Maria Emilia racconta Alberto Montorfano

Cosa dicono le mamme dei figli artisti? Come si pongono rispetto al loro lavoro? In che modo hanno contribuito alla loro pratica? COME MAMMA M’HA FATTO, un progetto ideato da Jacopo Natoli e Loredana Calvet, articola queste ed altre domande attraverso una serie di interviste e scatti fotografici analogici alle case e alle mamme degli artisti. 
La prima stagione è dedicata a Post Ex.

Post Ex, nato nel 2020, è uno degli spazi artistici indipendenti di Roma. Luogo di lavoro, sperimentazione e scambi internazionali, oggi ospita una residenza temporanea e dodici studi permanenti. Alberto Montorfano ne fa parte dagli albori. Al momento prosegue la sua ricerca artistica, che spazia dal disegno alla scultura, parallelamente al suo lavoro di docente nelle scuole superiori e alla Naba.

intervista a Maria Emilia, mamma di Alberto Montorfano – 40:44 minuti

Partiamo da una domanda semplice: chi è Alberto?
È la domanda più difficile, non è la più semplice!  Alberto è mio figlio, quello che ci ha sempre sorpreso. Fin da quando era piccolo, mentre gli altri avevano avuto una crescita magari più omogenea, lui era quello dei salti, fino a un certo punto era in un modo poi improvvisamente era in un altro! Per cui ci sorprende sempre, con quello che fa, con quello che ci racconta, è uno che sorprende… Positivamente eh!

Ti dico due episodi: da piccolo fino a due anni non parlava, faceva solo versi degli animali, poi improvvisamente ha iniziato a parlare. I suoi fratelli sono andati a scuola che sapevano leggere, lui nulla perché gli interessavano solo gli animali e i dinosauri, ma in due mesi ha imparato a scrivere in corsivo e a leggere. Ecco lui è uno così, ci ha sorpreso anche quando è venuto giù a Roma. Non che non lo reputassimo capace, ma lo vedevamo più per un lavoro bello, manuale… Invece ci ha sorpreso anche questa grande capacità di relazione coi ragazzi, perché poi ha avuto anche altri riscontri di questi suoi alunni che si tengono in contatto. Poi la sua capacità di gestire beghe come la faccenda della casa e poi il busto… Insomma ci sorprende sempre ecco, anche se magari in certe situazioni il fatto di essere lontano provoca soprattutto in me, ma anche in mio marito, qualche preoccupazione, però lui riesce sempre a sorprenderci.

Come avete preso la sua decisione di trasferirsi a Roma?
Ti dirò, noi eravamo già abituati a non avere più i figli in casa, sia col Tommaso che con quello grande ci eravamo passati. Quello che ci ha più sopresi è che andasse a insegnare! Lo vedevo più in ambito manuale, laboratoriale. Sono rimasta sorpresa. Lui mi ha ancora più sorpresa, raccontandomi che per affrontare questa nuova avventura si era fatto anche aiutare dal suo professore delle medie. Visto che subito si è trovato bene, con tutti i casini del caso, ho avuto la percezione che non sarebbe più tornato. Non mi preoccupo più di tanto,mi fa piacere vederlo contento e sereno.

Non sei mai stata da Post Ex, ma hai capito un po’ di che si tratta?
(Espressione viso incerta) Allora, ho capito che sono un gruppo di artisti che hanno trovato un posto comodo, per varie esigenze, ad esempio la vicinanza da casa, che l’Alberto è uno di questi, che ha un suo angolo… L’ho visto perché mi manda le foto di quello che sta facendo!

Sei mai stata a una sua mostra?
Sì sì a qualcuna siamo stati. Una che mi è piaciuta tantissimo era alla Fondazione de Gasperi, lui aveva installato questo negativo dell’oceano Atlantico ed altri dipinti che mi sono piaciuti tantissimo!

Quindi ti piace il lavoro di Alberto?
A me piaceva tantissimo quando dipingeva, mi piace tantissimo quando disegna. Quando fa altri tipi di opere mi piace qualcosa di più, qualcosa di meno!

Perchè hai questa nostalgia di quando Alberto dipingeva?
Perché la pittura è più comprensibile. Ci vedo come dire, vedo più facilmente un pezzettino di te. L’arte è una forma di comunicazione e io nella pittura la comunicazione la sento di più. Cioè il tripode che ha fatto, che chissà che lavoro deve essere stato, mi dice dell’Alberto aspetti di lui che non so neanche se gli appartengano… Questa cosa massiccia… Anzi si, forse il colore visto che si veste sempre di nero! Scusate la battuta! Cioè mi spiego? Però non mi dice molto di lui. Mentre quando fa ritratti delle persone solo a matita da due tre angolazioni… Lì vedi la delicatezza, l’affetto. 

Hai il ricordo di qualche marachella fatta da Alberto?
Allora, l’Alberto non riesce a dire bugie. O, se le dice, nel giro di poco viene a dirti la verità. Poi è sempre stato vivace, con molti interessi ma non pericolosi.

Lui ha studiato al liceo artistico, gli piaceva moltissimo, ma non gli piace molto studiare. Soprattutto per matematica, si riduceva sempre a studiare la sera prima della verifica chiedendo aiuto a suo fratello! Perciò andai dalla professoressa di matematica e le chiesi di rimandarlo, magari era la volta buona per mettersi a studiare, perché non è stupido, mi spiego? La professoressa si mise a ridere, dicendomi che era molto bravo nelle materie artistiche e non c’era motivo di rimandarlo. So per certo che racconta questo aneddoto anche ai suoi studenti!

