La grande architettura di Norman Foster al Centre Pompidou: realizzare le utopie

Con oltre 130 progetti, la mostra parigina ripercorre la storia di uno dei più importanti esponenti dell’architettura “High-Tech”

Ha aperto il 10 maggio Norman Foster, la nuova grande mostra del Centre Pompidou curata da Frédéric Migayrou dedicata all’architetto inglese che vede nell’organizzazione anche la sua collaborazione personale, insieme a Foster + Partners e la Norman Foster Foundation.

Foster + Partners, Apple Park, Cupertino (USA), 2009-2017, Photo © Nigel Young / Foster +Partners

Nello spazio della Galerie 1, su una superficie di più di duemila metri quadrati prende forma l’immagine di una carriera: disegni, modelli in scala, diorami originali e materiale audiovisivo vanno a comporre la storia di uno dei principali esponenti dell’architettura contemporanea. L’ospitalità del Centre Pompidou è anche legata allo stretto rapporto tra Foster e l’architettura del museo, una delle prime manifestazioni della tendenza architettonica “High Tech” di cui Foster è considerato capolista. Non a caso, tra i partecipanti del Team 4 , fondato nel 1963 da Su Brumwell, Wendy Cheeseman, Norman Foster e Richard Rogers, quest’ultimo insieme a Renzo Piano divenne l’architetto proprio del Centre Pompidou. Un legame viscerale quindi per narrare una carriera attraverso i principali progetti di Foster, come il Viadotto di Millau realizzato tra il 1993 e il 2004, ma anche approfondendo tematiche e dinamiche del rapporto tra dimensione urbana e compatibilità ambientale. Il percorso si apre con una grande galleria di disegni e sketch che hanno accompagnato il processo creativo dell’architetto dagli albori della sua ricerca. Dal 1975 cominciò a portare con sé un notebook A4 per poter scrivere e appuntare idee e schizzi che sono racchiusi nelle grandi teche della prima stanza. Come afferma lo stesso Foster: “Sketching and drawing has been a way of life for as long as I can remember. Someone said that, if you ask me a question, then I will do you a sketch”. 

Foster + Partners, le Viaduc de Millau, Millau (France), 1993-2004, Photo © Daniel Jamme / Eiffage

Durante tutta la mostra, infatti, i pannelli didattici ospitano testi scritti da Foster in occasione della mostra e arricchiscono il percorso con curiosità e considerazioni che permettono al visitatore di entrare ancor di più nel lavoro dell’architetto. Il layout della mostra si dispone attorno a sette grandi temi: Nature and UrbanitySkin and BonesVertical CityHistory and TraditionPlanning and PlaceNetworks and Mobilities e Future perspectives. Essi non fanno solo percepire la portata del lavoro di Foster ma donano una panoramica delle istanze ideologiche presenti in ogni suo lavoro. Oltre al materiale d’archivio, la mostra ospita anche opere di artisti e architetti che sono stati d’ispirazione per Foster: sculture di Umberto Boccioni e Constantin Brancusi, disegni di Le Corbusier e dipinti di Fernand Léger accompagnano il visitatore in un ambiente quasi onirico che mescola le grandezze urbane con un mondo immaginifico. È il caso, ad esempio, del progetto per Climatroffice, un luogo di lavoro utopico completamente in armonia con la natura, ideato nel 1971 in collaborazione con l’architetto americano Richard Buckminster Fuller. La collaborazione con Fuller diventerà per Foster un continuo fluire di stimoli e idee permettendogli di approfondire una più ampia comprensione del concetto di ambiente, tema centrale nel lavoro di Fuller. Implementando la tecnologia all’interno dello studio dell’ambiente, i progetti di Foster mirano alla sostenibilità, all’armonia con la natura sia da un punto di vista energetico che estetico. Anche formalmente la ricerca si basa su un continuo sguardo alla natura: “The tree is a metaphor for the ideal building” dichiara l’architetto. Natura e città risultano essere due mondi separati che però si intersecano creativamente.

Per Foster di fronte a questo incontro si aprono due strade: si può preservare la natura costruendo densi agglomerati urbani, oppure ci si può mescolare con il paesaggio “by digging into it or leaving it undisturbed, by touching the ground lightly”. La sezione Nature and urbanity ospita alcune ricerche condotte al fine di indagare tale rapporto, mettendo in discussione il sapere precedente e allineandosi con l’emergere del movimento ecologico. Il percorso si conclude con la sezione Futures dedicata all’esposizione delle ricerche più recenti e tutt’ora in fase di sviluppo condotte dalla Norman Foster Foundation insieme al Centre for Advanced Nuclear Energy Systems del MIT (Massachusetts Institute of Technology), all’European Space Agency e alla NASA. Indagando la possibilità di costruire abitazioni sulla Luna o su Marte, i progetti identificano fonti di energia rinnovabili e scenari di vita fantascientifici ma allo stesso tempo molto vicini, facendo avvicinare lo spettatore ad un mondo normalmente riservato ai tecnici. La mostra, visitabile fino al 7 agosto, rappresenta un unicum, una finestra verso professioni e ambizioni grandi, che porta il visitatore ad interrogarsi sul futuro e sul presente. 

Norman Foster
a cura di Frédéric Migayrou
fino al 7 agosto
Centre Pompidou – Place Georges-Pompidou, Parigi
info: https://www.centrepompidou.fr/fr/

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