Cesare Lombroso, il pioniere della criminologia moderna protagonista di una mini serie a fumetti

«L’idea di raccontare un personaggio così sfaccettato e controverso come Cesare Lombroso, o comunque una sua versione parzialmente reinventata, risale a molti anni fa. Ma le idee viaggiano a velocità diverse: ci sono quelle che corrono rapide e altre che hanno bisogno di tempo per sedimentare». Parola di Davide Barzi, sceneggiatore dei primi due volumi a fumetti (il terzo è in arrivo) pubblicati da Sergio Bonelli editore e dedicati al medico, antropologo, filosofo, giurista e criminologo veronese, classe 1835, considerato dai più il padre della criminologia moderna. A spiegare nel dettaglio Il cuore di Lombroso (128 pagine in bianco e nero, 20 euro) e Il naso di Lombroso (128 pagine in bianco e nero, 20 euro) – disegnati dall’ottimo Francesco de Stena, nato a Trani (Bari) nel 1988 – è sempre Barzi, che riprende il tema della genesi dell’opera. «Ci volle la collana Le Storie della Sergio Bonelli Editore perché questa saga a fumetti prendesse corpo: una testata senza personaggio fisso e la possibilità di portare su carta “tutto quello che avresti voluto raccontare a fumetti ma nessun editore ha mai osato chiederti”. Prima Mauro Marcheselli e poi Gianmaria Contro hanno creduto in questo “unofficial sequel” del libro Cuore di Edmondo De Amicis e l’idea ha iniziato finalmente a correre diventando prima una storia unica e poi, grazie a Michele Masiero, l’inizio di una piccola saga». 

E per quanto riguarda l’impegno messi in campo? Riprende lo scrittore e sceneggiatore di fumetti (ma anche saggista), nato a Milano nel 1972: «Il lavoro è tanto perché tanto la prima quanto la seconda storia si basano su un sottile equilibrio tra realtà e invenzione, un melange tra Storia “con la S maiuscola” e reinvenzione. Quindi c’è una notevole fase di studio perché il terreno di costruzione offra quello che Samuel Taylor Coleridge chiamava “volontaria sospensione dell’incredulità”, e solo dopo si comincia a costruire. Studio anche, se non soprattutto, in loco: raccontare l’italiano, cosa che faccio di preferenza, ha il valore aggiunto di poter respirare i luoghi per poi riportarli adeguatamente su carta. E anche i luoghi di fine Ottocento, il periodo che abbiamo narrato, basta saperli cercare e sono ancora lì che ci aspettano». 

Ne Il cuore di Lombroso (copertina realizzata da Aldo Di Gennaro), la Torino di fine Ottocento, città cosmopolita e pregna di fermenti economici e culturali, fa da cornice a una lettura “involontariamente” poliziesca che ha per protagonista il pioniere della criminologia moderna (scomparso nel capoluogo piemontese l’anno 1909), ritenuto un genio al suo tempo e quindi figura assai controversa e dibattuta nel secolo successivo. L’indagine del “nostro”, partita dal suicidio inspiegabile del maestro Giulio Perboni, si incrocia con i personaggi e il mondo enunciato da Edmondo De Amicis nel suo romanzo Cuore (1886), in un gioco di specchi che intriga e avvince. Dalle scene teatrali della Torino ottocentesca fino alle botteghe degli artigiani fiorentini, facendosi strada nel buio di scantinati in cui serpeggia il più ribollente malcontento sociale, ne Il naso di Lombroso (copertina realizzata da de Stena), il celebre alienista indaga per scoprire chi si cela dietro al rapimento di sua figlia e del principe di Savoia, questa volta con il supporto dell’arguta Silvia Bottini, per scoprire quali motivazioni possano indurre a gesta così violente. In questo volume il rimando è al romanzo Pinocchio (1883) di Carlo Collodi («burattini e pezzi di legno, tante maschere e pochi volti, un’intricata matassa di fili tirata da chi, stanco del ruolo di marionetta, ha colto l’occasione per diventare burattinaio, intessendo la fitta tela di una vendetta macerata nell’animo da lunghi anni», riporta la nota della casa editrice). 

