È stata appena inaugurata, il 13 maggio, la nuova mostra di Tracey Emin alla Galleria Lorcan O’Neill di Roma. La prima personale dell’artista dal 2020, You Should Have Saved Me racconta di un viaggio personale profondo e toccante, della sua lotta contro il cancro, e di quanto l’arte sia stata necessaria per superarne il dolore.



Con quindici nuove opere, prodotte a partire dal 2021 appositamente per questa mostra, la Emin decide di mettersi a nudo, raffigurando la figura femminile, spesso attraverso l’autoritratto, nella sua condizione più vulnerabile. È proprio nella vulnerabilità che l’artista trova la forza, è nel momento più difficile che le si aprono nuove prospettive, nuove visioni di vita. Un lavoro intenso e allo stesso tempo crudele, quello che lei stessa definisce come il più terribile dei tanti sacrifici della sua vita diventa anche quello che le ha dato di più. «L’inizio e la fine di un tempo», scrive sul suo profilo Instagram accompagnando un suo video personale della mostra. Un messaggio di risurrezione che viene anche rappresentato dalla scelta di esporre i nuovi lavori esattamente nello stesso luogo della sua ultima personale prima della malattia, tenutasi nel 2019.
Ma non c’è solo introspezione, Tracey Emin vuole comunicare il potere salvifico dell’arte anche allo spettatore. Vuole che egli si riconosca nelle sue opere, utilizzando la figurazione come connessione tra la sua persona e quella di chi la osserva. L’atto artistico diventa metodo comunicativo potente, che così come non ha mai abbandonato l’artista anche nei momenti più bui, potrebbe essere d’aiuto anche a qualcun altro. Possiamo infatti pensare a questa esposizione come facente parte di un più grande progetto quasi comunitario della Emin, la quale negli ultimi tre anni ha deciso di volersi impegnare in prima persona non solo per lasciare un segno, ma una vera e propria eredità per cui valga la pena creare ed essere artista. Questo suo desiderio ha già iniziato a prendere forma l’anno scorso con l’apertura delle T.E.A.R (Tracy Emin Artist Residencies) a Marget, città in cui anche lei lavora, così come dei Tracey Emin Studios, ovvero spazi di produzione per artisti professionisti. «Se si vogliono cambiare le cose – dice – bisogna iniziare a fare qualcosa».

All’interno della mostra, aperta fino al 29 luglio, vediamo dunque rappresentati molti corpi, che così come di Tracy Emin potrebbero essere di chiunque altro abbia il bisogno di riconoscersi in essi. Risalta tra tutte un’opera decisamente diversa dal punto di vista estetico, ma non così lontana da quello concettuale. Si tratta de “La Crocifissione”, lavoro che vuole riflettere i sacrifici che la Emin ha dovuto affrontare, sia per via della malattia, ma anche per potersi affermare come artista. Non è però un messaggio di dolore, ma di gratitudine, perché nonostante tutto è stata proprio l’arte ad averla salvata.
Tracey Emin, You should have saved me
fino al 29 luglio 2023
Galleria Lorcan O’Neill – vicolo de’ Catinari 3, Roma
info: www.lorcanoneill.com