Questo mondo non mi renderà cattivo: la serie tv e l’art book di Zerocalcare

Il fumettista romano torna con una nuova serie su Netflix. Non un sequel in senso stretto, ma un racconto di resistenza, accoglienza e inclusione

«Non ve la guardate tutta insieme, perché sono puntate più lunghe dell’altra. Non vi portate i fazzoletti, non ci sono storie d’amore, non ci sono morti. Guardatela con qualcuno: se non capite quello che dico potete chiedere a lui: “ma che ha detto?”. Non credo, però, che vi serviranno consigli per guardare una serie tv». Così Zerocalcare (nome d’arte di Michele Rech, classe ‘83) in una videointervista sulla pagina Instagram di Netflix, la piattaforma di streaming che lo scorso 9 giugno ha rilasciato la nuova serie animata del fumettista (più amato d’Italia) cresciuto a Rebibbia. Sei episodi (Quel che è di Cesare; Come una balena spiaggiata; Il faro; Chi denuncia per primo è infame due volte; Quattro miliardi di anni luce; Non c’è un posto per te) che si attestano tra i 29 e i 34 minuti ciascuno – rispetto ai 15 di media di Strappare lungo i bordi –, prodotti da Movimenti Production in collaborazione con la casa editrice Bao publishing. Naturalmente, scritti e diretti da Zerocalcare. 

Questo mondo non mi renderà cattivo, però, non rappresenta un continuum con la serie precedente («Per quanto fosse la cosa più onesta da fare, sia per quel che volevo raccontare sia perché sarebbe stato paraculo rifare Strappare lungo i bordi, questa è di certo una cosa più complicata e mi terrorizza abbastanza la reazione di chi si aspetta una specie di “Strappare lungo i bordi 2”»), tanto amata quanto dibattuta (nel 99% dei casi in modo sterile, considerando ad esempio la “polemica” sul dialetto romano, tant’è che in Questo mondo non mi renderà cattivo, Zero si rivolge così all’Armadillo: “Ma secondo te io parlo strano? Romano, che non si capisce?”). 

Piuttosto in quest’opera seconda – che è quasi sempre più complicata della prima – Michele Rech entra ancora più a fondo nelle tematiche a lui care («Se dovessi indicare qual è il succo di questa storia sarebbe i fallimenti delle amicizie. Cioè laddove l’amicizia non riesce a sostenere e supportare e alla fine ti lascia solo»). Già, tanto Strappare lungo i bordi («onestamente non mi sarei aspettato un tale consenso, mi ha stupito molto») si legava a una dimensione più recondita, relazionale, d’amore e di amicizia del protagonista, quanto la nuova serie (che prende sempre il là dal vissuto di Zero e dei suoi amici all’interno dell’immaginario quartiere di Tor Sta Ceppa) porta in scena una dimensione più collettiva. 

Non un sequel in senso stretto, dicevamo. Nei sei episodi di Questo mondo non mi renderà cattivo («Il titolo nasce da una canzone di Path, cantautore di Anguillara, ed è un auspicio rispetto a quello che abbiamo intorno») – la cui colonna sonora contiene la nuova sigla firmata dal cantautore capitolino Giancane, “Sei in un paese meraviglioso”, rinnovando così il legame umano e artistico con il fumettista romano d’adozione (è nato ad Arezzo) che dura dai tempi di Rebibbia quarantine – gli spettatori trovano il solito Zero alle prese con i contrasti tra il suo mondo ideale e quella che è l’ordinarietà che tutto e tutti travolge. Una storia indipendente da quella che l’ha preceduta (più leggera e, appunto, “introduttiva”); qui le tematiche sono più complesse – non solo quelle emotive e generazionali, ma soprattutto legate alla strettissima attualità, come nel caso dell’immigrazione – anche se ritornano, oltre alla periferia romana, alcuni dei personaggi dell’immaginario dell’autore che il grande pubblico ha imparato ad amare in Strappare lungo i bordi.

Dunque, dall’ingombrante (in termini fisici ed emotivi) coscienza Armadillo, una figura a cui Valerio Mastandrea dona, ancora una volta, un carattere unico, contraddistinta dal solito sarcasmo illuminante e illuminato, al fedele amico Secco (“Annamo a pijà er gelato?”), alla diretta e intelligente Sarah (“io ‘na cosa sola volevo fa: insegnà ai ragazzini. E invece so’ dieci anni che sto tumulata dentro a un capannone nella zona industriale di Formello a portà il caffè a questi che producono gli spazzoloni del cesso. Dieci anni senza ‘na cazzo de prospettiva”) all’adorabile mamma Lady Cocca (“tu non puoi andà in galera, c’hai le adenoidi sensibili”). C’è anche un cameo di Silvio Orlando, ovviamente in versione animata, nel ruolo di un agente della Digos malinconico e impassibile, l’ideale per la sua recitazione. 

