In un percorso tra iconografia classica e sperimentazione digitale, Quayola approda a Carrara. L’artista, conosciuto in tutto il mondo per le sue installazioni, ha scelto negli ultimi la città toscana come luogo di sperimentazione creativa tra artigianato e robotica. In questo quadro si colloca Plutone/Proserpina, la mostra che il Comune di Carrara e il mudaC | museo delle arti di Carrara hanno presentato alla fine di ottobre, il 26, presso la sede del museo. Curata da Laura Barreca, l’esposizione di Quayola rimarrà aperta al pubblico fino a 3 marzo 2024.

La mostra comprende una serie di quattro sculture del ciclo Pluto #F_03_S4 e il fregio Pluto and Proserpina Frieze #I_01, che Quayola ha realizzato con l’uso della robotica ispirandosi al ‘non-finito’ di Michelangelo, tecnica a cui l’artista ha dedicato gran parte delle proprie ricerche. Le opere, realizzate in poliuretano espanso, un materiale diffuso nell’industria manifatturiera, sfidano le convenzioni delle tecniche artistiche tradizionali, riformulando il concetto stesso di creazione e di autorialità. Le macchine non sono più solamente strumenti di produzione, ma portano a un ripensamento dell’opera e della creazione artistica attraverso nuovi canoni estetici.
Il gruppo scultoreo in mostra a Carrara si richiama al Ratto di Proserpina, mito ovidiano delle Metamorfosi e capolavoro del Bernini, conservato alla Galleria Borghese di Roma. Il rapimento della giovane Proserpina per mano di Plutone culmina nella concitazione di un atto violento che si concluderà con la discesa negli inferi. Nella rivisitazione di Quayola la forma viene interrotta, vanificando di fatto l’atto brutale.

L’Assessore alla Cultura e all’Istruzione Gea Dazzi ha dichiarato: «Non è questa una mostra di scultura tradizionalmente intesa, è una mostra sulla scultura e sulla ricerca che la muove. Un’indagine sulla techné, sul rapporto uomo-macchina che porta l’artista a interrogarsi su ciò che può competere con la sua mano, su ciò che oltre la sua mano la sua creatività può guidare. Ogni cambiamento ha bisogno di ricerca e sperimentazione, anche nel fare scultura. Per capire dove possiamo e dove vogliamo andare, o semplicemente ritornare».
Stando alle parole della curatrice Laura Barreca, «l’installazione esplora le tensioni tra forma e materia, reale e artificiale, antico e nuovo, in un allestimento che presenta i diversi stadi della creazione della forma e la sua ultima, e incompiuta, manifestazione, le cui variazioni sono scolpite da un robot industriale. Pur non completando mai la figura, ogni tentativo scopre nuove articolazioni della materia. Il risultato è una forma ibrida: un lento processo di scoperta, non focalizzato sulla figura originale, ma sulle infinite possibilità per raggiungerla attraverso le abilità offerte dalla robotica e dal digitale».