Mamma Emanuela racconta Jacopo Natoli, l’infanzia, gli studi e due fisse: le tartarughe e i cactus

COME MAMMA M’HA FATTO è l'appuntamento che racconta gli artisti da un punto di vista insolito, quello della mamma

Cosa dicono le mamme dei figli artisti? Come si pongono rispetto al loro lavoro? In che modo hanno contribuito alla loro pratica? COME MAMMA M’HA FATTO, un progetto ideato da Jacopo Natoli e Loredana Calvet, articola queste ed altre domande attraverso una serie di interviste e scatti fotografici analogici alle case e alle mamme degli artisti.
La prima stagione è dedicata a Post Ex.

Post Ex, nato nel 2020, è uno degli spazi artistici indipendenti di Roma. Luogo di lavoro, sperimentazione e scambi internazionali, oggi ospita una residenza temporanea e dodici studi permanenti. Jacopo Natoli entra a farne parte nel 2021, col suo progetto 1MQ. 

Parola scelta da Emanuela per Jacopo – ritratto di Emanuela, foto di Jacopo Natoli_

24 maggio 2022 – intervista a Emanuela, mamma di Jacopo Natoli, 38:58 minuti

Chi è Jacopo?
Mio figlio, anzi!, il mio primo figlio! Molto voluto, davvero desiderato. Ho sempre pensato che se avessi dovuto avere dei figli, una famiglia, sarebbe dovuto succedere da giovane. Jacopo è nato quando avevo ventun’ anni, ero piccolissima, ma c’era in me questo forte desiderio di averlo in quel momento, pensando che poi con la crescita avrei avuto più possibilità di condividere insieme le sue esperienze.
E poi è tutto quello che ha costruito durante la sua crescita. Sia io che mio marito abbiamo cercato, per quanto possibile, di fare in modo che lui esprimesse quello che è, senza condizionamenti. 

Quando pensi abbia capito di essere un artista?
Credo l’abbia deciso in maniera più determinata quando si è iscritto all’Accademia di Belle Arti. Lui fin da ragazzino è stato un tipo curioso, voleva sperimentare sempre tutto. Quando qualcosa non gli riusciva, s’arrabbiava!, lasciava perdere e subito cominciava qualcos’altro. Nel corso dell’adolescenza ha fatto anche musica, faceva i graffiti sui muri…Insomma, nonostante avessi energie perché ero molto giovane, Jacopo m’ha dato tanto da fare!

Mi stupisce sapeste che faceva graffiti sui muri, Jacopo ha sempre condiviso con voi qualsiasi sua passione?
Sì, Jacopo è un ragazzo, ormai un uomo, che fin da bambino ha sempre avuto questo grande desiderio di condividere. Gli fa proprio piacere condividere le sue esperienze, che siano positive o negative. Questo io lo sento proprio, lo percepisco chiaramente.

Concordo, la sua voglia di condivisione si percepisce. In questo credo stia anche la sua spiccata capacità di connettersi alle persone, di accoglierle.
Sì esatto, e questa capacità ce l’ha da sempre! Ha questa empatia che credo abbia cercato di consapevolizzare con la crescita e che nel corso del tempo si è rafforzata anche grazie ai suoi studi. Ha un’accoglienza non giudicante, questa è una qualità che gli invidio molto. Ha un’apertura mentale incredibile! Comunque quando ha qualche critica da fare, la fa eh! Però la mette sempre sotto forma di confronto, ne parla tranquillamente.

L’hai mai aiutato nella pratica artistica?
Non l’ho mai aiutato praticamente, ma l’ho sempre supportato, perché mi piace quello che fa, sono stata sempre molto entusiasta delle cose che fa! Infatti gli altri figli un po’ mi prendono in giro, mi dicono che è il mio “cocco”! Forse c’è questo legame particolare, perché io da ragazza avrei voluto un po’ fare l’artista, fare l’Accademia di Belle arti… Magari inconsciamente qualcosa gliel’avrò trasmessa in questo senso. 
Comunque all’inizio lui faceva altre cose, dipingeva. Da ragazzino lo abbiamo mandato da un pittore qui in zona che organizzava dei laboratori e lui quindi ha imparato a dipingere in modo classico. E anche all’Accademia poi ha continuato, era molto bravo, anche se lui lo nega! Poi ho visto che ha cambiato stile, ha presto altre strade…. Che all’inizio non capivo molto, poi però lui mi ha spiegato il suo punto di vista, il suo modo di vedere l’arte… E sono riuscita meglio ad entrare nel mondo di questa evoluzione artistica.
Non mi ha stupita il cambiamento di stile, forse perché sono cresciuta con lui, e penso tutte le cose che fa siano parte di una sua evoluzione, di una sua crescita, di una sua trasformazione.

Critica un’opera di Jacopo.
(indica un dipinto nella stanza) Ad esempio questo, mi piace tanto. Credo volesse rappresentare un Cristo, qualcosa del genere. Ma con una prospettiva differente dalla solita, un’iconografia diversa, nuova.
Poi quello che colpisce subito sono i colori, molto forti vivi -è vero lui li indossa anche!
In effetti questo quadro riflette quello che è lui, che vuole sempre sorprendere, non vuole restare nell’ombra ecco… Questo è il suo modo di esprimersi, di relazionarsi, lui è proprio così.

