Muore Gianni Vattimo, il filosofo del “pensiero debole”

Si spegne all’età di 87 anni il filosofo Gianni Vattimo, uno tra i massimi esponenti del postmodernismo e ideatore del "pensiero debole"

Gianni Vattimo è morto martedì sera a Torino: il filosofo di 87 anni era infatti ricoverato all’ospedale di Rivoli in gravi condizioni, malato di Parkinson ormai da tempo. Ad annunciarne la morte è stato il compagno Simone Carminada.

Vattimo è stato, sia nel quadro italiano che in quello internazionale, uno dei più imponenti pensatori ascrivibili alla corrente postmoderna. E in questo contesto è stato decisivo il suo contributo con la teorizzazione del pensiero debole, concetto introdotto insieme a Pier Aldo Rovatti.

Vattimo ha rappresentato un perno centrale nel profilo filosofico italiano del secondo novecento. La sua carriera accademica è iniziata molto presto: classe 1936, si laureò nel 1959 in filosofia a Torino, dove fu allievo di Luigi Pareyson assieme a un’altra figura di primo piano, Umberto Eco. Dopo la specializzazione conseguita a Heidelberg con i pensatori Hans Georg Gadamer e Karl Löwith, Gianni Vattimo iniziò ad insegnare estetica all’Università di Torino, diventando anche preside della Facoltà di Lettere e Filosofia negli anni settanta. Il suo percorso proseguì all’interno di questa stessa istituzione, dove fu poi ordinario di filosofia teoretica dal 1982 al 2008, ottenendo in seguito anche il titolo di professore emerito.

L’eredità più corposa lasciata da Vattimo è chiaramente il concetto di pensiero debole, introdotto da una parte nel quadro di un più generale relativismo, dall’altra nel contesto della cesura postmoderna. Il pensiero debole si caratterizza come una forma particolare di nihilismo che si contrappone al pensiero forte, definizione associabile alle correnti di pensiero occidentali più tradizionaliste, e ne annuncia la crisi irreversibile. Più nello specifico, Vattimo coglie l’indebolimento delle istanze comuni a questa postura, come il ruolo forte del soggetto o il binomio essere-verità, attraverso una rielaborazione del pensiero di Nietzsche e una conseguente intersezione con quello di Heidegger.

Oltre al contesto accademico, che pure è stato vario in un quadro internazionale, Vattimo si è occupato anche di televisione ed editoria, essendo stato autore di vari programmi Rai e avendo collaborato con vari giornali, come La Stampa e La Repubblica. La sua esperienza politica è stata altrettanto molteplice: è stato iscritto al Partito Radicale, ai Democratici di Sinistra – con cui è stato eletto al Parlamento europeo nel 1999 –, Comunisti italiani e L’Italia dei Valori, nel cui quadro è stato eletto di nuovo parlamentare europeo nel 2009. Portavoce di molte battaglie del movimento LGBTQ+, si è sempre definito comunista e cattolico.

Tra le sue pubblicazioni più note figurano Le avventure della differenza. Che cosa significa pensare dopo Nietzsche e Heidegger (Garzanti, 1980), Al di là del soggetto (Feltrinelli, 1981), Il pensiero debole (raccolta di saggi curata con Pier Aldo Rovatti, Feltrinelli, 1983).