Ultima Generazione protesta per l’Emilia Romagna: attacchi alla Fontana di Trevi e al Salone del Libro di Torino

Carbone vegetale sciolto dentro la Fontana di Trevi e canotti piazzati davanti all'ingresso della Fiera del Libro di Torino, resta da capire se sia utile

Incollati agli schermi da giorni, assistiamo impotenti all’ennesimo disastro ambientale dovuto al cambiamento climatico, questa volta in Emilia Romagna. 14 morti e oltre 15mila persona sfollate, continui allagamenti e nuove evacuazioni, scarseggiano cibo e acqua, in molti posti manca addirittura la corrente. Gli attivisti di Ultima Generazione sono da diversi mesi in primo piano sulle proteste contro i danni irreparabili all’ambiente, a causa delle politiche incuranti dell’inquinamento globale. L’ultimissimo blitz è stato quello alla Fontana di Trevi di Roma, imbrattata con carbone vegetale liquido il 21 maggio 2023, in una tranquilla domenica nella capitale.

I ragazzi hanno srotolato lo striscione con lo slogan ormai classico. «Non paghiamo il fossile», si legge in bianco sull’arancione del manifesto con il quale Ultima Generazione chiede alle istituzioni di disinvestire denaro dalle fonti fossili, che tuttora continuano a ricevere più fondi di quanti ne vengano destinati alle rinnovabili. Menzionando le devastanti alluvioni dell’Emilia Romagna, gli attivisti hanno lanciato l’ennesimo allarme: «Il nostro paese sta morendo». In poco tempo sul posto è sopraggiunta la polizia locale che ha interrotto l’azione di protesta.

«Non dovrebbero esserci danni permanenti», arriva la conferma dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che però non esclude operazioni costose per ripulire il monumento, come già avvenuto per la Barcaccia. In questo caso la vernice nera «si è depositata tutta attorno al materiale di impermeabilizzazione – ha spiegato Gualtieri – e non sul marmo, quindi dovrebbe essere possibile rimuoverla senza danni permanenti. Il rischio è quando va sul marmo che è poroso». Secondo il sindaco capitolino, il danno poteva invece essere più ingente se non fossero intervenuti gli agenti della polizia locale. Sui costi della pulizia, Gualtieri ha ribadito che sicuramente l’intervento «costerà tempo, impegno e acqua, perché questa è una fontana a riciclo d’acqua. Ora noi la dovremo svuotare, si butteranno via 300 mila litri d’acqua, che è la capienza della fontana. Tante persone dovranno lavorare per rimuovere la vernice, appurarsi che non ci siano danni permanenti, come noi speriamo. È sempre un rischio che corrono i monumenti. Gli interventi di ripristino sono sempre costosi e hanno un impatto ambientale significativo». Traducendo, significa che per rimediare al danno servirà l’equivalente di seimila lavatrici con un carico da otto chili, come consumare l’acqua di duemila docce da dieci minuti ogn’una. «Un’assurda aggressione al patrimonio artistico. Invito gli attivisti a misurarsi su un terreno di confronto senza mettere a rischio i monumenti», ha concluso il sindaco capitolino.

La protesta degli ambientalisti è andata in scena anche a Torino, dove Extinction rebellion ha portato al Salone del Libro dei canotti piazzati agli ingressi della fiera, gli ambientalisti si sono piazzati sedendosi dentro dei canotti che hanno posto vicino all’entrata riservata a giornalisti e relatori, anche loro con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sull’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, hanno srotolato uno striscione con la scritta «Emergenza climatica ed ecologica». Dodici attivisti sono stati identificati dalla Digos. «Con l’azione odierna, Extinction Rebellion si rivolge invece agli invitati e ai partecipanti al Salone, chiedendo loro di utilizzare la propria voce per denunciare le responsabilità del nostro governo di fronte alle tragedie che stanno già colpendo il nostro territorio», ha spiegato Davide, uno degli attivisti presenti. Aggiungendo: «Le vittime dell’alluvione in Emilia Romagna ci implorano di aprire gli occhi e di esigere un cambiamento dai nostri governi».

L’urgenza esiste e forse è anche troppo tardi ormai, ma la domanda resta la stessa di sempre: è davvero questo il modo giusto per rivendicare un futuro possibile sulla Terra? A guardare i risultati dell’attività svolta dai disobbedienti si direbbe proprio di no. Anche il giornalista Enrico Mentana si è espresso in tal senso: «Meno comparsate, più sana, faticosa militanza».