L’originale e affascinante legame tra Lombroso e la settima arte nasce da un approccio al personaggio che Barzi descrive così: «Mi divertì molto, alla sua uscita, il libro L’atlante criminale: vita scriteriata di Cesare Lombroso (2000) di Luigi Guarnieri, e credo un po’ mi sia rimasto il taglio disincantato e non fazioso a un pensatore che ha avuto potenti intuizioni e altrettanto potenti cadute teoriche. Un personaggio “divisivo”, per usare un termine tanto in voga oggi, ma molto interessante da raccontare se non affrontato in maniera settaria». Quella che però lo sceneggiatore e de Stena narrano è, va da sé, un rielaborazione. «Il nostro non è un biopic – incalza ancora il primo – bensì una non fiction novel che mescola personaggi immaginari e figure realmente esistite, fatti reali e accadimenti che sarebbero potuti succedere. Guarnieri lo definisce “enciclopedista del delitto, eroe screditato e mal chiacchierato delle patrie scienze, grafomane tra i più incontinenti di ogni epoca, campione donchisciottesco di intraprese deliranti”. Bene, nelle mie lezioni di sceneggiatura alla Scuola del fumetto a Milano faccio di tutto per passare l’importanza di un personaggio sfaccettato, di ombra e di luce, da amare e da odiare allo stesso tempo. Ne avevo a disposizione uno in buona parte già pronto con tutti i suoi aspetti contrastati, l’ho “messo in scena” con estremo piacere, narrandolo come un uomo del suo tempo ma anche come una persona capace di cambiare idea nel corso dello sviluppo delle vicende che lo vedono protagonista».

Come anticipato, Il cuore di Lombroso e Il naso di Lombroso saranno seguiti da un terzo volume a fumetti («è già scritto, ma mai “abbandonato”, quindi anche a sceneggiatura terminata continuo a interfacciarmi con Francesco su ogni aspetto. E lui sta lavorando alle tavole con l’abituale cura. Dopo la Torino del 1889 nel primo volume e la Toscana del 1881 nel secondo, nel prossimo porteremo il protagonista e almeno un altro personaggio già visto in precedenza nella Milano del 1908»). Sempre, appunto, con de Stena ai disegni. Rammenta Barzi: « Ho iniziato a scrivere non sapendo ancora chi avrebbe disegnato la storia. Poi Gianmaria Contro ha tirato fuori Francesco dal cilindro. L’ho trovato da subito perfetto per le atmosfere che volevo raccontare, e in effetti l’alchimia ha funzionato sin dalle primissime tavole. Anzi, conoscendoci di persona e prendendoci reciprocamente le misure credo di poter dire che abbiamo tirato fuori ognuno parecchio del potenziale dell’altro. Per quanto mi riguarda, la consapevolezza della sua capacità di utilizzare il bianco e nero, di lavorare su costumi, atmosfere e recitazione dei personaggi mi ha spinto ad andare oltre il pensiero “forse questo è troppo difficile” e di sfidarlo nelle situazioni più diverse, dalle parti più “action” alle disfide dialogiche tra il protagonista e altri personaggi. Per esempio è anche grazie a lui che Silvia Bottini, personaggio inizialmente destinato a morire dopo poche pagine nella prima storia, è stata “salvata” ed è co-protagonista della seconda. Per come la fa vivere lui, sarebbe stato davvero uno spreco non darle lo spazio che merita». 

Nel dettaglio, si tratta di graphic novel che, per la natura stessa del racconto, gli autori possono presentare al pubblico anche al di fuori dei canonici circuiti (fumetterie e librerie di varia). Una considerazione che Barzi sposa appieno. «La prima presentazione del secondo volume, come già successe per il primo, è avvenuta presso l’aula magna di anatomia dell’Università di Torino, quella dove insegnò lo stesso Lombroso, dove siamo stati introdotti dal direttore del museo Lombroso. La seconda alla libreria Il Delfino/Ubik di Pavia, attraverso una chiacchierata con Paolo Mazzarello, scrittore, museologo e storico della medicina. La terza presentazione al Bonelli store di Milano, con un intervento di Franco Citterio della compagnia marionettistica “Carlo Colla e figli”. Certo, i lettori abituali di fumetti sono preziosi e insostituibili, ma personalmente ho sempre pensato che portare il fumetto anche fuori dai suoi circuiti abituali sia una boccata d’ossigeno per questo linguaggio. E i volumi di cui parliamo ben si prestano ad allargare il cerchio. I riscontri per il momento sono ottimi e la nostra voglia di incontro decisamente ancora non sazia».

Info: www.sergiobonelli.it

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