Opere storiche e contemporanee nella Nuova Sant’Agnese per la fondazione padovana Alberto Peruzzo

Nello spazio dell'ex chiesetta sconsacrata, la Fondazione promuove il patrimonio cittadino con un dialogo tra l’arte del passato e quella contemporanea

Nasce a Padova un nuovo spazio culturale grazie alla Fondazione Alberto Peruzzo: l’ex Chiesa di Sant’Agnese, una tra le architetture più antiche e ricche di storia del centro storico, nel cuore della civitas romana, viene restituita alla città. La struttura religiosa, dopo essere stata sconsacrata e poi trasformata in officina meccanica negli anni Cinquanta, oggi, a seguito di un incisivo intervento di restauro, diventa la casa della Fondazione come un centro di cultura attiva, per la salvaguardia, valorizzazione e promozione del patrimonio storico-culturale cittadino, ma soprattutto per la costruzione di un dialogo tra l’arte del passato e quella contemporanea.

Uno spazio ritrovato. Opere storiche e contemporanee nella Nuova Sant’Agnese è la prima mostra che vuole presentare la nuova location. Attiva fino al 24 giugno è a cura di Riccardo Caldura, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia: «L’apertura di un nuovo spazio per le arti contemporanee, in una città densa di storia quale è Padova, è il compimento di un lungo percorso, segnato dalla responsabilità e dalla consapevolezza – spiega Caldura – riprendendo un’efficace metafora di Kounellis riferita alla sua concezione artistica ‘credo che la mia più grande ambizione (per usare un paradosso) sia di diventare un ago per cucire tutto insieme’, proprio ad una sua opera, acquisizione permanente della Fondazione Peruzzo (Senza titolo, 1996), è stata data questa funzione di ‘ricucitura’ fra passato e prospettive future dello spazio».

La sala principale ospita un dialogo tra esperienze pittoriche antiche e contemporanee che vede protagonisti tre episodi della vita di Sant’Agnese, la giovanissima martire uccisa con un colpo di spada alla gola, come era uso fare con gli agnelli, a cui l’edificio era dedicato, dipinti tra il XVII e il XVIII secolo, e una pala d’altare di Giandomenico Tiepolo dedicata a Sant’Eurosia, San Giuseppe e Santa Francesca Romana, insieme a tre grandi opere di Jannis Kounellis: due lavori parte della serie degli “Armadi”, realizzati nel 2016, e “Senza Titolo” del 1996, opera monumentale acquisita dalla Fondazione e scelta per la sua intensa drammaticità come fulcro del percorso espositivo. Collocata nell’ex abside, la scultura monumentale è composta da una trave di legno lunga circa 4 metri con un cuscino trafitto da un pugnale e segna il passaggio tra l’ambiente principale e la canonica.

Nel secondo ambiente sono esposte opere contemporanee parte della Collezione di Alberto Peruzzo. Perfetti esempi di arte informale come le opere di Tapies, Vedova, Dubuffet e Riopelle, di sperimentazione su nuove materie come i lavori di Turcato e Manzoni, ed esempi di superamento della bidimensionalità come nelle opere di Fontana, che attivano un dialogo diretto con la ricerca di Kounellis, soprattutto agli inizi del suo percorso; ad altri autori non riferibili a quegli anni, le cui produzioni sono relativamente più recenti, è affidata la riconsiderazione della tematica della ritualità con Herman Nitsch e della figura umana, sospesa fra dolente interrogazione ed enigmatica presenza con Zoran Music e Mimmo Paladino, così da generare un’ulteriore tessitura di rimandi con le opere esposte nella sala principale.

exhibition view at Fondazione Peruzzo, Nuova Sant’Agnese

«La Chiesa di Sant’Agnese sarà un luogo espositivo in cui la bellezza della classicità, come quella dei ritrovamenti fatti nel corso dei restauri, potrà dialogare con l’arte contemporanea e l’arte moderna, abbracciando un arco temporale di quasi mille anni grazie al quale ancora una volta cercheremo di scoprire come l’arte sia sempre contemporanea – sottolinea Alberto Peruzzo, Presidente della Fondazione – il compito che ci siamo dati restituendo alla comunità la ex-chiesa di Sant’Agnese è non solo quella di tenere insieme le varie componenti della storia di questo luogo, ma anche di renderlo vivo e attivo grazie a un futuro legato alle arti contemporanee». Ma non solo, l’occasione è anche una straordinaria possibilità per ammirare ciò che rimane di alcuni affreschi giotteschi, tutt’ora oggetto di un accurato studio in collaborazione con la Soprintendenza, esposti in uno spazio sotterraneo assieme a resti di strada romana e lapidi medievali ritrovate durante le varie fasi del lungo cantiere di restauro.