Per una pratica artistica sempre più sostenibile. Parla Loris Cecchini

L'artista, da sempre sensibile ai temi ambientali, ci ha raccontato quali sono le sue azioni quotidiane per ridurre l'impatto del suo lavoro

Nell’indagine di Loris Cecchini è da sempre punto centrale di osservazione la natura. Da questo elemento di partenza, la sua ricerca si sviluppa attraverso la creazione di forme essenziali, strutture che emulano quelle organiche e biomorfe e si inseriscono come presenze discrete nello spazio in cui si inseriscono. «Le mie sculture modulari appaiono come sistemi complessi che entrano in simbiosi con l’ambiente circostante», spiega Loris Cecchini che nel suo lavoro ha imparato a mettere in pratica una serie di azioni volte al rispetto dell’ecosistema e alla riduzione degli sprechi prodotti nelle fasi di realizzazione delle opere.

Se infatti gran parte del mondo dell’arte sta correndo ai ripari con strategie indirizzate al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità e tanti artisti sempre più spesso toccano nella loro ricerca tematiche vicine alla difesa dell’ecosistema, è anche vero che molte bad practices continuano ad essere portate avanti dal settore.

Per questo abbiamo cercato di capire come il lavoro di un artista con grande esperienza e una pratica consolidata come Loris Cecchini possa riuscire a trovare nuove strade e soluzioni più green per ridurre l’impatto sull’ambiente.

sostenibilità
Loris Cecchini, Waterbones (Astronomical Observatory), 2023, Stainless steel modules,
Ph.Sergio Pineschi

Si parla sempre di come l’arte interviene a difesa dell’ambiente mentre viene spesso taciuto il fatto che anche il sistema del contemporaneo contribuisce all’inquinamento del nostro ecosistema. Perché questa ipocrisia?
Abbiamo ben chiaro quanto il progresso abbia sostituito il benessere umano, gli effetti sono ben visibili: il cambiamento climatico e l’inquinamento dell’aria e della terra ci stanno portando ad una diffusa catastrofe ecologica. E non ritengo che l’arte possa essere pericolosa per il nostro ecosistema – anche perché i numeri sono di molto inferiori ad altre attività umane – penso invece alla meccanizzazione, ai grandi volumi della produzione di massa, che rappresentano sicuramente una minaccia per l’umanità; dalla creazione di armi estremamente distruttive, alla manipolazione dell’informazione; pensiamo al mondo della produzione automobilistica, alle batterie, ai pannelli solari… Immagini quanti materiali sono presenti in un auto? Pensare per esempio di abolire la plastica quando una macchina è per un’alta percentuale fatta di questo materiale. La soluzione sta in un design in cui la plastica è sostituita in partenza da materiali organici biodegradabili, studiati appositamente per avere più cicli di vita e spesso composti da una moltitudine di materiali, dagli scarti di mille altre lavorazioni, oppure in generale ad un atteggiamento di recupero e riciclo che si manifestano individualmente per farsi collettivi. L’arte, in molte forme e linguaggi, stimola la capacità di osservare, porta a una rinnovata visione del mondo, valorizza il naturale e solitamente l’artista ha una straordinaria capacità di osservare i fenomeni metabolici della vita e il divenire della natura. Le mie sculture  modulari, grandi o piccole che siano, appaiono come sistemi complessi, diagrammi tridimensionali che entrano in simbiosi con l’ambiente circostante, attivando i sensi e invitando lo spettatore alla partecipazione. Il contrasto tra meccanico e organico, le qualità di simultaneità e complessità, trasportano lo spettatore in ambienti immersivi, mai con l’intento di dominare il naturale.

Quali sono le tue azioni quotidiane per essere più sostenibile?
I miei sono piccoli gesti; vivo a Milano che come tutta la Pianura Padana è una città molto inquinata, praticamente con livelli pari alle alte densità cinesi. Nel progetto del nuovo studio abbiamo installato 7Kw di pannelli fotovoltaici sulla copertura per produrre energia elettrica e, con mia moglie e le mie figlie, abbiamo piantato un’ampia varietà di piante nel nostro piccolo giardino. Anche all’interno dell’immobile abbiamo messo molte piante, che attraverso la fotosintesi clorofilliana sono in grado di assorbire anidride carbonica, rilasciando ossigeno. Abbiamo proprio scelto alcune piante approvate dalla NASA, che hanno dimostrato di essere in grado di ridurre il livello di sostanze tossiche, anche in maniera rilevante, come la Sansevieria, l’Aloe vera, l’Edera, la Money Plant, i Ficus, che riescono persino a neutralizzare sostanze organiche volatili. Inoltre acquistiamo quasi tutto il cibo da un gruppo di acquisto sostenibile, prodotti di piccole aziende selezionate con criteri seri e bypassando i circuiti commerciali più grandi.

