Riccardo Dalisi e Mimmo Jodice al MAXXI: mediterraneità a confronto

La prima grande retrospettiva su Riccardo Dalisi incontra sette scatti di Mimmo Jodice acquisiti dal MAXXI, per un’immaginifica conversazione sul Mare Nostrum

La nuova programmazione del MAXXI Architettura sotto la neo-direzione di Lorenza Baroncelli apre al pubblico con una doppia esplorazione del Mediterraneo: il 10 novembre sono state inaugurate due mostre che raccolgono le ricerche di Riccardo Dalisi e lo sguardo di Mimmo Jodice, entrambi partenopei che guardano al Mare Nostrum. Radicalmente e Mediterraneo si intrecciano così, grazie al rapporto con il Sud, grazie allo sguardo attento e partecipativo di due ricerche differenti ma unite dalla voglia di far luce su tematiche ancora oggi molto attuali. 

Riccardo Dalisi. Radicalmente, installation view, MAXXI, Rome, 2023. Photo Musacchio – Pasqualini

Radicalmente si costituisce come la prima grande retrospettiva sull’architetto e designer Riccardo Dalisi, a un anno dalla sua morte, per celebrare una carriera poliedrica e troppo spesso tenuta ai margini dalla ricerca contemporanea. Curata da Gabriele Neri con un progetto di allestimento di Novembre Studio, le sale si riempiono di quel “contro-design” che Dalisi ha reso il centro della sua riflessione. Progettazione mirata all’inclusione sociale, multiculturalista, centrata su Napoli ma immaginifica di spazi nell’altrove, la produzione di Dalisi si muove tra gli anni Sessanta e Settanta elaborando pian piano una “creatività disperata” fatta di favole e tradizioni popolari.

Il Quartiere Traiano di Napoli (fotografato anche da Mimmo Jodice) ospita i primi passi di Dalisi: costruito nel 1957 come progetto ambizioso di residenza pubblica, il quartiere si trasformò presto da quartiere modello a simbolo di degrado e isolamento, in cui servizi mai realizzati e strade incomplete non contenevano il raddoppio della popolazione prevista. Qui Dalisi sviluppa la sua metodologia radicale basata sul dialogo con gli abitanti e i bambini del quartiere, “dimenticando” tutto ciò che gli era stato insegnato. Dall’architettura costruita a quella immaginaria, il design poverissimo, caratterizzato da tecniche povere e materiali di riciclo, compone un repertorio strettamente favolistico: troni surreali per gli abitanti del Traiano, sedie per bambini, cartepeste, ricami vanno a comporre la quotidianità di Dalisi e degli abitanti del quartiere, coinvolti in laboratori e collaborazioni per sovvertire le modalità di emarginazione sociale.

Nella mostra viene esposta per la prima volta la Sedia del cece, una serie di disegni che l’architetto chiese a Andy Warhol, Joseph Beuys, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Bruno Munari, Paolo Portoghesi, Aldo Rossi, Ugo La Pietra, Gae Aulenti, Hans Hollein e molti altri durante la Biennale del 1978. Il progetto nasceva dell’idea di “contro-animazione”: “animare” noti personaggi dell’arte e del design con l’opera di una bambina napoletana. Durante uno dei laboratori organizzati a Napoli, infatti, una bambina, Rosa, costruì una piccola sedia con legno di scarto e una molletta per panni. Invece di una bambola ci adagiò un cece. La fascinazione che questo piccolo gesto scatenò in Dalisi derivava dall’unione di due favole, quella della principessa sul pisello e quella di Cicerenella, una nota filastrocca popolare. Posizionare al centro l’idea della bambina e farvi roteare intorno artisti, designer e architetti di fama internazionale ribaltava il concetto di autorità artistica e di partecipazione: veniva esaltata la dimensione collettiva della creatività, creando una favola a più voci.

Riccardo Dalisi. Radicalmente, installation view, MAXXI, Rome, 2023. Photo Musacchio – Pasqualini

Tra il 1979 e il 1987 Dalisi si dedicò a un altro progetto dalla tendenza immaginifica: realizzò per l’azienda Alessi una ricerca sulla tradizionale caffettiera napoletana, mescolando gli aspetti funzionali e antropologico-rituali di uno strumento onnipresente nelle case napoletane. Oltre a decine di prototipi e un modello finale messo in produzione, il risultato della ricerca fu un esercito di caffettiere “animate” e caricaturali: Pulcinella, Totocchi (unione di Totò e Pinocchio) ma anche santi, guerrieri, cavalieri. Questa popolazione favolistica anima un grande piedistallo che troneggia nella mostra. L’allestimento di Novembre Studio evoca questo mondo sottosopra, con un ribaltamento pivotale del punto di vista, caro a Dalisi: negli Anni di piombo, Dalisi realizza latte parlanti e giocose, dissacrando con ironia e consapevolezza la dinamica marginalizzante presente nel Sud Italia.

Il racconto della realtà come rappresentazione di paesaggi ed etiche interiori è lo stesso tipo di pratica che Mimmo Jodice porta avanti nei suoi scatti. Mediterraneo presenta al pubblico sette foto del fotografo partenopeo acquisite dal museo grazie a Amici del MAXXI. La mostra, realizzata in collaborazione con Studio Mimmo Jodice e curata da Simona Antonacci, si articola anche grazie a documenti d’archivio, locandine provini di contatto e interviste che narrano la storia del progetto “Mediterraneo” elaborato da Jodice tra gli anni ’80 e ’90. Vengono riportate le sperimentazioni degli anni ’60 e ’70 sui temi dell’antico, della memoria, delle tradizioni, il tutto guidato dal “perdersi a guardare”, concetto caro a Jodice per inseguire visioni anche al di fuori del visibile.

La mostra studia non solo gli scatti acquisiti dal MAXXI ma anche la storia di un progetto, molto esposto e molto amato: dalle zone più adiacenti a Napoli (Paestum, Pompei, Cuma, Baia) lo sguardo di Jodice si è esteso al Mare Nostrum, dalla Grecia alla Tunisia verso Giordania e Libia. L’incontro con le sculture antiche, gli Atleti della Villa dei Papiri al museo Archeologico di Napoli, per esempio, forniscono a Jodice i personaggi per la sua storia, attori millenari e severi che possono però dare voce al linguaggio del fotografo. Perché il lavoro di Jodice è un viaggio, letterale e figurativo, intorno alle modalità e ai linguaggi, appunto, della fotografia: dalla visione personali di Jodice agli universi simbolici di un eterotropia, il Mediterraneo, che storicamente accoglie e separa.

Visitabili fino al 3 marzo 2024 (Radicalmente) e al 14 aprile 2024 (Mediterraneo), le due mostre riportano le ricerche di due personalità diverse ma accomunate dalla stessa espressione di mediterraneità, votata al portare temi locali al centro di visioni globali e viceversa. 

Riccardo Dalisi. Radicalmente 
a cura di Gabriele Neri
progetto di allestimento Novembre Studio
realizzata in collaborazione con Archivio Riccardo Dalisi 
fino al 3 marzo 2024

Mimmo Jodice. Mediterraneo 
a cura di Simona Antonacci 
in collaborazione con Studio Mimmo Jodice 
Centro Archivi MAXXI Architettura
fino al 14 aprile 2024

MAXXI | Museo nazionale delle arti del XXI secolo – via Guido Reni, 4 A, Roma
info: https://www.maxxi.art/