«Dicono che un tempo la palude fosse una città o una foresta, prima della grande catastrofe. Non si sa cosa sia accaduto, ma qualcosa ha trasformato un luogo meraviglioso in un vero e proprio inferno in terra. Dicono anche che, al centro di quel regno di morte, ci sia un vortice oscuro da cui nascono i terribili demoni che lo popolano. Demoni come Marbas, imprigionato in una lanterna trasportata da una fragile ragazzina. Leah è sola spaventata e furiosa. Per distruggere Marbas dovrà gettarlo nel vortice che lo ha generato, ma il demone e la palude non si arrenderanno tanto facilmente e la trascineranno in un incubo senza fine, sfruttando persino l’oscurità nascosta nel cuore della bambina». Pubblicato da Edizioni Bd, il graphic novel La palude (cartonato, 144 pagine a colori, 20 euro) – nato come original Tacotoon e candidato ai premi Boscarato 2022 come miglior webcomic italiano –, scritto da Michele Monteleone, con i disegni di Freddie Tanto e i colori di Francesco Segala, è un dark fantasy con al centro il viaggio di una bambina in un universo oscuro dove i confini tra il bene e il male sono sempre più impercettibili.
Sulla genesi del volume a fumetti, Monteleone spiega: «Ci sono molti modi per un autore di trovare l’ispirazione. Io di solito, dopo aver cercato invano di inseguire storie molto ben pianificate e strutturate (perché è così che ti dicono di procedere i manuali di scrittura), mi innamoro di un’immagine e la inseguo fino a creargli attorno una storia che sia effettivamente frutto di pianificazione e abbia una struttura solida. Nello specifico, quando ho scritto La palude, ho immaginato questa ragazzina sperduta in questo luogo immondo con una spada sulla schiena troppo grande per il suo fisico e, legato alla cintura, un petulante demone intrappolato in una bottiglia (è diventata poi una lanterna)». In merito al lavoro con Tanto e Segala, invece, lo sceneggiatore precisa: «Ci siamo scritti per pianificare ogni passaggio. Credo fortemente nella superiorità dell’approccio democratico, dalla collaborazione viene fuori il meglio. Il vecchio metodo applicato dalla maggioranza dei vecchi autori che conosco, in cui lo sceneggiatore era un inflessibile dittatore all’interno del team di lavoro, è fallimentare e un po’ ridicolo».
Parole, queste, a cui fanno eco quelle di Tanto («la lavorazione è stata piuttosto organica. Il soggetto di Michele esisteva già prima della nostra collaborazione. Adoro approcciare alla parte di concept design e progettazione, quindi nel momento in cui abbiamo iniziato a lavorarci insieme la scelta è stata quella di cercare semplicemente di unire le forze ed influenzarsi a vicenda in una direzione comune»), e di Segala («per quanto riguarda il mio lavoro, avere Michele come sceneggiatore aiuta molto poiché riempie le sceneggiature di riferimenti alle idee che ha in mente. Quindi, ricevute le tavole, sono partito già da una base ben delineata. Una volta accordata poi l’impostazione visiva che avrei voluto dare alla serie, su cui siamo stati tutti d’accordo, il mio processo è andato abbastanza spedito»).
Proprio in relazione alla scelta dei colori per La palude, Segala precisa: «Nella mia testa, volevo che l’albo (per i colori) fosse un grande tributo a una storia che amo molto, “Hellboy all’inferno”. Non vuol dire ovviamente che le palette sono le stesse usate da Dave Stewart sulle tavole di Mike Mignola, ma piuttosto voler utilizzare quell’approccio visivo, basato su palette con dominanti molto nette per dare profondità e con molta poca modellazione, che mi è sembrata valorizzare molto le chine di Freddie». Un graphic novel, La palude, denso di citazioni. Monteleone afferma che «l’archlab è un evidente richiamo a Zardoz. Poi ce ne sono una mezza tonnellata alla trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer nonché al ciclo della Terra morente di Jack Vance. E un sacco di Hidetaka Miyazaki (quello dei Souls, non de La città incantata) e al Berserk di Kentarō Miura». Quindi è la volta di Tanto: «Per quanto mi riguarda, più che rimandi e citazioni – a parte una specifica ed esplicita citazione ad una scena di un anime molto amato –, parlerei di inevitabili riferimenti di sottofondo. Di certo sia il già citato Berserk sia il mondo videoludico dei Soulslike è un richiamo che anch’io non posso non citare».
In conclusione, che tipo di racconto è La palude? E quale messaggio veicola? Monteleone non ha dubbi e replica: «A una domanda simile, Alfred Hitchcock rispose: “Se vuoi un messaggio non andare al cinema, ma alla posta”. La risposta più strutturata è: non scrivo per mandare messaggi, ma perché mi piacciono le storie. Solitamente chi mette “il messaggio davanti a i buoi”, finisce per scrivere una schifezza. Però le storie si aprono a interpretazione, ho sentito molti lettori che hanno intravisto ne La palude una parabola ambientalista, o un rimando nichilistico all’angosciante situazione storica in cui viviamo a due passi dal baratro. Credo che abbiano ragione e di non avervi pensato neanche un secondo mentre scrivevo. Dopo tutto ogni volta che le sceneggiature lasciano la mia scrivania diventano proprietà dei lettori (a parte per le mie royalties sulle vendite, quelle preferisco tenerle per me)».
Info: www.edizionibd.it