Una volta, con alcuni amici, andò a fare dei graffiti in una zona industriale del paese e le telecamere li hanno ripresi. Qui al paese, dopo il prete, il sindaco e il farmacista, arriva il vigile… Questo vigile era venuto qui a casa a raccontarci l’accaduto. Il papà di Alberto gli disse subito che doveva armarsi di pennello e pittura per andare a pulire, perché non si imbratta la roba degli altri! Il vigile Mauri è stato molto bravo, ci disse di non preoccuparci perché avrebbe fatto sistemare tutto allo stradino, che l’importante era che Alberto avesse capito come stanno le cose!

L’hai mai aiutato nella pratica artistica?
Mah, non so, sai com’è nata questa passione dell’Alberto? Lui da piccolo è stato tanto male, ha passato molti mesi in ospedale. Siccome era una malattia per cui doveva stare a letto tranquillo, io ho cominciato a disegnare con lui. Conservo ancora nel portafoglio una cosa molto simpatica, un pirata che lui aveva disegnato. A me piaceva molto disegnare ed a quel tempo la pediatria di Como era molto triste, così inizia a fare dei cartelloni con disegni molto semplici, magari ripresi dal Libro della Giungla… Io disegnavo e anche lui faceva i suoi disegnini. Lì ha cominciato a prendere la passione per il disegno, sempre molto in miniatura all’inizio, quasi dei francobolli. Anche mio marito è molto bravo a disegnare, però avevano visioni molto diverse. Infatti a casa nostra non si poteva parlare del concetto di arte e del tipo di pesca, si litigava per queste due cose qui!
Più che altro lo abbiamo aiutato a fare i traslochi di studio ecco! Dal primo studio a Milano in poi.

Quando ha deciso o capito di essere artista?
Alle medie ha avuto un professore di disegno ed arte molto bravo, Giovagnoni, sapeva tirare fuori il meglio dai ragazzi. Grazie a lui ha deciso di fare l’artistico. Dopo è stato un crescendo, una cosa cresciuta poco a poco, dall’Accademia, al primo studio a Milano.

Credi l’arte sia necessaria?
Sì. È indispensabile. Ti dico questo, c’era da ridere, perché in tre anni ci sono tutti e tre, uno è in ingegnere, lui artista e c’è il Tommaso che è un letterato. Quindi secondo loro il mondo sta in piedi solo per la loro materia. Ma tutte e tre le cose sono vere! 

Prima che mio marito si ammalasse, almeno una volta al mese andavamo a Milano: tappa fissa al Duomo che per me è importante e poi visita alle mostre che c’erano. A me manca questo rapporto fisico con le cose belle. Poi dipende cosa si intende per arte. Io intendo l’espressione di un uomo che cambia nel corso dei secoli e in un certo senso guarda la realtà nel suo modo personalissimo. Se penso anche a tutta la pittura classica, per capire bisogna sapere anche un po’ di linguaggio simbolico che nell’arte non è così scontato.

Il mondo artistico è pieno di critici, scrittori, gente che parla delle opere. Scegli tu un’opera di Alberto di cui parlarci.
Io non capisco mai quando parlano queste persone! Comunque, questo quadro (NdA. indica quadro astratto appeso dietro di lei) mi è sempre piaciuto molto.Un desiderio di andare oltre le cose. Andare oltre in senso buono, non di superarle perché non sono belle, ma come un desiderio di infinito, la speranza di una sorpresa!

Sei contenta della sua scelta?
Sì sì! Quando vedi un figlio contento di quello che fa, lo sei. Ad una mamma poi interessa solo che il figlio non sia da solo, poi qualunque cosa faccia, deve seguire la sua strada!

In cosa Alberto ti ha educata?
Diciamo che mi ha confermato un pensiero, quello di non avere pregiudizi verso le persone. Noi viviamo in un paese molto piccolo, dove non c’è molto questa apertura mentale. Mi ha aiutata ad essere invece più coraggiosa in questo senso, nell’uscire dalla dimensione di paesino. Io vengo da Cantù e la mia educazione è sempre stata volta al non mettere il cappello in testa alle persone. Qua il contesto ti dice tutto il contrario e l’Alberto mi ha aiutata a continuare così, a non essere giudicante.

Un consiglio da mamma a mamma?
Cercare di seguire ciò che esce fuori dai figli, passo passo. Imparare ad obbedire a quello che piace a loro, pur essendo saldi nell’educazione.

C’è qualcosa di Alberto che non hai capito o che non hai mai avuto il coraggio di chiedergli?
No, a questa domanda non rispondo!

Instagram
@post_ex_post_ex
@albertomontorfano

Jacopo Natoli è artista e docente. Dal 2011 sperimenta la forma dell’intervista (fino alla morte, mono-parola, senza-parola, finta, multilinguistica, per pizzini, acrostica, didascalica, haiku, per citazioni, silenziosa, per immagini, per disegni, telepatica, poetica, annuale, a grandi distanze…) 
www.jacoponatoli.com

Loredana Calvet dal 2014 collabora con diversi artisti come assistente, studio manager e archivista. Oggi lavora principalmente con Gonzalo Borondo e Post Ex. Dal 2019 è mamma di Pietro.
Instagram: @calvetgram

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