Cosa dicono le mamme dei figli artisti? Come si pongono rispetto al loro lavoro? In che modo hanno contribuito alla loro pratica? COME MAMMA M’HA FATTO articola queste ed altre domande attraverso una serie di interviste e scatti fotografici analogici alle case e alle mamme degli artisti. Il progetto è di Jacopo Natoli e Loredana Calvet.
La prima stagione è dedicata a Post Ex.
Post Ex, nato nel 2020, è uno degli spazi artistici indipendenti di Roma. Luogo di lavoro, sperimentazione e scambi internazionali, oggi ospita una residenza temporanea e dodici studi permanenti. Flavio Orlando, pittore, entra a farne parte nel 2022 prima come residente temporaneo, poi permanente.
30 marzo 2023 – intervista a Cristina, mamma di Flavio Orlando
Chi è Flavio?
Flavio è la personificazione della curiosità. La curiosità, infatti, è sempre stata alla base del suo essere quotidiano ed ha contribuito alla sua formazione. Lo ha reso libero permettendo che il suo pensiero avesse senso critico non fermandosi all’apparenza delle cose, lo ha reso più tollerante ed aperto alle diversità, gli ha consentito di affrontare i limiti incontrati e a curare le relazioni umane. Ed ancora di più, la curiosità gli ha permesso di vedere il mondo con occhi attenti scovando l’essenza delle cose e delle persone, con una modalità e dei particolari unici ed innovativi, che ha trasferito poi nel suo mondo artistico. Gli occhi che Flavio ha avuto, quindi, da sempre spalancati sul mondo, effetto della sua innata curiosità, lo hanno fatto vivere con grande passione inseguendo i suoi sogni!

C’è stato un momento in cui pensi abbia capito di essere un artista?
Flavio sin da piccolissimo amava prendere matite e colori e disegnare. *Crescendo, questa sua attitudine era sempre più evidente. Un giorno, alle scuole elementari, insieme ad alcuni compagni di classe, venne portato ad un incontro organizzato dalla RAI per i bambini con la presenza dell’allora ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer. Ad ogni bambino presente furono consegnati in regalo un blocchetto ed una penna con logo Rai che Flavio, essendo costretto a stare fermo e seduto in contrapposizione alla sua natura, utilizzò per disegnare quanto vedeva intorno a lui e quello che stava accadendo con tanto di suo personale commento. Alla fine dei suoi disegni ritrasse anche il ministro, cosa che non passò inosservata tanto che fu chiamato a mostrarla a tutti suscitando il buonumore generale. Così, crescendo, ha continuato a coltivare ambedue questi aspetti artistici alternando scrittura e disegni (successivamente diventati pittura). Ma fino ad una certa età tutto questo era più che altro un’attitudine ed una capacità.
Poi ha iniziato un percorso di unicità, dove ciò che produceva aveva una sua peculiarità arrivando all’osservatore con un suo proprio linguaggio pittorico. E da quel momento ha continuato con questa modalità, rimanendo coerente con il suo periodo artistico incurante della richiesta del mercato. Su quest’onda ha realizzato, ad esempio, gruppi di opere di “notturni” piuttosto che quelle che ritraggono “mondezza” od ancora ritratti di persone “distorte” cogliendone così la loro quintessenza. Nel momento che ha acquisito il suo linguaggio artistico personale unico ed irripetibile, secondo me, ha fatto il passaggio da bruco a farfalla.
Come credi di aver contribuito alla creazione del suo pensiero estetico?
Io sono convinta che nessuno possa dare ad una persona un qualcosa che non abbia già dentro di sé, perché non esistono strumenti che consentano di creare alcunché. Posso solo sperare di aver contribuito a valorizzare il suo pensiero estetico, e se provo a capire “come”, il mio pensiero va alla condivisione dei viaggi. Flavio ha iniziato a fare i suoi primi viaggi quando era bambino. Ho sempre creduto che visitare luoghi diversi ed entrare in contatto con modi di pensare alternativi, apra le menti. Anche in questo caso il “motore curiosità” ha spinto Flavio a non essere mai stanco né di viaggiare né tanto meno di riempire i suoi occhi con quanto di bello c’è nel mondo, portandolo a crearsi, così, un suo personale pensiero estetico frutto anche delle esperienze dei suoi viaggi.


