Depardieu, all’asta la sua collezione di opere d’arte

La collezione di quasi 250 opere, tra cui alcune sculture di Rodin, ha un valore stimato tra i tre e i cinque milioni di euro

Una collezione che rivela uno spettro artistico ampio, quella di Depardieu. Il celebre attore francese, nella sua collezione di quasi 250 opere, ripercorre vari movimenti e fasi della storia dell’arte, con un particolare occhio al XX secolo. Tra gli esemplari raccolti durante la sua lunga carriera ci sono infatti quelli realizzati dai più grandi artisti del novecento, come Rodin, Calder, Richier, Duchamp, Miro, Leroy e Michaux. E questi, insieme a molti altri, sono stati messi all’asta con un valore complessivo stimato tra i tre e i cinque milioni di euro. L’asta, indetta da Ader per il 26 e il 27 settembre, si svolge presso l’hotel Drouot di Parigi, spazio noto per essere deputato per questo tipo di vendite.

Le ragioni della vendita sembrano essere varie: l’attore 74enne, oltre ad aver recentemente subito un intervento chirurgico importante, sta anche vivendo una situazione legale complessa. Dal 2020 è infatti indagato per sospetta violenza sessuale nei confronti dell’attrice Charlotte Arnould, ma gli sono state rivolte accuse anche da altre donne. Una condizione personale, insomma, che potrebbe aver giocato un ruolo nella decisione di mettere all’asta questa immensa e ricca collezione. D’altra parte, come racconta il giornale francese Le Figaro, «Gérard Depardieu è un amante dell’arte atipico, che rifiutava di appendere i suoi quadri alle pareti, preferendo ammucchiarli sul pavimento, a volte anche a faccia in giù, per dare alla sua dimora privata in rue du Cherche-Midi, nell’elegante 6° arrondissement di Parigi, un’atmosfera da artista […]. La sua collezione è il suo riflesso, il suo doppio, l’attore prolifico, quasi bulimico, che ha interpretato tanti ruoli in quasi 200 film».

Se le ragioni a fronte della decisione possono essere varie, quanto riportato da Le Figaro sottolinea chiaramente la pervasività della passione per l’arte di Depardieu. L’attore ha infatti affermato che «ci sono molte cose che non si possono dire sull’arte perché, per me, l’arte è la vita. Non è certo una provocazione. Il gesto, non ti stanca mai, ti piace, ti prende alla pancia, non è una cosa intellettuale, per niente, e ancora meno speculativa. C’è semplicemente qualcosa che ti tocca, dei blu, una forma, cose che ricordano altre pitture. Non vado mai nei musei, perché ne esci inebriato a morte. Ed è difficile vivere con i quadri, è una cosa che ti assorbe. Non ho mai appeso i quadri al muro, vengono da soli a me. La pittura è forte, è una scelta che può annullarti, annientarti».

Una passione irruenta, quella di Depardieu, trasferita e vivificata anche nei film, pure in quelli non realizzati. La regista Anne Fontaine aveva infatti offerto all’attore la parte di Herni Matisse in un film poi accantonato per le accuse di molestie. Ma un’esperienza centrale nel percorso di Depardieu è stata di certo quella del film Camille Claudel, realizzato da Bruno Nuytten nel 1988 e in cui l’attore ha interpretato Rodin. Da questa profonda immedesimazione si è originata la spinta ad acquistare i tre bronzi presenti nella collezione all’asta, tra cui Paolo e Francesca.

Ad uno sguardo complessivo, sembra una storia che si articola tra l’immedesimazione, la passione e l’impulsività, per poi giungere all’abbandono totale.

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