Se la scienza e la tecnologia interpretano il ruolo anticipatore del futuro più o meno prossimo, l’arte si riserva da sempre la sua sibillina capacità visionaria di immaginare il domani nella sua più desiderabile forma. Siamo noi oggi i protagonisti di un’era che non può più permettersi il lusso di scegliere a quale delle suddette fazioni appartenere. Realizzare un futuro nuovo rispetto a quello a cui stiamo tristemente giungendo è da considerarsi un’opera ciclopica e straordinaria, solo la sintesi tra visione e applicazione potrà garantire la tanto agognata svolta.
Questo è l’assunto da cui prende piede la ramificata azione di Stefano Cagol, oggi riassunta nelle pagine del libro We Are the Flood – Il progetto di un museo scientifico per affrontare la crisi ambientale attraverso l’arte contemporanea. Il libro edito da Postmedia Books punta a dimostrare che la cultura e l’arte sono i canali da cui deve fluire il cambiamento, da cui deve avere l’origine il progetto di un mondo nuovo in cui l’odierna crisi climatica, sanitaria ed ecologica siano un ostacolo ormai superato. La pubblicazione segue il precedente scritto dello stesso autore The Time of the Flood – Beyond the myth through climate change in cui era iniziata la trattazione scritta del pensiero di Cagol rispetto alla questione climatica.

L’antropocene di Stefano Cagol
Cagol, artista sperimentatore e fiero attivista per la questione climatica, recentemente intitolato Direttore creativo del Polo Culturale Castel Belasi nella Val di Non, porta ormai da anni avanti il progetto We are the flood, da cui il suo nuovo libro eredità appunto il titolo.
Nata dalla stretta collaborazione con il Muse di Trento, l’iniziativa dell’artista porta alla creazione di una piattaforma indirizzata a utilizzare l’arte come veicolo per riflettere su l’Antropocene. Termine ormai abusato quest’ultimo, protagonista delle narrazione e delle sperimentazioni artistiche da almeno un quinquennio – complice inscagionabile della sua larga popolarità è stata la 59. Edizione della Biennale di Venezia curata da Cecilia Alemani – non sembra ancora chiarito però quale sia il punto zero di questa tanto discussa epoca geologica. Stefano Cagol ha la sua personale risposta: l’antropocene ha inizio con la scoperta del fuoco, il primo attimo che ha visto l’umanità ergersi al di sopra di ogni altra specie presente sul pianeta, dimostrandosi capace di manipolare la materia e diventare lui stesso motore di ogni mutamento.

L’arte decodifica le complessità del presente
Il concetto di trasformazione è centrale nella ricerca artistica e filosofica di Stefano Cagol – Basti pensare al suo celebre intervento alla Biennale di Venezia nel 2013 in cui viene presentata nel padiglione Maldive l’opera The Ice Monolith: un blocco di ghiaccio di mille500 chili, prelevato dai “ghiacci eterni” delle Alpi, che si fonde lentamente ma inesorabilmente sotto il sole della Serenissima e gli occhi della gente – e l’analisi, la denuncia e la narrazione dei cambiamenti climatici diventano il nucleo della sua missione.
L’artista segue le nobili tracce lascate sul sentiero da grandi nomi della cultura contemporanea come Joseph Beuys: artista e sciamano, Cagol interpreta il mediatore che attraverso l’arte tenta di decodificare per il grande pubblico quel complesso mosaico che è oggi il mondo contemporaneo. Nel libro edito da Postmedia Books, l’artista sviluppa il suo personale pensiero e si cimenta poi in una trattazione più pragmatica in cui sintetizza l’azione realizzata con il Muse di Trento al fine di poterne fornire una schematizzazione replicabile. La piattaforma We are the flood consiste in una serie di proposte diversificate; questa include una residenza d’artista, un ciclo di conferenze, una masterclass, laboratori didattici e un programma espositivo di mostre “liquide”, con artisti di rilievo internazionale e artisti emergenti under 35 selezionati tramite open call.

Ricercare, divulgare e immaginare un domani possibile
La piattaforma liquida che continua a vivere prende piede dall’assunto secondo cui l’atto creativo agisce come linguaggio universale. Attraverso la sintesi tra arte e scienza, quindi tramite l’interdisciplinarietà, possiamo riuscire a comprendere il presente, interrogandoci così sulla strada giusta verso il futuro.
Secondo Cagol quindi l’arte soccorre la scienza per dare vita a una nuova co-scienza. Non possiamo più fermarci alle soluzioni offerte dal pensiero umanista, la scienza è oggi la vera protagonista della nostra era ed è pericoloso fossilizzarsi in un approccio culturale che non riesce a coniugare la dialettica con la tecnica. Tuttavia senza l’immaginazione non potremo permetterci il progresso. L’arte in questa parabola è generatrice di “futuri desiderabili”, mutuando le parole di Stefano Cagol, l’unica chiave capace di dare avvio a un’ondata di cambiamento ormai indispensabile.
Noi siamo il diluvio, dice l’artista. Siamo origine della stessa catastrofe che ci sta trascinando via, tutti noi siamo complici, nessuno escluso. Eppure solo gli esseri umani, con ogni loro potenziale, potranno proporre le giuste soluzioni per generare un domani in cui la sopravvivenza della specie non sarà solo archeologia.

We Are the Flood – Il progetto di un museo scientifico per affrontare la crisi ambientale attraverso l’arte contemporanea
A cura di Stefano Cagol
Postmedia Books, 2023
Info: www.postmediabooks.it