C’è però una new entry che spariglia le carte in tavole, una figura attraverso cui Zero alza l’asticella per mostrare un ulteriore lato del suo essere autore. Il personaggio in questione è Cesare – un amico di antica data, oggi spaesato e senza un suo equilibrio –, ritornato nel quartiere dopo tanti anni di ricovero in un centro di disintossicazione, che si confronta con gli amici di una volta («Non è una persona vera, ma tanti Cesari che ho incontrato nella vita. Una persona che ritorna al quartiere dopo tanti anni e che non trova più punti di riferimento perché quelli che aveva prima stanno allo sbando»). 

Questo mondo non mi renderà cattivo è un racconto di resistenza, accoglienza e inclusione. Soprattutto, un lungo monologo interiore in cui lo spettatore è, al tempo stesso, ospite e interlocutore. Una narrazione che sviscera quanto sia complicato individuare il proprio posto nella società (e, probabilmente ancora di più, trovare una società in cui riconoscersi realmente una volta divenuti grandi). Poiché, tra gli interrogativi a cui cercare di rispondere e le contraddizioni da affrontare, lo Zero di questa nuova serie è l’autore che, più di prima, pone (e si pone) in discussione. È colui che va alla ricerca dell’interrogativo e lo riempie di domande, la persona che pur non celando (tutt’altro) il proprio ideale politico non sale mai in cattedra, tentando piuttosto di ascoltare tutte le campane (come fa con lo stesso Cesare), anche se hanno un “suono” per lui distorto. 

Se in Strappare lungo i bordi il tagliente, riflessivo e addirittura lungimirante Zero (“basso profilo. È un modo mio per non stuzzicà il karma che se te vede arrogante, magari se fa rode il culo”) faceva leva su più di un blocco emotivo assai spendibile con un pubblico vasto, nella nuova serie mette in dubbio sé stesso, esprimendo ancora di più il suo impegno civile, la propria volontà di riflettere – senza farsi né fare sconti – sulla nostra contemporaneità, sull’impegno di un autore che non può esonerarsi dal prendere posizioni, anche se possono apparire scomode. Raccontando una generazione barricata per difendersi da un mondo che fa l’impossibile per incattivirla. Una generazione i cui protagonisti sono sulla soglia dei 40 anni – lo stesso Zero li compirà il prossimo 12 dicembre –, ma stanno ancora imparando a conoscersi. L’amicizia, il diventare adulti, il confrontarsi/scontrarsi con la vita: in questa nuova serie (anche se «paradossalmente è stata scritta prima di Strappare lungo i bordi», afferma il fumettista) le tematiche sono un po’ più articolate: oltre a quelle generazionali ed emotive, ci sono quelle che deflagrano, come bombe, intorno a noi.

In particolare, l’arrivo dei rifugiati siriani in un centro di accoglienza per i migranti, oltre ad accendere gli animi nel quartiere instilla in Zero – armato di buone intenzioni – una serie di domande sul punto di vista esterno, anche tra i suoi affetti più cari. L’incipit dunque, è decisamente politico, ma Questo mondo non mi renderà cattivo parla, in particolar modo, di noi tutti, del perché siamo divenuti così ostili, netti, livorosi, divisi in fazioni, “schiavi” delle credenze che abbiamo, delle idee che ci vengono imposte (o che ci imponiamo). Così presi dall’affrontare gli ostacoli, piccoli o grandi, delle nostre vite da non accorgerci dell’altro. Anche se è un nostro amico. 

Al pari dei personaggi della serie, siamo costantemente alla ricerca del nostro posto (ideale) nel mondo, ciascuno chiuso nel proprio “recinto”. E a proposito di steccati, anche in questi nuovi sei episodi è arduo scindere il personaggio (Zero) dal creatore (Michele), porre un confine tra ciò che lui pensa e immagina e quanto vediamo sullo schermo. I piano sono quasi inscindibili, come lo stesso Cesare esemplifica in un confronto con il protagonista (“Mi’ madre dice che hai fatto i sordi coi fumetti. Ma che je racconti a questi: a’ vita tua? Ma che cazzo je frega? Mica sei l’Uomo Ragno”). 

Non manca, appunto, tutta le leggerezza legata alle citazioni e alle parodie pop moderne: dal cinema (Novecento, Il Signore degli Anelli, Stargate, King Kong, Men in Black, Star Wars, Titanic, Indiana Jones, Blues Brothers, Il mondo di Amélie, L’armata delle tenebre) ai videogiochi (Resident Evil, Street Fighter, Metal Slug, Tetris), dalla fiction (Don Matteo) alle serie tv (Bridgerton, House of Cards, Stranger Things, Breaking Bad, Peaky Blinders) ai manga (Dragon Ball, Sailor Moon), dai cartoni animati (Jeeg robot d’acciaio) ai comics (Watchmen, PK, Spider-Man). 

