La caduta di Macbeth, dark fantasy e introspettivo a fumetti

Tratto dal capolavoro shakespeariano, l’incontro tra il valoroso generale Macbeth e le tre streghe che gli profetizzeranno il suo destino

«Da sempre ho una tendenza narrativa virata verso atmosfere dark, tragiche e/o violente. Quando gli editor di Fanucci comics, Stefano Santarelli e Alessandro Ruggeri, hanno deciso di inserire nella collana la tragedia di Shakespeare, Macbeth, il loro pensiero è andato a me per realizzarne le illustrazioni. D’altronde sono stati miei docenti alla Scuola romana dei fumetti di Roma – dove ora insegno – e conoscono bene le mie inclinazioni e il mio segno. Stefano mi ha dunque contattato per propormi il lavoro e io ho fatto quello che in gergo da poker potremmo chiamare un rilancio: ho chiesto di poterlo affrontare come autore unico, curando anche i testi. Sono stato accontentato».

Nato a Maglie (Lecce) nel 1991 e ora residente nella capitale, Federico Mele – «disegna e scrive le sue storie da sempre», riporta la bio – presenta così il suo graphic novel d’esordio, La caduta di Macbeth (cartonato, 108 pagine a colori, 22 euro), dark fantasy di ambientazione medievale. 

Una storia, la tragedia di Macbeth, «che ha finito per appartenermi e io per appartenere a lei. Come se da sempre avessi voluto raccontarla. E infatti era proprio così», prosegue l’autore pugliese. Dopo l’ennesima battaglia vinta, l’intrepido generale Macbeth incontra tre streghe e riceve una profezia che determinerà il suo destino (“ho davvero scritto io la mia storia? Perché alla fine sento di non essere stato altro che un personaggio, una maschera priva di libero arbitrio, un guscio di noce alla deriva in un oceano di sangue”).

Mele – che nel 2020 ha curato la sua prima personale di dipinti ad acquerello presso la Cart gallery di Roma – fa sua la tragedia shakespeariana e presenta al lettore un Macbeth introspettivo, protagonista di una colorata discesa nella pazzia tra tradimenti e magia nera. Una narrazione a fumetti di forte impatto visivo, che flirta con la settima arte («sia il cinema di Guillermo del Toro sia il film sul Macbeth interpretato da Michael Fassbender e diretto da Justin Kurzel sono state enormi ispirazioni. Un tipo di cinema con una grande attenzione alla fotografia e un uso spesso ardito dei colori»). 

Un lavoro, quello compiuto da Mele, che ha visto l’autore – prima di tutto – documentarsi. «Ho letto e riletto il testo teatrale, visionato diversi adattamenti cinematografici. Quindi mi sono soffermato sui commenti critici e sugli approfondimenti storici e culturali relativi all’epoca in cui è ambientata la vicenda, sul periodo storico in cui è stata scritta e sulle ragioni di Shakespeare. Ho poi cercato di trovare le mie di motivazioni, diverse da quelle del bardo per forza di cose, appoggiando le intenzioni narrative che mi sono proprie alla sua trama e, a volte, alle sue parole».

Circa metà della storia (scene e dialoghi) è scritta da Mele, mentre un’altra buona metà adatta e parafrasa i passaggi del testo originale che hanno di più colpito l’autore («proprio dal testo originale, ben sottolineato, studiato e dalle mie aggiunte appuntate già in un primo soggetto, ho ricavato una scaletta, scena per scena, di tutto il libro. A quel punto, scaletta alla mano ho realizzato i layout delle cento pagine, ovvero i bozzetti – in questa fase ho anche scritto la maggior parte dei dialoghi. Diciamo che, essendo l’unico autore, la fase di sceneggiatura e di impostazione grafica dell’opera sono coincise – e, subito dopo, ho portato “in bella” i layout, ripartendo dal principio, disegnando, colorando e letterando ogni pagina»). 

Proprio in merito ai colori, Mele sottolinea che ne La caduta di Macbeth «servono ad accompagnare (se non ad accentuare) emotivamente la narrazione. Un approccio quasi espressionista, in cui il colore vuole essere evocativo e non descrittivo, passando da grafico a pittorico a seconda delle esigenze». Per poi aggiungere: «Ho lavorato attingendo a una ricca cartella sul mio pc in cui, per mesi, ho salvato dipinti di pittori che mi emozionano, dal tedesco Ferdinand Keller all’italiano Marius Pictor, alias Mario de Maria. Poi c’è Dave Stewart, colorista di molte storie di Hellboy – tra i miei fumetti preferiti – che ha avuto una grande influenza sul mio approccio. È anche merito di questi artisti se il libro è uscito come è uscito».

Info: www.fanucci.it

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