Dimmi un ricordo di quando Jacopo dipendeva da te al cento per cento, oppure anche della gravidanza!
Ti ho già detto che la gravidanza è stata molto voluta, ma proprio tanto. Pensa che al terzo mese di gravidanza, mentre facevo l’esame da privatista all’istituto magistrale, ho avuto un’emorragia. Mi ricordo ancora che sono dovuta scappare a casa, una cosa pazzesca, spaventosa… Mi hanno dato le cure e sono dovuta stare a letto per parecchi giorni. Quindi ho avuto una gravidanza così, molto a rischio. Ma alla fine è andato tutto bene! Il ginecologo che mi ha seguita mi confidò che non ci avrebbe mai scommesso! 
Jacopo appena nato mangiava -moltissimo eh! Mangiava spesso!- e dormiva, quindi potevo portarlo dappertutto! 
Crescendo poi è diventato iperattivo, sempre in cerca di attenzioni, forse perché ho avuto sua sorella solo a distanza di sedici mesi da lui. Forse quei comportamenti erano dati da un po’ di gelosia.
Un episodio che ricordo benissimo dell’adolescenza invece, è legato al fatto che a quel tempo non c’erano i cellulari, perciò si concordava un orario di rientro a casa. Una sera però Jacopo non rientrava, era tardissimo… Io e mio marito preoccupatissimi! Abbiamo chiamato i pronto soccorsi di zona ma niente! Insomma, alla fine mio marito ha preso la macchina e si è fatto un giro a Tivoli… E l’ha trovato tranquillo a chiacchierare a giardinetti…Aveva perso la cognizione del tempo!

C’è qualcosa che non hai capito di lui o che non gli hai mai chiesto?
Come si dice? I figli li metti al mondo però non è che ti appartengono. Quindi sia io che mio marito, ci siamo sempre posti in dialogo con i figli. Quando non eravamo d’accordo su qualche idea o qualche scelta, ne parlavamo, con la consapevolezza che Jacopo è una persona matura, responsabile, con le proprie idee, le proprie scelte.
Uno cerca di essere un modello, di seminare il più possibile, poi loro prendono le strade che vogliono, no?

A seconda del temperamento dei figli, tendiamo a proiettare il loro futuro, a pensare cosa saranno da grandi. Cosa pensavi tu di Jacopo?
Forse l’unica cosa che immaginavo per lui era una donna al suo fianco, un figlio o una figlia… Questo. Ma accetto la sua scelta, perché quando ne parla, lo fa in modo responsabile. Io sono contenta che lui sia felice, conta solo questo. Poi lo vedrai, se i figli sono felici, stanno bene, sono soddisfatti, va bene qualsiasi cosa. Quello è il punto.
Poi come ti dicevo lui ha sempre avuto molti interessi, ha “le fisse” a periodi. Perciò quando gli piace una cosa, approfondisce quella e parla solo di quello… Poi cambia e così via. Negli anni ha sviluppato la capacità di prendere qualcosa da ogni fissazione e di mettere tutto insieme, per la sua formazione. 
Noi l’unica cosa che abbiamo cercato di fare, è proporgli esperienze che lo rendessero responsabile. Per esempio lui è cambiato tanto dopo Londra. Si è trasferito lì subito dopo l’accademia, quindi studiava, lavoricchiava, stava lontano… Quello lo ha cambiato tanto, è stato un passaggio fondamentale. 

Concordo, credo molto nell’auto-educazione e nella co-educazione. C’è qualcosa in cui Jacopo ti ha educata?
Tra le molte fisse che aveva da bambino, due ci sono rimaste: le tartarughe e i cactus! Che abbiamo ancora oggi in giardino.

Emanuela e Jacopo, foto scelta da Emanuela

Un consiglio da mamma a mamma, affinché mio figlio diventi un notaio e non un artista?
Eh sì mi pare giusto il notaio, avoglia!  
Secondo me a livello inconscio c’è stata una nostra proiezione su di lui. Ha fatto gli studi artistici ma anche alcuni che riguardano la psicologia, perché ha studiato arte-terapia, poi fa l’insegnante… Quindi secondo me è il modello che conta, se vedi i tuoi genitori lavorare con piacere, soddisfazione… Sei di ispirazione in qualche modo. Credo che ciò che i figli vedono, vivono, respirano, assorbono, poi in qualche modo esca fuori. Poi chi più chi meno prende alcune caratteristiche, io ho quattro figli e sono diversissimi tra loro. 
Un cosa di cui mi pento, o meglio che m’è mancata e di cui magari lui ha un po’ sofferto, è stata la vicinanza fisica, gli slanci affettivi, corporei. Però è dovuto al fatto che subito dopo di lui ho avuto altri tre figli. Credo comunque lui sappia che c’è una grande stima.

Grazie Emanuela, spero di vederti da Post Ex!
Grazie a te, mi sembra sia stata una bella chiacchierata! Mi hai fatto ripensare a tante cose!

@post_ex_post_ex
jacoponatoli.com 


Jacopo Natoli è artista e docente. Dal 2011 sperimenta la forma dell’intervista (fino alla morte, mono-parola, senza-parola, finta, multilinguistica, per pizzini, acrostica, didascalica, haiku, per citazioni, silenziosa, per immagini, per disegni, telepatica, poetica, annuale, a grandi distanze…) 
jacoponatoli.com

Loredana Calvet dal 2014 collabora con diversi artisti come assistente, studio manager e archivista. Oggi lavora principalmente con Gonzalo Borondo e Post Ex. Dal 2019 è mamma di Pietro.
Instagram: @calvetgram

Loredana+Jacopo

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