Unlimited, le maxi installazioni di Art Basel 2023

La sezione espositiva dedicata ai progetti su larga scala curata da Giovanni Carmine attira come sempre l'attenzione del pubblico

Art Basel ha inaugurato ieri e colpisce subito la sezione delle grandi installazioni, Unlimited, curata da Giovanni Carmine. Si tratta della pionieristica piattaforma espositiva della fiera dedicata a progetti che trascendono il classico stand fieristico d’arte, tra cui sculture e dipinti su larga scala, proiezioni video, installazioni e performance dal vivo. I 76 i progetti selezionati dal Comitato di selezione di Art Basel, per la maggior parte inediti, vengono esposti in una sala di 16.000 metri quadrati. «È l’edizione del completo ritorno dopo la pandemia – ha commentato Carmine – ci sono molti progetti ambiziosi, mi fa molto piacere e trovo molto interessante che vengono presentate moltissime nuove produzioni realizzate appositamente per Unlimited o esposte per la prima volta. Sono lavori sia di artisti giovanissimi, come ad esempio Selma Selman, sia di riconosciuti maestri, come Gerhard Richter, che presenta una scultura in anteprima. Ci saranno dei lavori storici fantastici, che in un certo senso formano il contesto per le opere più recenti. Mi fa molto piacere che sia un’edizione di produzione dedicata alle creazione più fresca e che anche quest’anno Unlimited mantenga la sua peculiarità legata alla grande eterogeneità».

Per il suo Matratzentraum, Guillaume Bijl trasforma meticolosamente lo spazio espositivo in un negozio di materassi. Ogni dettaglio è considerato scrupolosamente, compresi i cartellini dei prezzi, i materassi avvolti nel cellophane, la segnaletica e l’illuminazione fluorescente. La forma di installazione scelta da Bijl è costruita sulla premessa di una narrazione fittizia in cui lo spazio artistico non è più utilizzabile dal pubblico ed è stato affittato a un’azienda più funzionale. Il materasso, come luogo, evoca il riposo, la routine e il bisogno fondamentale di un riparo. I valori fondamentali della vita umana vengono spogliati della loro natura intrinseca e venduti come un prodotto, sollecitando un’indagine più approfondita sulla mercificazione della casa. L’archeologia di Bijl in tempo reale nel contesto di una fiera d’arte, espone la natura capitalista dell’attribuzione di valore ai bisogni umani fondamentali.

François Morellet è stato un importante rappresentante dell’astrazione geometrica del dopoguerra e un pioniere dell’arte minimale e concettuale. Pier and Ocean è uno spazio chiuso all’interno del quale la morbida luce pulsante di una composizione di tubi al neon ricrea il movimento del mare. Morellet ha invitato l’artista giapponese Tadashi Kawamata a creare un pontile in legno che conduca lo spettatore all’interno dell’installazione. Nel 2014, Morellet ha dichiarato: «Per oltre mezzo secolo, le opere che mi sono servite da modello e che mi danno sempre un grande piacere quando ne vedo una, sono le opere della serie Pier and Ocean, che Mondrian dipinse nel 1914».

Environnement Chromointerférent di Carlos Cruz-Diez è di sicuro l’installazione più instagrammata della fiera, complice l’interattività ludica con il pubblico e le luci colorate. Galleria Continua sceglie l’opera dell’artista venezuelano, scomparso nel 2019, che dopo anni (è stata realizzata nel 1974) rimane ancora incredibilmente attuale.

L’opera di Anne Imhof, Jester, è una videoinstallazione a due canali concepita per la Triennale di Aichi del 2022 in Giappone e presentata nella pista di pattinaggio su ghiaccio della città di Ichinomiya, che ora è in rovina con i suoi tubi di ghiaccio a vista. Il film è basato sul filmato della performance Natures Mortes di Imhof del 2021 al Palais de Tokyo di Parigi, che è stato montato per creare un altro livello di narrazione. Gli artisti si muovono violentemente e al rallentatore in sincronia con l’intensità della musica, emettendo occasionalmente urla impercettibili. Il giullare a cui si fa riferimento nel titolo dell’opera è il personaggio che guida il pubblico attraverso questo paesaggio sotterraneo della performance.

