Les Invisibles di Spaconi da TAG – Tevere Art Gallery

Il progetto di Spaconi riscopre il valore dello sguardo come strumento di conoscenza e di dialogo, come ponte tra il sé e l’altro

Cosa rimane di un volto umano se gli si tolgono gli occhi? La serie di opere di Giacomo Spaconi, in mostra alla TAG – Tevere Art Gallery di Roma dal 22 al 28 giugno, è costituita da intimi ritratti fotografici rielaborati attraverso accurate operazioni digitali, mettono in atto questa provocazione, chiedendo al fruitore quale appiglio visivo troverà la nostra attenzione se la figura umana è manipolata e ne viene decurtata una parte così fondamentale? A cura di Giorgia Basili, Les Invisibles è un progetto che sfida lo spettatore a riattivare il suo sguardo critico ed empatico, a cercare di andare oltre la superficie e di entrare in contatto con l’essenza dell’altro. È un invito a riscoprire il valore dello sguardo come strumento di conoscenza e di dialogo, come ponte tra il sé e l’altro, come fonte di bellezza e umanità.

«Gli occhi sono da sempre considerati lo specchio dell’anima, la finestra sulla personalità, l’elemento fondamentale per stabilire una comunicazione e una relazione con l’altro. Privare i soggetti dei loro occhi significa sottrarre la loro identità, la loro espressività, la loro umanità», spiega l’artista. I volti immortalati da Spaconi risultano impersonali, senza identità ma non paiono in attesa che degli occhi riempiano i vuoti o che qualcuno indossi la maschera di carne. O, se anche fossero in attesa, non lo comunicano ad anima viva, non lanciano S.O.S. Sono dei fantasmi con le palpebre cucite attraverso un attento e calibrato lavoro di grafica 3D iperrealistica. E qui si compie ancora lo scarto: se i punti di sutura fossero esplicitati potremmo pensare a un’aggressione, una violenza perpetrata a loro danno, un atto di un sadico carnefice o a un incidente irreversibile. Ciò ci spingerebbe a provare compassione, a immedesimarci, a dis-porci nella pelle dell’altro. Tutte queste considerazioni non si attivano, al contrario, le immagini ci respingono nonostante dei gesti richiamino e facciano percepire calore umano: una lacrima riga la guancia di una donna, una mano cinge quasi per massaggiare il retro di un collo taurino, un’altra mano accoglie teneramente un volto femminile.