E ancora, Zerocalcare non ha mai celato la sua passione per la musica, presente da sempre e in dosi massicce anche nei graphic novel. In “Questo mondo non mi renderà cattivo” c’è una soundtrack intensa e variegata: da ‘74-‘75 dei The Connells a Friday I’m in love dei The Cure, da Don’t look back in anger degli Oasis a I fought the law dei The Clash, da Mr. Jones dei Counting Crows a Mmmbop degli Hanson, A different place dei California Calling, Nothing’s gonna hurt you baby dei Cigarettes After Sex, Perfect day di Lou Reed, Timebomb dei Chumbawamba (tra gli altri, si vede il video di Baby one more time di Britney Spears, simbolo del passaggio dagli anni novanta ai 2000). Immancabili, poi, i brani di artisti italiani come Cumuli di Max Pezzali (amatissimo dal fumettista), Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri e Se io, se lei di Biagio Antonacci. 

Oltre alla due serie tv gli appassionati possono leggere/rileggere i numerosi libri del fumettista di Rebibbia editi da Bao publishing. Per accontentare chi non è ancora sazio (e sono in tanti) delle due produzioni su Netflix, la stessa casa editrice milanese ha dato alle stampe il volume Zerocalcare Animation art book (disponibile anche in digitale), pregno di materiale inedito, bozzetti, production art, foto dai backstage e disegni preparatori, insieme alle interviste alle principali figure che hanno lavorato a Strappare lungo i bordi e Questo mondo non mi renderà cattivo. Il viaggio del “nostro” all’interno dell’affascinante e complesso mondo dell’animazione viene dunque raccontato per la prima in maniera organica e approfondita in un corposo volume – cartonato, 144 pagine, sovraccoperta di Zerocalcare con colori di Alberto Madrigal (nel 2019, sempre per Bao, ha realizzato il graphic novel “Pigiama, computer, biscotti”), copertina di Francesca Falasca – che risponde a una domanda, su tutte: in che modo si sviluppa il processo creativo alla base di una serie animata?. 

Con testi di Michele Foschini, cofondatore e direttore editoriale di Bao publishing (nell’introduzione scrive: «Se è vero che una città è il sogno condiviso da chi la abita, allora una storia è il sogno condiviso da chi la racconta. Se hai lavorato in qualche modo a queste due storie, questo libro è – anche – per te»), Zerocalcare Animation art book è strutturato in quattrodici capitoli (Come è iniziata; Dream team; Interludio pandemico; La scrittura, alla cieca, World building; True to form; Master of puppets; Videoboard killed the graphic novel star; Pensare il mondo a colori; Solo come un Giancane; Zerocalcare songbook; Le vocine; Postilla; Avocadi) rappresenta uno sguardo divertente (e divertito) dietro le quinte di due delle serie più amate degli ultimi anni. 

A partire da quanto tutto ha avuto inizio («Nell’estate del 2019, Zerocalcare aveva iniziato a parlare con insistenza del suo desiderio di provare a fare animazione. Come suoi editori, avevamo due possibilità: tentare di dissuaderlo, perché non si distraesse dalla sua produzione editoriale, o assecondarlo, cercando di aiutarlo, per consentirgli di esprimere la sua creatività anche in quella nuova direzione»). Un volume che è una vera e propria manna dal cielo per comprendere tutto l’excursus che ha portato Bao e Zero a convincere il colosso dello streaming di essere già al lavoro su una serie animata che, di fatto, ancora non esisteva («La verità è che tutto quello che volevamo era chiedere a Netflix: “Ma a voi interesserebbe, una serie animata scritta da Zerocalcare?”, che non è esattamente la domanda che puoi rivolgere al servizio informazioni di una grande azienda americana. Avevamo un indirizzo cui scrivere e un piano: fare un post sui nostri canali social, una volta al mese, per raccontare che Zerocalcare stava cominciando a pensare a un progetto di animazione, finché qualcuno non si fosse deciso a rispondere alla nostra – unica – mail»). 

Si prosegue, con ogni singola fase di preproduzione, produzione e postproduzione (blocchi, frenate e deviazioni comprese). Particolarmente interessante, poi, il passaggio del lavoro degli storyboard «discusso meticolosamente da parte del team di Movimenti Production. Giorgio Scorza e Davide Rosio, che oltre ad aver fondato la società sono i registi tecnici dei progetti animati di Zerocalcare, danno suggerimenti, chiedono modifiche, propongono soluzioni alternative». Ma anche il passaggio relativo alla collaborazione con gli amici Giancane («Quando, al momento di realizzare la sequenza di apertura di Rebibbia quarantine, Zerocalcare gli chiede di usare un pezzo di quello stesso brano, Giancane non sospetta il successo che la miniserie animata avrà, e il sodalizio tra i due diventa chiaro prima agli spettatori che ai due artisti») e Valerio Mastandrea (che afferma così: «Com’è stato lavorare con Zerocalcare a queste due serie? Io non ho mai lavorato con Zerocalcare»). In coda la dettagliata bibliografia e biografia del fumettista di Rebibbia, per non perdersi neppure un passaggio del suo cammino umano e professionale. Tutto questo mentre tra i fan, romani e non, già sale l’attesa (o l’ansia, come direbbe Zero) per un eventuale, nuovo “matrimonio” con Netflix. D’altronde, non c’è due senza tre.

Info: www.baopublishing.it

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