L’opera dell’artista palestinese Khalil Rabah, invece, affronta il tema del nomadismo riferendosi in particolare all’esilio e alla fuga in un contesto bellico. Relocation, Among Other Things, presentata dalla Sfeir-Semler Gallery, è in continua trasformazione, adattandosi di volta in volta allo spazio ospitante. In questo modo l’artista crea un parallelismo tra l’opera e la vita nomade, condannata ad un continuo spostamento.
Negli ultimi anni il neon ha fatto un grande ritorno nelle mostre internazionali e torna a essere il materiale preferito di molti artisti. Jason Rhoades (Hauser & Wirth) da sempre lo include nella sua produzione, incentrata sull’uso della luce e con Topa, del 2005, parte dell’opera più grande My Medinah, In pursuit of my ermitage… presenta una selezione di termini che descrivono il genitale femminile. L’effetto magico dell’opera di Wu Chi-Tsung, Dust 002, deriva da una combinazione di luce, polvere e proiezione. Tramite live feed, una telecamera posizionata davanti a un oggetto che blocca parzialmente la luce, riprende la polvere che fluttua nella stanza. L’immagine ripresa è poi ingrandita e proiettata su un ledwall. L’intenzione dell’artista è quella di indagare come la tecnologia filtri la nostra percezione del mondo. L’opera di Elias Sime in mostra ad Art Basel, presentata dalla James Cohan Gallery, Tightrope 4, fa riferimento all’esile equilibrio tra tecnologia e interazione umana. L’artista etiope da sempre produce opere su larga scala, riflettendo su componenti quali fili elettrici, microchip e hardware per computer.

L’installazione interattiva di Monica Bonvicini (Galerie Peter Kilchmann, Galerie Krinzinger, Tanya Bonakdar Gallery) esplora il rapporto tra gli spazi e il comportamento umano, evidenziando come l’ambiente influisca in modo preponderante sulle azioni umane. Monica Bonvicini ha iniziato a creare installazioni architettoniche su larga scala negli anni ’90 esplorando l’ambiente costruito e come le articolazioni del potere e dell’identità (sessuale) definiscono la nostra costruzione dello spazio. Never Again consiste in una collezione di altalene composte da tubi d’acciaio, pelle nera e catene, sospese da una struttura d’acciaio. Lo spettatore naviga e si impegna fisicamente con queste strutture sovversive, alterando nel contempo la politica della visione tradizionale delle mostre. Incorporando la ricerca sulla psicoanalisi, la sessualità, il lavoro, il femminismo e l’architettura, il lavoro di Bonvicini affronta il modo in cui gli spazi urbani, privati e istituzionali determinano il nostro comportamento. Come critica sociale e strutturale, Never Again commenta come l’arte minimalista si sia ripulita dal corpo.

L’installazione Sea Never Dries di Serge Attukwei Clottey celebra gli onnipresenti contenitori gialli trovati in tutto il Ghana, intrecciandoli in una serie di arazzi di grandi dimensioni. Ricordando i fluenti abiti in foglia d’oro di Gustav Klimt e i mosaici bizantini, questi fogli di colore testurizzati sospesi dal soffitto creano onde fluide che drappeggiano sul pavimento, riversandosi nello spazio. Originariamente destinate a contenere 20 galloni di olio da cucina, le navi gialle vengono riutilizzate dalla gente del posto per raccogliere acqua e carburante, diventando pietre miliari del commercio locale e indicatori della crisi della scarsità d’acqua. L’artista celebra questi strumenti vitali, con il sostegno della sua comunità locale, tagliandoli in piccoli pezzi e legandoli insieme usando il filo per creare arazzi fluenti che chiama “Afrogallonismo”.

Mentre Čiurlionis Gym di Augustas Serbians si presenta come una palestra. L’artista torna nei suoi archivi scolastici per fare copie delle sue opere rimodellate in gesso che vengono poi utilizzate come pesi da alzare. Il lavoro – presentato da Apalazzo Gallery – si concentra sulle premesse di un’educazione artistica che molte volte si basa sulla copia, un confronto calzante con quello della palestra. In entrambi i casi ci si basa su azioni ripetitive e sul duro lavoro. L’installazione non si limita a stupire ma fa riflettere su un sistema da mettere sempre più in discussione.