ho avvertito un senso di minaccia, qualcosa di spaventoso. Ci sono un sacco di risvolti politici, ci sarebbe molto da dire ma non vogliamo entrarci, posso solo dire che l’ambiente è una questione rilevante», ha spiegato Miuccia Prada.

Non a caso, al cambiamento climatico la Fondazione Prada aveva già dedicato la mostra Everybody talks about the weather, curata da Dieter Roelstraete per la sede di Ca’ Corner Della Regina di Venezia. Se nella mostra i grafici di metadati dedicati a decine di piccole crisi climatiche o ecologiche, abbinati alle opere d’arte, suggerivano l’idea del procedere lento e inesorabile verso la fine di una certa idea di mondo naturale, la collezione per il prossimo inverno è il tentativo di recuperare qualcosa che non esiste praticamente più, un mondo fatto di stagioni climatiche, non una realtà artificiale.

OMA è uno studio internazionale che opera entro i confini tradizionali dell’architettura e dell’urbanistica guidata da otto super partner – Rem Koolhaas, Reinier de Graaf, Ellen van Loon, Shohei Shigematsu, Iyad Alsaka, Chris van Duijn, Jason Long e il socio architetto David Gianotten – e ha uffici a Rotterdam, New York, Hong Kong e Australia. AMO, studio di ricerca e progettazione, lavora spesso in parallelo con i clienti di OMA per arricchire l’architettura con l’intelligenza di questa serie di discipline. Questo è il caso di Prada: la ricerca di AMO sull’identità, sulla tecnologia in-store e sulle nuove possibilità di produzione di contenuti nella moda ha contribuito a generare i progetti architettonici di OMA per i nuovi negozi epicentro Prada a New York e Los Angeles.