“kiss me i haven’t had a cigarette in days”;
“how many humans have existed? what if they all return?”
Affascinata dal potere del linguaggio come strumento per esplorare le dinamiche culturali, politiche e psicologiche della società moderna, la poetessa, performer e graphic designer Nora Turato è una voce brillante e innovativa nella scena dell’arte internazionale. Attraverso l’utilizzo di frammenti testuali estrapolati da varie fonti come Internet, social media, libri, pubblicità, conversazioni ed eventi personali, l’artista croata utilizza la parola come strumento per esprimere le sue idee, sfidare la cultura dominante e riflettere sulla condizione umana. Definito comunemente come un sistema simbolico di comunicazione, in cui le informazioni fluiscono da un mittente a un destinatario, il linguaggio è uno strumento potente che consente agli esseri umani di connettere e relazionarsi. In un’epoca in cui siamo sommersi da un flusso costante di informazioni, Turato si interroga sulla funzione stessa della comunicazione, evocandone le contraddizioni e i pericoli.
“hell on earth is a waiting room”;
“i would love to date a man who can’t read”
La pratica dell’artista inizia con frammenti di testi raccolti nel corso di mesi, attraverso i quali costruisce copioni che memorizza e interpreta al dettaglio nei suoi intensi monologhi a più voci. Nelle sue performance, Turato sperimenta un’ampia varietà di possibilità espressive, arrivando a sostituire lo stereotipo della donna tranquilla e riservata con quello di una voce e un corpo che, sull’orlo dell’isteria, reclama uno spazio per esibirsi. «La prima donna che ha fatto carriera gridando per strada», come lei stessa si definisce. Argomenti che spaziano dalla politica allo spettacolo, al consumismo, al sesso si estendono dalla voce dell’artista verso e oltre il pubblico in un vortice di confusione linguistica. La funzionalità originaria del linguaggio viene snaturata dal contesto in cui nasce e si apre a molteplici interpretazioni. Sebbene si incontri una difficoltà nel seguire il filo logico che lega le sue parole, è quasi impossibile non essere conquistati dalla versatilità espressiva dell’artista. Attraverso astute tecniche di dizione, ritmo, ripetizioni e cambi di tonalità, Turato sfida gli ascoltatori a rimanere con lei in una velocissima e maniacale tempesta linguistica, dove il contenuto e la forma si intersecano a vicenda al punto di dissuadersi. Come nella tipica smania da scrolling, Turato impersonifica l’isteria testuale emessa dai nostri smartphone, avanzando oltre ogni intento di matrice concettuale. L’attenzione dello spettatore viene dunque sottoposta a una versione in carne e ossa della stessa sovrapproduzione di informazioni a cui siamo quotidianamente sottoposti. Voci aggressive e acide, piene di sarcasmo, si levano per evocare le strutture di potere che promuovono l’uso di un linguaggio deprivato di significato.
“you can have any snack you like as long as it comes with extra protein”;
“we have done so much for so little for so long we can do anything with nothing now”
Con una formazione in graphic design, la produzione di Turato comprende anche libri, poster, tavole in smalto, stampe e dipinti murali. I quadri raffigurano citazioni di testo isolate che rimandano alla qualità estetica del linguaggio, nei quali ogni lettera viene umoristicamente dissociata dal suo contesto ordinario. La serie Pool è invece un libro d’artista, un archivio di frammenti testuali che Turato compone annualmente in collaborazione con il designer Sabo Day. Con una grafica che si rifà all’estetica tipica del marketing, ci immergiamo in un mondo immaginario scaturito da constatazioni randomiche come: “democracy works only when losers recognize that they have lost”, “is he gay or just tall?”, “to go anywhere you have to go everywhere”. Come in una sorta di ready-made linguistico, una volta estratte dal loro contesto specifico le opere acquisiscono un significato ricco e complesso. Il lavoro assume dunque una forma astratta, liberata dall’autoreferenzialità di un discorso artistico scelto a priori, in linea con il pensiero di Turato secondo cui l’arte dovrebbe oggi incoraggiare la riflessione piuttosto che raccontare una storia prestabilita.
Se la lingua è lo specchio della cultura che riflette il modo in cui vediamo, pensiamo e agiamo nel mondo, la brillante e trasgressiva pratica artistica di Nora Turato è un invito a svegliarsi dal torpore dell’ignoranza e a sviluppare una maggiore consapevolezza di ciò a cui siamo quotidianamente esposti. In un mondo permeato da “immagini-linguaggio” che riecheggiano il formato comunicativo della pubblicità, le persone si sono abituate a ricevere informazioni in un modo visivo e così rapido da non avere il tempo di approfondirne il contenuto, tanto meno di metterlo in discussione. Invece di rifiutare il problema, Turato si immerge nelle sue profondità per analizzarlo e renderlo proprio. Utilizzando frammenti provenienti dallo stesso sistema linguistico e trasformandoli in qualcosa di completamente diverso, l’artista crea un cortocircuito nel rapporto tra il consumatore e le informazioni a cui è esposto, rivelando il loro interdipendente e silenzioso gioco di potere. Attraverso la minuziosa e artigianale pratica del “collezionismo linguistico”, Turato ritorna a un rapporto corporeo con il linguaggio, liberandosi da una condizione di consumistica passività. Una volta raggiunto questo stato di consapevolezza, l’artista ribalta le regole del gioco, prende il controllo e conquista uno spazio in cui si muove liberamente in una inquieta, schizoide, bramosa e spudorata autonomia.
NORA TURATO
Dal 2019, Nora Turato è impegnata come docente nel dipartimento di Arti Visive presso la ZhDK di Zurigo. Le sue lezioni si concentrano sulle contraddizioni che permeano la produzione culturale contemporanea, esplorano le sfide affrontate nella ricerca di significato nella propria pratica artistica e nella necessità di preservare l’atmosfera artistica intuitiva e “animica” che si riversa nell’arte stessa. Il prossimo grande progetto si svolgerà a novembre in occasione di Performa 2023, la Biennale di New York dedicata alla Performance Art. L’artista presenterà un monologo innovativo che mette in pratica tecniche di auto-miglioramento come neuro feedback, terapia EMDR, respiro holotropico e corsa a lunga distanza. Commissionata dalla Biennale per esplorare il contributo di Arte Concettuale, l’opera sarà supportata da una nuova famiglia di font serif ispirata all’età industriale.