Sei mai stata da Post Ex?
Sono stata a Post Ex una sola volta ed anche abbastanza velocemente, motivo per il quale non sono in grado di esprimere impressioni e pensieri approfonditi. L’unica cosa certa è che, nel breve tempo che ho trascorso visitando post Ex, ho percepito atmosfere riconducibili ai diversi angoli dei diversi artisti, che, nonostante queste distinzioni, si univano in una “comunione di intenti” creando un unico cuore pulsante: lo studio come fucina d’arte.
Sei mai stata a una sua mostra? Impressioni, stimoli, sensazioni…?
Certamente che sono stata ad una mostra di Flavio! Credo che ogni mostra sia un’esperienza a sé e le variabili che ne determinano le impressioni siano le più disparate e soggettive. Sicuramente la percezione personale influisce molto, ma l’impressione è che le mostre di Flavio suscitano emozioni compiacendo l’anima e rallegrando lo spirito, dando spunti di riflessione. Noi viviamo in un paese dove siamo circondati di arte e, anche se abituati all’arte ed alla bellezza, la sensazione è che una mostra di Flavio migliori l’umore divagando la mente e portandola altrove. Ne sono così convinta che di due gruppi diversi delle sue opere ne ho fatto la foto del mio profilo di whatsapp!
Lo hai mai aiutato nella pratica artistica o in qualcosa che riguardasse il suo lavoro?Assolutamente no! Non sarei neanche in grado… Basti pensare che, sempre negli anni che Flavio frequentava le elementari ed io, con la voglia di fare e condividere cose con il proprio figlio, gli chiedevo se mi avesse permesso di aiutarlo a fare dei compiti dove c’era qualche cosa da disegnare e/o colorare. La risposta era sempre la stessa: “…..no!, lo voglio fare io!”.


Credi l’arte sia necessaria?
Certamente! Una volta aperto il cuore e la testa all’arte, questa ci fa emozionare, ci fa sognare, ci sprona a crescere ed ad approfondire la conoscenza ed il sapere, ci fa riflettere e ci mette in comunicazione uno con l’altro. Inoltre la cosa bella è che, secondo me, non è importante essere intenditori, ma è fondamentale comprendere che, dall’oggetto d’arte che stiamo guardando, recepiamo esattamente quanto può giovare al nostro benessere. Credo che l’arte, ancor prima di capirla, debba essere semplicemente accolta nelle nostre vite.
Bene, è il momento di fare la Critica! Flavio ha scelto questa opera (NdA Giovane che vomita, olio su tela, 62x100cm, 2022) da farti commentare.
Devo dire che quest’opera non è una delle mie preferite, ma le attribuisco comunque un significato tutt’altro che banale. Rappresenta un ragazzo intento a vomitare. Il fatto che stia rimettendo su un letto, lascia presupporre che non sia riuscito a sportarsi in un ambiente più consono e che quindi si trovi in una condizione di malessere incontrollabile all’improvviso. Ma nonostante l’immagine sia un emblema di sofferenza, ha allo stesso tempo un elemento salvifico nella liberazione, perché butta fuori in maniera violenta il suo malessere, lasciando all’osservatore la speranza di guarigione.
Credi sia la sua strada? Sei serena, soddisfatta di questa sua scelta?
Credo di poter dire che, SI’, questa è la sua strada. Ma non lo dico per chissà quale motivazione o pensiero recondito, ma semplicemente perché ho capito che Flavio ha bisogno dell’arte, nella quale trova momenti di riflessione e stimoli per progredire. In quest’ambito matura intuizioni per nuovi studi e percorsi che alimentano il “fuoco sacro” della sua vita. Soddisfatta? Lo sono se vedo Flavio soddisfatto! Serena? In una società che ai nostri giorni si indigna per il nudo del David di Michelangelo, penso che per l’arte ci sia un percorso ancora in salita. Ma sono serena per il fatto che Flavio stia perseguendo la strada che desidera.

C’è qualcosa di lui che non hai mai chiesto, che non hai capito?
Capita non di rado che fra di noi ci siano delle incomprensioni, ma, fortunatamente, abbiamo entrambi il piacere di non lasciare cose sospese. Anche se avviene che rinviamo i chiarimenti, per non congestionare ancora di più il momento critico fra noi, questi ci sono sempre… E di questo sono contenta!
Hai un ricordo particolare della gravidanza o dell’allattamento o comunque del periodo in cui Flavio, per questioni naturali, era dipendente da te al 100%?
La cosa che mi torna immediatamente in mente è quando, durante un’ecografia nel terzo trimestre della gravidanza, il dottore mi sorprese perché mi fece vedere che Flavio aveva gli occhi spalancati come per cercare di guardare, anche se c’era ben poco da vedere. Lui piccolissimo nella pancia con gli occhi grandi spalancati che tentava a tutti i costi di guardare più possibile e muovendoli a destra e sinistra… Già questo mi avrebbe dovuto far capire chi sarebbe stato Flavio!
Un consiglio da mamma a mamma?
Una mamma prima di tutto è un altro essere umano con pregi, difetti e limiti personali. Ciò premesso, nel momento in cui si diventa mamma, si ha il compito di far crescere il proprio figlio al meglio delle proprie possibilità e capacità. Credo che una delle cose più importanti sia dare alla propria creatura gli strumenti necessari per affrontare qualunque percorso di vita vorrà intraprendere, ovvero allenarlo ad impegnarsi con costanza e a credere nelle proprie passioni, ad essere perseverante ed anche intraprendente con fiducia, non lasciandosi abbattere dagli errori ma imparare da questi.
Allo stesso tempo aiutarlo a renderlo consapevole che incontrerà dubbi, disillusione, fallimenti temporanei, critiche, ma che tutto questo non lo dovrà intimorire, perché potrà affrontare i momenti difficili con la capacità di resilienza che avrà acquisito. La mamma dovrà essere sempre dietro di lui, lasciandogli percepire la sua presenza che dovrà soltanto rassicurarlo senza intervenire, se non per una necessità impellente, perché i figli devono imparare a camminare con le loro gambe anche sbagliando. La mamma è un porto sicuro sempre pronta ad accogliere, “contenere” e coccolare il suo cucciolo qualora ne manifestasse la necessità.