Come smaltisci i rifiuti e gli scarti dei tuoi lavori?
Intanto tendo a produrre poco scarto. Naturalmente lavorando con un’idea di scultura o installazione ambientale bisogna fare i conti con il tempo, le caratteristiche che contribuiscono alla durata del materiale sono molto importanti. Da anni tengo da parte buona parte dei piccoli esperimenti con materiali prodotti in studio che poi diventeranno parte di un lavoro. Chissà, bisogna essere fortunati. Le mie installazioni modulari sono composte da elementi prodotti in acciaio o alluminio.
L’acciaio e l’alluminio sono riciclabili al 100%: sono tra i materiali più riciclati al mondo, un fattore chiave per la sostenibilità e la riduzione delle emissioni di CO2 e per il contrasto al cambiamento climatico. Rispetto ai derivati del petrolio (ad esempio resine, siliconi, varie plastiche) garantiscono quasi sempre un tempo più lungo di conservazione, anche perché i raggi UV distruggono qualsiasi cosa. Spesso sono lavorazioni parziali eseguite dalle aziende di manifattura con cui collaboro, ovvero su lastre o profili industriali già prodotti e rielaborati; tutti gli scarti sono in uno standard di riciclo aziendale che fa pienamente parte della cosiddetta economia circolare. Per gli smaltimenti in studio, seguiamo le normative locali, separando sempre i materiali; Milano sotto l’aspetto della separazione dei rifiuti è una realtà seria da molti anni.

Cecchini sostenibilità
Loris Cecchini, Arborexence, 2023, Welded stainless steel modules, ph. Marco Valmarana

A quali realtà ti rivolgi per acquistare i prodotti che utilizzi?
Come per tutti, la rete è uno dei luoghi con cui si avvicinano distributori e produttori nel reperire i materiali del proprio lavoro. Oggi è incredibile la capillarità dei trasporti: questo sicuramente genera una quantità di problemi, ma mentre una volta ci sarebbero volute settimane, se non mesi, a reperire qualsiasi genere di materiale girando in lungo e in largo (dall’acquerello alla fotografia, dalla scultura in creta, alla pietra, alle resine, alle sabbie macinate, alle fibre tessili, e inoltre materiali per saldatura, meccanica, ecc.). Secondo me oltre al tempo, c’è un grande risparmio di energia combustibile, di inquinamento individuale e quant’altro possa relazionarsi al fatto di non muoversi.
Inoltre, lavoro con aziende sul territorio, rispetto molto le strutture spesso piccole, familiari, che caratterizzano l’economia italiana, da loro imparo tecnicamente molte cose e spesso si crea una bella relazione di amicizia. Ho anche contatti con aziende più grandi nei numeri che sono ugualmente molto interessanti, magari da un punto di vista tecnologico. Devo dire che come io imparo da loro, le aziende sono spesso curiose nel confrontarsi con un artista.

Quanta attenzione presti alle dinamiche di sostenibilità nel concepire i tuoi lavori?
Credo che in generale il ritorno all’uso dei materiali tradizionali che ormai da anni pervade la scena internazionale dell’arte, il fatto di tornare ad usare la pietra (la più longeva di tutte), metalli, tessuti, ecc. e meno i derivati del petrolio sia riconducibile anche ad un’idea di sostenibilità, ma l’arte ha l’ambizione di durare nel tempo…e personalmente questo mi spinge a scegliere materiali durevoli, come l’acciaio, l’alluminio, la vetroresina, il marmo, ma amo moltissimo anche la carta o supporti più leggeri. Ultimamente sto usando una carta giapponese utilizzata per la pulizia degli affreschi che è un vero e proprio manufatto culturale protetto dall’UNESCO. Nelle giuste condizioni può durare centinaia di anni. Un altro aspetto importante credo che sia il fatto che generalmente non produco opere funzionanti ad energia: ovvero nulla di meccanico controllato da elettricità.

Cosa potrebbe fare il mondo dell’arte per essere più responsabile sotto questi aspetti?
Negli ultimi anni c’è molta attenzione al tema della sostenibilità e della responsabilità in ambito di inquinamento e gli artisti sono sempre in prima linea. Le indicazioni fornite recentemente da Gallery Climate Coalition sono importanti sotto l’aspetto del riciclo degli imballaggi (avete mai visto la quantità di casse presenti nelle grandi fiere internazionali d’arte?) e di altri aspetti molto presenti del mondo delle gallerie e non solo.Personalmente dono regolarmente opere a scopo benefico che spesso hanno come fine il contributo ambientale. Quindi ben vengano le occasioni in cui un’opera è monetizzata specificamente per progetti di questo tipo. Nel 2022 ho donato un’opera modulare The developed seed (organizing a system that can continuously construct itself), alla Gallery Climate Coalition (GCC). L’obiettivo principale della GCC è quello di facilitare una riduzione delle emissioni di CO2e del settore di almeno il 50% entro il 2030, specie nell’ambito della logistica e dei trasporti. Sempre nel 2022 ho donato Waterbones (sequence 69), per un nuovo progetto di Riforestazione Urbana, ideato e promosso da Associazione Arte Continua, a sostegno delle iniziative di Stefano Mancuso e PNAT per il Comune di Prato. Negli anni ho spesso fatto donazioni, in particolare durante il COVID, per Medici Senza Frontiere, la Fondation pour la Recherche en Physiologie, e anche Protège Ton Soignant Collective, in Francia.

Info: loriscecchini.com

Articoli correlati