Esther Stocker alla Fondazione Alberto Peruzzo, paradosso black and white

Nell'ex Chiesa di Sant'Agnese a Padova, Stocker presenta un vero e proprio collasso strutturale muovendosi sul confine sottile tra ordine e disordine

La Fondazione Alberto Peruzzo prosegue il suo lavoro di ricerca e promozione dell’arte contemporanea con la personale dell’artista italo-austriaca Esther Stocker. Quella che era l’ex Chiesa di Sant’Agnese, tra le architetture più antiche e ricche di storia del centro storico, oggi è una delle realtà più prestigiose e attive di Padova in grado di riuscire a intercettare le nuove dinamiche artistiche dialogando, non solo con artisti storicizzati, ma anche con l’antica struttura e i suoi reperti. 

Attiva fino al 3 marzo 2024 la personale di Stocker, Uno scenario mentale, a cura di Riccardo Caldura, è presenta nella navata con una serie di tele e sculture di recente produzione e alcune concepite e realizzate ad hoc per questa esposizione. Opere che contengono tutti gli elementi caratterizzanti il suo lavoro ma portati all’estremo. Contraddistinte da uno studio accurato delle relazioni formali primitive, delle griglie geometriche, della misurazione spaziale. Le opere esposte in questa occasione sembrano mettere in atto un vero e proprio collasso strutturale, una decostruzione e polverizzazione delle regole geometriche. «Sono interessata – ci dice l’artista – ad analizzare elementi semplici e nello stesso tempo complessi, di capire ciò che è ordine e disordine. Di immergermi nell’esattezza delle forme ma anche nella vaghezza, ma esistono delle forme esatte che allo stesso modo possono essere inesatte affrontando così il concetto di paradosso che è molto collegato alla nostra identità perché siamo unici ma solo nel rapportarci con gli altri». Le sculture, realizzate dall’artista in volumi variabili e caratterizzate da superfici in bianco e nero coperte di pattern di griglie geometriche, sono collocate a pavimento, a parete o sospese come installazioni ambientali.

Ognuna sembra nascere da un processo di compressione, un accartocciamento delle superfici che deforma la regolarità della griglia evidenziandola come residuo, scarto. «Utilizzo il bianco e nero – continua l’artista – perché mi aiuta ad accentuare il contrasto e il dialogo tra le forme, talvolta i colori troppo forti distolgono l’attenzione dall’immagine, dall’opera in sé». Nelle tele a fondo nero il dinamismo dei frammenti geometrici che le abitano ricorda la vertigine della profondità cosmica, dove troviamo sia processi esplosivi che implosivi della materia. Le sculture e le tele compongono uno scenario non virtuale, in cui lo spettatore si aggira come in un sogno di incredibile precisione.

Esther Stocker è nata nel 1974 a Silandro, Italia, vive e lavora a Vienna. L’artista ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Vienna, all’Accademia di Belle Arti di Brera e all’Art Center College of Design di Pasadena, California. Presente in musei, fondazioni e gallerie internazionali come ad esempio Changwon Sculpture Biennale, Corea del Sud, Museum Haus Konstruktiv di Zurigo, Museo Vasarely a Budapest, in Germania al Museo Gegenstandsfreier Kunst, LA BF15 (Lione), Setouchi Triennale del Giappone, Kunsthalle Bratislava, l’Ambasciata d’Italia a Vienna o ancora il MACRO di Roma e Sharjah Art Museum negli Emirati Arabi Uniti. La personale dialoga perfettamente con un gruppo di opere esposte negli spazi della sacrestia nel focus Orditi della razionalità, infatti il visitatore ha la possibilità di ammirare prestiti provenienti dal Museo civico d’Arte Contemporanea Umbro Apollonio di San Martino di Lupari, ma anche dalla raccolta Verifica 8+1 di Mestre e dalla collezione della famiglia Agostini. In questo nucleo fanno parte anche opere di Josef Albers, Alberto Biasi, Dadamaino, Fernand Léger e Paolo Scheggi parte della collezione permanente.