Border Biennial, torna l’iniziativa sull’arte di confine tra USA e Messico

Per la prima volta dopo la pandemia, cinquanta artisti esporranno per Border Biennial nei musei di El Paso e Juárez

Torna per la prima volta dopo la pandemia Border Biennial/Bienal Fronteriza – Biennale del Confine -, la manifestazione che celebra l’arte e la cultura oltre il confine tra Stati Uniti e Messico. Con la prima edizione nel 2008, la Biennale è l’esito di una partnership tra l’El Paso Museum of Art (EPMA) a El Paso, in Texas, e il Museo de Arte de Ciudad Juárez (MACJ) a Juárez, in Messico. La prossimità spaziale tra le due istituzioni e l’interconnessione che caratterizza le città in cui si situano hanno condotto all’iniziativa, che individua uno spazio di interazione tra le realtà che vada oltre il confine che le separa.

«Fin dal suo inizio, Border Biennial è stata un modo per colmare il divario, o letteralmente il ponte, che divide le due città», ha affermato Claudia Preza, l’assistente curatrice dell’EPMA che ha contribuito a selezionare i lavori per la Biennale di quest’anno, a cui sono arrivate le proposte di 270 candidati. Con lei, gli altri curatori sono Edgar Picazo Merino, direttore fondatore della Galleria Azul Arena di Juárez, e Jazmin Ontiveros Harvey, artista, regista e direttrice della fotografia che lavora e vive lungo il confine.

Gli cinquanta artisti scelti per questa nuova edizione rappresentano, con più di cento opere, tre stati messicani – Bassa California, Chihuahua e Tamaulipas – e sette statunitensi, ovvero Arizona, California, Florida, Louisiana, Nuovo Messico, New York e Texas. L’unico requisito richiesto ha un carattere geografico: gli organizzatori hanno infatti invitato a partecipare quegli artisti che lavorano entro duecento miglia a nord e a sud dal confine tra USA e Messico, anche se la Biennale ha ammesso di aver fatto eccezione per coloro che, pur provenendo da queste zone, attualmente lavorano in altre città.

Border Biennial si compone di due mostre, di cui la prima già inaugurata presso l’EPMA a El Paso il 15 dicembre scorso, mentre il 19 gennaio seguirà l’apertura di quella complementare al museo messicano. «Questa mostra non tenta in alcun modo di definire il confine. Si tratta di dare alle comunità di confine l’opportunità di essere mostrate nel modo più autentico possibile attraverso la lente degli artisti», ha invece dichiarato Edward Hayes, direttore dell’EPMA. Lo scopo sarà allora quello di valorizzare la cultura di confine e la sua scena artistica.

I temi in esposizione sono vari, dall’identità e dal genere alla giustizia ambientale, oltre al paesaggio desertico e alle tendenze migratorie. «C’è molta cultura ricca, molti legami forti con la famiglia e un’esperienza umana che possiamo vedere qui a El Paso e alla Biennale. Ci sono esperienze condivise ovunque, ma ognuno ha la propria storia da raccontare». Così Preza descrive la manifestazione, specificando come quella del confine sia un’esperienza che non ha a che fare esclusivamente con la migrazione.

«Abbiamo artisti che hanno fatto domanda come artisti statunitensi e vivono e lavorano in una comunità di confine, ma potrebbero andare avanti e indietro dal Messico ogni giorno. È incredibile – ha continuato Hayes – Ecco perché la Biennale del confine è così speciale qui a El Paso, perché siamo una comunità di confine così fluida dove costantemente, ogni giorno, c’è scambio internazionale». D’altra parte, il direttore del Museo di El Paso ha aggiunto che spesso gli artisti che lavorano negli USA hanno una maggiore possibilità di accesso ai finanziamenti e più visibilità rispetto ai messicani.

In più, la nuova edizione di Border Biennial si inserisce in Frontera Forward, un’iniziativa all’interno del programma dell’EPMA con lo scopo di promuovere l’arte di confine tra El Paso e Juárez oltre i limiti temporali della Biennale, estendendola all’intero anno. Sulla base di questo programma, gli artisti locali Marianna Olague e Leo Villareal sono stati incaricati di creare due opere d’arte accessibili al pubblico. Nel segno del legame tra le due città, Olague dipingerà un murale nell’atrio dell’EPMA raffigurante una scena di quartiere a El Paso, mentre Villareal realizzerà per l’ingresso sud del museo una serie di LED in sospensione.