A seconda del loro temperamento nell’infanzia, credo venga spontaneo proiettare o ipotizzare chi diventeranno i nostri figli “da grandi”, per quanto poi probabilmente, per noi, grandi non saranno mai. Che pensavi tu di Flavio?
Per quanto riguarda Flavio, non ho mai proiettato o ipotizzato che cosa avrebbe potuto “diventare da grande”. Soltanto delle caratteristiche generali sul temperamento di Flavio potevano farmi pensare che sarebbe stato un adulto passionale, nel significato più ampio del termine, con una capacità di analizzare le cose senza fermarsi al punto di vista comune e tipizzato.
Un esempio “applicato” del modo di pensare alternativo era di come utilizzava i giochi dedicati ai bimbi al parco. Flavio, puntualmente, ne usufruiva al contrario: aspettava che lo scivolo fosse libero per salire dall’arrivo ed arrampicarsi sulla discesa fino alla piattaforma di partenza per ridiscendere di nuovo in scivolata. Lui trovava molto più interessante raggiungere la partenza in quel modo che salire le scalette. Oppure, inventare un suo percorso personale alternativo sulle strutture di arrampicata partendo dai punti più improbabili, ma con una sua logica ferrea e sicura per i suoi standard, avendo strutturato nella sua mente una consecuzione di passaggi tutt’altro che casuali. In sintesi, il fatto di avere la capacità di valutare oltre gli standard e con passione, mi faceva presupporre che non sarebbe stato un adulto conformato a modelli prestabiliti.

In cosa Flavio ti ha stupita ed educata da mamma?
Questo fatto risale a quando Flavio aveva 15 anni. Lui aveva iniziato a praticare il Parkour ed andava ad esercitarsi in posti dedicati a Roma, lontani dalla nostra abitazione. Dopo alcuni mesi aveva conosciuto dei ragazzi con cui condivideva questa passione e con i quali si organizzava per fare delle sessioni di allenamento. Un giorno, tornato a casa mi riferiva semplicemente che ci sarebbe stato un raduno nazionale di Parkour a Firenze dove lui sarebbe sicuramente andato, motivo per il quale aveva già comprato il biglietto del treno!
Rimasi più che stupita del fatto che già aveva fatto tutto in autonomia senza neanche chiedere autorizzazione, ma nonostante la sorpresa ho cercato di capire quanto questa esperienza sarebbe stata fondamentale per lui. Feci uno sforzo enorme a non reagire d’impeto vietandogli di andare, pur avendo avuto le mie ragioni di genitore. Mi “legai lo stomaco” e, ribadendogli l’errore che aveva commesso a decidere in autonomia, gli concessi la possibilità di vivere quell’esperienza pensando che sarebbe stata probabilmente un’occasione unica ed irripetibile. Io, come mamma, dovevo imparare a dargli fiducia e lasciargli vivere la vita rendendolo autonomo e responsabilizzandolo. Credo che Flavio conservi un bel ricordo di quell’episodio.
@post_ex_post_ex
@flavio__orlando

Jacopo Natoli è artista e docente. Dal 2011 sperimenta la forma dell’intervista (fino alla morte, mono-parola, senza-parola, finta, multilinguistica, per pizzini, acrostica, didascalica, haiku, per citazioni, silenziosa, per immagini, per disegni, telepatica, poetica, annuale, a grandi distanze…)
www.jacoponatoli.com
Loredana Calvet dal 2014 collabora con diversi artisti come assistente, studio manager e archivista. Oggi lavora principalmente con Gonzalo Borondo e Post Ex. Dal 2019 è mamma di Pietro.
Instagram: @calvetgram